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Elettrodomestici: saranno strategici nel nuovo piano industriale targato Ue? Costi, timori e rischi

Industria del bianco e nuove politiche Ue: quanto sarà strategica, per l’Europa, la filiera degli elettrodomestici? I timori, a poche settimane dalla pubblicazione del nuovo piano industriale targato Ue – il Clean Industrial Deal – è che l’interesse su un comparto che vive già grandi difficoltà possa concentrarsi sui costi e non più sulla qualità della produzione. I rischi

Elettrodomestici: saranno strategici nel nuovo piano industriale targato Ue? Costi, timori e rischi

Quanto sarà realmente strategica, per l’Europa, la filiera degli elettrodomestici? I timori, a poche settimane dalla pubblicazione del nuovo piano industriale targato Ue – il Cid, acronimo che sta per Clean Industrial Deal – è che l’interesse su un comparto che vive già grandi difficoltà (tra riassetti, passaggi di mano, chiusure di stabilimenti ed esuberi soprattutto in Italia) possa concentrarsi sui costi e non già, o non più, sulla qualità della produzione. Quale futuro, dunque, per l’industria del bianco?

Elettrodomestici e nuovo piano industriale targato Ue

Il Cid prevede, sin dal febbraio prossimo, misure economiche estremamente importanti e vitali per supportare settori considerati chiave come l’auto, la chimica, le batterie, l’acciaio e non solo. L’ipotesi che il team-guida del Cid, voluto da Ursula von der Leyen e presieduto congiuntamente da Teresa Ribera, Stéphane Séjourné e Wopke Hoekstra, possa decidere di escludere il comparto della tecnologia domestica che, con le sue superspecializzate filiere conta 3.200 aziende, 1 milione di addetti e un valore (diretto più indiretto) aggiunto al Pil di oltre 78 miliardi euro, equivarrebbe, in pratica, a una sua condanna con un inevitabile e rapido declino.

Elettrodomestici, timori e rischi

Non solo, i prodotti sempre più cheap e di non buona qualità potranno così invadere ancora di più i mercati europei secondo il principio (sempre valido) che il prodotto pessimo scaccia – e lo sta facendo – quello buono. Ne deriverà, come sta accadendo, un rialzo notevole dei consumi poiché i necessari controlli sui reali valori delle etichette energetiche sono stati eliminati da tempo.

Uno dei controlli davvero “strategici” sarebbe, per esempio, quello su chip che, all’atto di eventuali controlli, sono in grado di truccare i consumi facendoli sembrare più bassi di quelli dichiarati. Saranno – e sono già – in crescita anche gli indici di difettosità e bassissimi livelli di servizio poiché la chiusura delle fabbriche, sia pur progressiva, produce sempre una perdita di tecnici, competenze e conoscenze. Che spiega come per esempio in Usa e anche in Europa il re-shoring non riesca a decollare per questa diffusa desertificazione tecnologica e di expertise.

Apparentemente, dunque, l’industria europea degli elettrodomestici rischia di non avere nessun aiuto e nessuna protezione contro la crescente pressione sui prezzi dei competitor asiatici. Esponenti delle industrie europee hanno espresso, a più riprese e per tempo, le forti preoccupazioni delle aziende (tra le quali anche quelle asiatiche che qui hanno hub industriali) in merito alle condizioni per rimanere competitivi in Europa.

La Commissione avrebbe risposto che il settore degli elettrodomestici non figura tra quelli strategici e che dovrebbe concentrarsi sulle politiche di ecodesign ed economia circolare.

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