Mariastella Gelmini è stata ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca del governo Berlusconi dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. Nell’ultima legislatura è stata parlamentare nel gruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, dove è candidata anche in questa tornata nel collegio plurinominale di Milano.
Il lavoro resta il tema centrale della nostra agenda politica e sarà oggetto dei nostri primi provvedimenti di Governo. In un mercato del lavoro caratterizzato da profonde trasformazioni, occorre cambiare l’approccio del ‘900, per affrontare l’ultima rivoluzione digitale e l’evoluzione tecnologica dell’Industria 4.0. Con l’apertura globale del mercato e l’accelerazione dei processi produttivi muta radicalmente anche la topografia del lavoro. Scompare la grande fabbrica novecentesca, con perimetri fisici ben definiti ed un’organizzazione fordista del lavoro.
I percorsi lavorativi non sono più lineari, tendenzialmente con l’inizio e la fine nella stessa azienda. Il lavoro diventa più fluido, quasi liquido, e le traiettorie di carriera si fanno discontinue e frammentate attraversando esperienze e contesti differenti. Anche le storiche forme di tutela del lavoro non sono più adeguate, perché esse vanno spostate dal rapporto di lavoro al mercato del lavoro.
In questo scenario, il nostro primo provvedimento sarà finalizzato alla definitiva costruzione di quel sistema di politiche attive del lavoro, che il Jobs Act non è riuscito a realizzare, facendolo naufragare tra l’inatteso esito referendario della riforma costituzionale e la finta cancellazione delle Province titolari del sistema pubblico dei servizi all’impiego. Confermato il quadro della ripartizione delle competenze costituzionali tra Stato e Regioni, ridefiniremo il ruolo dell’ANPAL – l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro – riportandolo nel perimetro delle funzioni di verifica del rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni per tutti i lavoratori, a prescindere dalla Regione di residenza, con l’ulteriore possibilità di attivare poteri sostitutivi in quelle Regioni inadempienti.
Lasceremo le Regioni libere di adottare il modello organizzativo di mercato del lavoro più idoneo a soddisfare le esigenze dei vari territori, con il coinvolgimento degli operatori privati in funzione sussidiaria rispetto ai Centri per l’Impiego, per offrire alle persone che perdono il lavoro la migliore assistenza per ridurre al minimo la durata della disoccupazione ed i tempi di transizione da un impiego ad un altro. Il sistema di politiche attive che realizzeremo sarà universale perché fruibile da tutti indipendentemente dalla durata dello stato di disoccupazione e dalla percezione di politiche passive.
Con lo stesso primo provvedimento, affronteremo il problema della disoccupazione giovanile, configurando definitivamente l’apprendistato come il contratto di primo ingresso nel mercato del lavoro con l’azzeramento dei contributi per la sua intera durata massima triennale e con una successiva decontribuzione triennale in caso di trasformazione a tempo indeterminato. In questo modo, ai lavoratori più giovani garantiremo percorsi di inserimento lavorativo detassati fino a 6 anni, con la correlata possibilità di una sorte di dote personale decontributiva. Attraverso la “portabilità” del bonus assunzionale, lo sgravio contributivo segue il giovane e può quindi essere riconosciuto anche ai datori di lavoro diversi da quelli in cui ha svolto l’apprendistato.
Con approccio di realtà, la nostra proposta vuole incentivare i contratti a tempo indeterminato attraverso meccanismi premiali di incentivazione mirata, senza forzare le scelte delle imprese, evitando ogni approccio pedagogico o sanzionatorio.
Contrasteremo la disoccupazione giovanile anche attraverso l’offerta formativa, orientata al mondo delle imprese e dell’innovazione, attraverso il sistema duale dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato formativo di primo e terzo livello, che consente ai giovani di conseguire tutti i titoli di studio di livello secondario o terziario, lavorando. Potenzieremo questa filiera formativa professionalizzante, soprattutto sul segmento terziario, con un importante investimento sugli Istituti Tecnici Superiori (ITS) facendoli diventare delle vere e proprie Smart Academy orientate al trasferimento tecnologico e alla ricerca applicata.
Da questo punto di vista, il progressivo aumento delle risorse sugli ITS che arriverà fino a 48 milioni complessivi dal 2020 rappresenta sicuramente un primo passo importante, almeno nel riconoscimento della necessità di accrescerne gli investimenti. Tuttavia, l’aumento delle risorse da solo non è sufficiente, perché è necessario intervenire sul riordino della normativa per definire un quadro regolativo certo, all’interno del quale l’autonomia del sistema dell’Istruzione Tecnica Superiore risulti rafforzata e la governance delle stesse Fondazioni sia semplificata, affinché questo segmento formativo ritrovi il vigore e lo slancio necessari per crescere e consolidarsi.
Infine, garantiremo concretamente il diritto allo studio con lo strumento del “bonus scuola”, per assicurare anche la libertà di scelta educativa degli studenti e delle famiglie. Attraverso la costruzione di un costo standard di sostenibilità, riconosceremo alle famiglie un voucher nominale che rappresenterà un finanziamento di pari importo per le istituzioni scolastiche e formative pubbliche, statali e paritarie, scelte liberamente dagli studenti e dalle loro famiglie, generando nel sistema quella tensione competitiva al miglioramento continuo che determinerà l’aumento della qualità complessiva dell’intero sistema di istruzione e formazione.