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Elezioni: ambiente e cambiamenti climatici non sfondano nella campagna per le Europee

Imagoeconomica

Sono 11 come i giocatori di una squadra di calcio. Giocano a eleggere un Parlamento (quello europeo) ma non sono preparati per vincere. Il pubblico (milioni di elettori) si aspetta dei goal (ambiente, transizione green in particolare) in una porta molto grande (5 anni tra Bruxelles e Strasburgo) e godere di un clima ( si fa per dire !) di festa. Niente, solo un giocatore vede (parla, ma solo un pò ) la porta e prova a fare (dire) qualcosa di utile. Chi sono questi undici campioni ? Angelo Bonelli, Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi, Giorgia Meloni, Gilberto Pichetto Fratin, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Elly Schlein, Antonio Tajani. Nel palleggio (e in molto altro) Conte è molto scarso rispetto a Renzi. Entrambi si sono mostrati al pubblico, senza scrupoli con palla al piede. Ma quale partita dovrebbero giocare tutti insieme questi signori ? Quella della lotta ai cambiamenti climatici e di una buona transizione energetica. Hanno tifosi ? Pochi.

Gli 11 sono leader e ministri italiani ai quali dei temi ambientali, dell’economia circolare, del clima… “chi se ne importa” (© Meloni ). Solo Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, esce ogni tanto dalla mischia per dire ciò che intende fare per rendere l’Italia (toccare palla) un Paese meno inquinato, con più rinnovabili, meno emissioni. Però si allena da 19 mesi.

La squadra, comunque, è stata osservata da un tecnico di qualità: l’Osservatorio di Pavia per conto del patron Greenpace Italia. Si, i simpatici criticoni, benemeriti del turboambientalismo. La squadra è stata studiata a fondo in ben 98 edizioni serali (partite) dei tg di Rai, Mediaset, La7 e in 57 puntate dei principali programmi di approfondimento (derby chiassosi) per registrare se e come trattava l’angosciante tema. Macché, rendimento deludente. Solo nell’8% dei casi i nostri campioni (a rendere) hanno accennato al clima e nel 4% hanno parlato di riscaldamento globale vero e proprio. Fuori dagli studi televisivi (campo di gioco) ovviamente ci sono alluvioni, straripamenti, siccità, morti premature, aumenti di Pm10. ” Chi se ne importa 2″ (sempre © Meloni)

Sorpresa, ma non troppo

La sorpresa del pubblico (elettore) a questo punto diventa sconcertante, nonostante un giocatore verde d’annata, Angelo Bonelli, nella lista dell’Osservatorio stia al secondo posto per loquela climate dopo Pichetto Fratin. Ha salvato l’identità (mediano di spinta) perché è evergreen, fin dati tempi dell’istituto per geometri. L’osservazione pavese è stata fatta nelle prime due settimane di maggio a campagna elettorale già in corso e con la gente già moscia di suo, mentre nei maxi schermi passa il video a non restare a casa e godersi (sic!) la partita pro Bruxelles-Strasburgo.

E le due big attaccanti escluse dal ritiro (comodo spogliatoio)serale di Bruno Vespa? Elly Schlein se la cava con un 7,8% di dichiarazioni ambientali, Giorgia Meloni arriva appena al 3,4% e non era ancora andata a salutare Vincenzo De Luca a Caivano, magari ci scappava un uno-due che le aumentava la percentuale. Le due signore non si sono allenate abbastanza o si sono affidate a preparatori atletici scarsi. “La seconda che hai detto!” (© Corrado Guzzanti). Suvvia, siamo seri. Loro sono le grandi assenti dal dibattito su clima e ambiente, commentano dall’Osservatorio. “La maggior parte della politica italiana sembra del tutto indifferente alla crisi climatica e alle azioni necessarie per fermarla” dice Federico Spadini di Greenpeace Italia.

I ministri presenti nella squadra, nelle rare volte che affrontano l’argomento, parlano di un’astratta via italiana alla transizione green che aiuterebbe l’industria italiana. Palla in tribuna. È Matteo Salvini a renderci chiara la tattica di gioco (campagna elettorale). Appena può si smarca da tutti i compagni e corre a scrivere su Facebook “NO alla follia dell’ideologia green, SÌ al buonsenso e alla concretezza!”. Poi rientra in campo e a vincere non ci pensa proprio. Come gli altri 10. Campionato finito, male.

 

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