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Elezioni 25 settembre – Pd sotto il 20% e Lega sotto il 9%: terremoto in vista. Letta e Salvini traballano

Imagoeconomica - Carlo Lannutti

Il Pd non arriva al 20% e la Lega nemmeno al 9%: questi deludenti risultati raccolti dal partito di Enrico Letta e da quello di Matteo Salvini preparano un sicuro terremoto nei due partiti che nei prossimi mesi può preludere al cambio della guardia.

ELEZIONI: LETTA SOTTO ACCUSA NEL PD, BONACCINI O ORLANDO I POSSIBILI SOSTITUTI

La sconfitta elettorale rischia di costare cara al segretario del Pd, Enrico Letta che andrà incontro a un Congresso tutto in salita che può fargli perdere la poltrona. L’ala populista, guidata dal ministro Andrea Orlando e ispirata da sempre dal “thailandese” Goffredo Bettini, non gli perdona di aver rotto con i Cinque Stelle e sicuramente vorrà riprendere l’abbraccio con il partito di Giuseppe Conte che soprattutto nel Sud ha messo a segno una notevole rimonta elettorale. C’è chi dice che si potrebbe addirittura arrivare alla fusione tra Pd e Cinque Stelle ora che i rapporti di forza si sono riequilibrati con il Pd al 19,4% e M5S al 15% ma sarà in primo luogo il Congresso del Pd a decidere.

In vista dell’assise congressuale già scaldano i motori i possibili candidati al dopo Letta che sono principalmente due: il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Se vince Bonaccini il Pd recupera l’anima riformista ed è possibile che si riapra il dialogo con Azione di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Al contrario, se vincerà Orlando – che deve però guardarsi dalla concorrenza interna di Giuseppe Provenzano e dell’astro nascente della sinistra Pd Elly Schlein – prevarrà l’abbraccio con i Cinque Stelle di Conte.

ELEZIONI: SALVINI SOTTO ACCUSA NELLA LEGA E ORA TOCCA AI GOVERNATORI DEL NORD EST

Matteo Salvini è l’altro grande sconfitto delle elezioni del 25 settembre. Rispetto ai fasti raggiunti nelle elezioni europee del 2019, quando la Lega raccolse il 34,3%, stavolta la Lega non ha raggiunto nemmeno il 9% ed è ovvio che la linea ondeggiante ma clamorosamente filo Putin di Salvini sia sotto accusa, soprattutto nel Nord Est produttivo che non ha ancora digerito il voltafaccia contro Mario Draghi e il suo Governo che aveva ridato credibilità all’Italia. Ora tocca agli oppositori interni alla Lega muoversi: non solo al ministro Giancarlo Giorgetti ma soprattutto ai Governatori del Veneto, Luca Zaja, e a quello del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga che dovranno far valere la loro linea riformatrice ed europeista e prendere in mano il partito. Di sicuro Salvini può scordarsi di tornare al Viminale che la Meloni non gli lascerà.

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Categories: Politica