Si parla e si scrive molto sulla crisi delle industrie degli elettrodomestici europei e nordamericani, ma il mercato dell’elettronica di consumo (Ce) non se la passa meglio, anzi. Il settore sperava in una ripresa nel 2024, dopo un anno di vendite negative nel 2023 (tra il -15% e il -20% a seconda delle tipologie). E invece, il tonfo in Europa si è ripetuto, risultando anche peggiore. Sebbene il campionato europeo di calcio abbia fornito un certo slancio, non è riuscito a portare il mercato globale in attivo. Nella prima metà dell’anno, i ricavi di tutti i segmenti sono stati inferiori del 2-3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. È la primissima volta dopo decenni di baldoria. Questo, in sintesi, è il lapidario racconto che Jan Lorbach, esperto di insight di GfK, ha fornito di recente in occasione dell’Ifa – Internationale Funkausstellung di Berlino – sul trend negativo dell’intero settore delle tecnologie domestiche. Dopo due anni di crisi, però, tutti sono d’accordo: il 2025 vedrà una generale e diffusa ripresa dei consumi, grazie anche alle innovazioni legate all’applicazione dell’intelligenza artificiale.
Beko dal ministro il 7 novembre: attesa per il piano di rilancio
Una notizia importante: il 7 novembre si conoscerà finalmente il programma di investimenti e ristrutturazione che Beko Europe ha predisposto per le fabbriche italiane ex Whirlpool. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, su indicazione del ministro Adolfo Urso, ha convocato per giovedì 7 novembre un incontro di aggiornamento sui programmi di Beko Europe, al quale sono stati invitati a partecipare i rappresentanti dell’azienda, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali. Preoccupa a tutti una’indicazione contenuta nel comunicato sulla trimestrale che sottolinea la necessità di adottare alcuni provvedimenti: revisione dei costi, nuove tecnologie e riduzioni del personale. Quanto ai risultati del terzo trimestre dei giganti dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici, si confermano dolorosamente i cali delle vendite e degli utili, con alcune eccezioni da parte dei colossi cinesi, per i quali si attendono a breve notizie, ma già i rumors usciti dalle borse asiatiche indicano risultati molto positivi. Inoltre, riportiamo alcuni dati, come sempre di fonte GfK, riguardanti le vendite globali e quelle del mercato italiano, e spieghiamo perché tra i dati GfK delle vendite (sell-out), quelli delle consegne ai retailer (sell-in) e, ancora, quelli della produzione ci siano enormi differenze.
Elettrodomestici: chi guadagna e chi perde
Quali sono i risultati del terzo trimestre e del primo semestre del 2024 dei giganti della tecnologia domestica? Negli ultimi giorni sono stati pubblicati quasi tutti i risultati, ad eccezione di quelli dei colossi cinesi e giapponesi. Cominciamo da Arcelik Anonim Sirteki, la società che, tramite Beko Europe, è diventata proprietaria delle filiali Emea della Whirlpool. L’incorporazione delle attività ex Whirlpool ha portato a un aumento delle vendite del 13,8%, ma ha comportato anche una perdita netta — eredità dell’acquisizione — di 5.001,55 milioni di lire turche (try), rispetto all’utile netto di 1.244,75 milioni di try di un anno fa. Anche il fatturato ha mostrato un forte aumento, ma con perdite di 5.006 milioni rispetto a un utile di 4.500 milioni. Per Electrolux, il trimestre ha segnato il decimo consecutivo con una caduta delle vendite, specialmente in Nord America, dove si fanno sentire anche le difficoltà della supply chain. Ovunque — afferma la società dei Wallenberg — si risente della concorrenza di Midea. L’ebit è sceso del 42% (con un crollo in Borsa). Sono state bloccate le vendite per raccogliere risorse necessarie al rilancio, come nel caso del brand Zanussi, che è stato confuso dai quotidiani italiani con l’insieme delle fabbriche italiane. Anche il brand Aeg sta per essere rilanciato, dopo che i manager svedesi hanno compreso che l’aver dismesso o oscurato storici marchi come Zanussi, Rex, Arthur Martin e Aeg ha contribuito alla perdita di immagine e quote di mercato. La delocalizzazione, infine, non sembra aver dato i risultati sperati, come dimostra il caso di Electrolux Professional, che, contando per circa l’80% sulla capacità produttiva degli stabilimenti italiani ex Zanussi Professional, ha chiuso i primi nove mesi con un record di vendite e profitti.
Ma come sono andati i mercati?
Di seguito presentiamo i dati elaborati da GfK per FIRSTonline, che offrono uno sguardo interessante sulle tendenze del mercato nel primo semestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023.
A livello mondiale, il mercato dell’elettronica di consumo (ce) ha registrato una leggera flessione del 2%, mentre il settore delle telecomunicazioni (tlc) ha visto un incremento del 2%. Per quanto riguarda l’informatica (it), le vendite sono scese del 5%, mentre i piccoli elettrodomestici (ped) hanno subito una leggera contrazione dell’1%. Infine, il segmento dei grandi elettrodomestici (majaps) ha visto un calo del 2%.
Passando all’analisi del mercato italiano, si osserva una situazione più critica: il settore ce ha visto una diminuzione significativa del 10%, e anche le tlc hanno registrato un calo del 4,3%. L’informatica ha subito una flessione del 5%, mentre i piccoli elettrodomestici hanno mostrato un andamento positivo con un incremento del 5,8%. Tuttavia, i grandi elettrodomestici hanno segnato un decremento del 4,6%.
Analizzando i dati più recenti, da settembre 2023 a settembre 2024 (fino al 27 ottobre), il mercato italiano dell’elettronica di consumo continua a mostrare segnali di difficoltà, con una contrazione del 14,6%. Anche le telecomunicazioni hanno visto una diminuzione del 4,2%, e l’informatica ha subito un calo del 7,1%. Tuttavia, i piccoli elettrodomestici mostrano ancora una certa resilienza, con un incremento del 2,3%, mentre i grandi elettrodomestici sono rimasti pressoché stabili con una crescita marginale dello 0,1%.
Per quanto riguarda il made in Italy nel settore dei grandi elettrodomestici, i dati forniti da Applia Italia per il periodo da settembre 2023 a settembre 2024 evidenziano una contrazione della produzione del 14,5% e un calo delle esportazioni dell’11,7%. Anche le consegne ai retailer (sell-in) hanno mostrato una diminuzione del 3%.
I veri motivi della crisi delle nostre fabbriche
Da questi dati risulta che a causare la crisi del made in Italy è, da un lato, la caduta delle esportazioni e, dall’altro, la crescente presenza di brand asiatici, che detengono quote crescenti del mercato. Ma come ci sono riusciti? Spesso attraverso metodi, aiuti e strategie varie. I competitor extra-europei godono tutti, senza eccezione, di consistenti incentivi governativi all’export, di costi molto bassi per l’energia e per il lavoro, di condizioni in dumping persistenti e, infine, di una totale mancanza di controlli sulla conformità degli apparecchi alle normative europee, alle quali gli europei sono soggetti.
Inoltre, molte innovazioni dei competitor extra-asiatici derivano da brevetti e innovazioni europee che la Ue – prima della Brexit – non ha mai protetto, e dal frequente ricorso a materiali “non in linea” con le normative alimentari europee. A indebolire ulteriormente il made in Europe e il made in Italy, sono aumentate le importazioni senza controlli di merce cinese di bassa qualità e prezzo, nonostante i forti rincari nella logistica. Si pone quindi una domanda: perché non ci sono controlli sulle società di importazione di questi apparecchi?
Soffrono Whirlpool e Samsung
Deludente, invece, l’andamento di fatturato e ebit di Whirlpool, che ha chiuso il trimestre con ricavi di 3,99 miliardi di dollari, in calo del 18,9%. Male il mercato più importante, quello nordamericano. Quanto ai coreani, Lg Electronics ha registrato un consuntivo di 22,18 trilioni di won coreani (krw) e un record di utili operativi saliti a 751,9 krw, celebrando un trimestre eccellente grazie allo sviluppo favorevole del segmento B2B e degli abbonamenti agli elettrodomestici, nonostante l’aumento dei costi dei trasporti. Samsung, pur registrando una crescita del 6,6% nelle vendite totali, ha visto una caduta degli utili del 12,84% a causa del ritardo nella produzione dei chip AI rispetto al competitor Nvidia. “Prevediamo un netto rallentamento a causa dell’eccesso di offerta di chip cinesi, ma smentiamo licenziamenti e lo spin-off delle nostre ‘fab’”. Le ‘fab’ sono le fonderie per la produzione dei chip. Groupe Seb, l’azienda francese leader mondiale dei piccoli elettrodomestici, ha registrato nei primi nove mesi una crescita del fatturato del 5,6% e del risultato operativo del 4%. La crescita prevista per l’intero 2024 si aggira intorno al 5%, con un margine operativo del 10%. Una crescita positiva, anche grazie a operazioni di M&A nel settore professionale.