Oltre 3,5 miliardi di euro di fatturato, ai primi posti mondiali per l’export, una considerevole quantità di innovazioni e brevetti e, soprattutto, colonna portante dell’intero comparto degli apparecchi domestici e professionali italiani (19 miliardi e 12 di export nel 2022). Questa è la componentistica italiana per la tecnologia domestica, un settore di vera eccellenza manufatturiera. Da decenni ormai le aziende del prodotto finito, per limare i costi, hanno infatti trasferito ai componentisti il ruolo strategico della ricerca. Ed è dai 19 miliardi e soprattutto dai 3,5 miliardi dei componentisti che il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso dovrebbe partire per costruire contenuti, motivazioni e programmi necessari a far valere, a fronte di probabili svendite del made in Italy del settore, il Golden Power. Perché se frana questa pattuglia di subfornitori di eccellenza, l’intero comparto del bianco rischia parecchio e migliaia e migliaia di posti di lavoro andranno perduti.
Elettrodomestici: il declino con le multinazionali
Qualche decennio fa, come risultava dalle inchieste del Sole24Ore, questa subfornitura valeva almeno il doppio. Nel ricostruire, per la prima volta, la storia del tutto sconosciuta di questo comparto, emerge chiaramente che l’arrivo in Italia delle multinazionali – soprattutto d’oltre Oceano – ha frenato l’innovazione tecnologica, sull’onda – come è noto – della progressiva finanziarizzazione di questi giganti. Il ruolo dei Ceo non italiani in questo progressivo decadimento dei centri R&D italiani è stato decisivo portando al taglio delle migliori competenze e quindi di non pochi siti produttivi. Solo dalla Whirlpool se ne è andata o è stata costretta ad andarsene – come Firstonline ha rivelato – in pochi anni una intera generazione di super esperti, manager di vaglia e progettisti di livello internazionale, compreso il vice-presidente Yannick Fierling (ora Ceo di Haier Europe). Gli americani, con l’acquisizione nel 2014 della Indesit, dopo averla soffiata alla Electrolux e alla cinese Changong, si sono trovati un tesoro di brand paneuropei e mondiali come Indesit, Hotpoint, Ariston, Ignis e Scholtès. Che non hanno saputo o voluto valorizzare.
Componenti da record, i dati Applia sulle subforniture elettrodomestici
Tutto questo ha avuto pesanti conseguenze anche sulla filiera delle subforniture impoverendo quel che restava dell’intera filiera. Quale è la consistenza di queste Pmi? Firstonline, grazie a Applia Italia, l’associazione confindustriale di riferimento che ha il merito di aver ricostruito e contestualizzato questo strategico settore, è in grado di rivelare, alcuni dati di questo settore. “È un un ruolo di assoluto rilievo – dichiara Marco Imparato, direttore generale di Applia Italia – questo della filiera componentistica italiana, con un saldo commerciale ampiamente positivo (superiore al miliardo di euro) e un valore della produzione al secondo posto assoluto in Europa dietro solo alla Germania, e in grado di aggiungere valore ai prodotti finiti di fabbricazione sia nazionale che estera venduti principalmente sul mercato italiano ed europeo”.
Da sola infatti la manifattura delle subforniture con i suoi 3,5 miliardi alimenta e fa lavorare le fabbriche non solo italiane ma anche quelle –le migliori- cinesi, europee, americane del settore perché ha costruito, nei suoi distretti storici, dagli anni 60 una tradizione di competenze, flessibilità e affidabilità senza pari. Nel 2022 l’Italia si è posizionata al 4°posto nella graduatoria dei principali paesi produttori mondiali del comparto, dietro a Cina, Stati Uniti e Germania e si è confermata 3° esportatore mondiale del comparto, preceduta solo da Cina e Germania. E, sempre nel 2022 il comparto ha raggiunto un massimo storico nei valori in euro; anche se, nelle quantità (tonnellate) la produzione del comparto è risultata l’anno scorso in ridimensionamento (-8.4% rispetto al 2021), su livelli comunque superiori a quelli pre-pandemici.
Pmi italiane da primato e sempre più internazionali
L’apertura di una nuova fabbrica di elettrodomestici di fascia alta e medio-alta, ovunque sia l’azienda e il paese, è possibile se le linee robotizzate di produzione e i componenti “vitali”degli apparecchi e spesso anche il design, provengono da questi pool di PMI italiane che hanno specializzazioni sofisticate, spesso uniche e in costante evoluzione. L’intrinseca qualità di una lavatrice, un frigo o un piano di cottura dei migliori brand è garantita dalla presenza di attrezzature, parti e componenti provenienti dai distretti italiani. Così,dopo le crisi degli anni ‘90 e 2000, dopo la contrazione delle commesse italiane, queste PMI hanno invertito la marcia, sono diventate ancor più internazionali – senza delocalizzare – proponendo non le soluzioni più cheap ma quelle customerizzate in un quadro di flessibilità inimitabile accrescendo il valore aggiunto delle proposte, sia dei prodotti che dei servizi. E con livelli di digitalizzazione particolarmente elevato. Anche perchè arrivare a esportare addirittura l’80 per cento come accade sempre più spesso, richiede aggiornamenti tecnologici continui. I costi delle materie prime e energetici hanno inoltre accelerato il processo di eco sostenibilità e di efficientamento delle lavorazioni.
Qualche esempio: le aziende leader dalla Campania alla Lombardia
L’azienda campana Pasell, della famiglia Amitrano, è specializzata nella produzione di un componente fondamentale del lavaggio senza il quale la centrifugazione non sarebbe possibile: il sistema di contrappesi di speciale cemento. È diventata, pur con 36 milioni di euro di fatturato, il n.1 europeo del settore, e tra i numeri 1 internazionali. Nella costante ricerca di innovazione ha trasformato un informe massa di pietra e plastiche riciclate in una pietra “parlante”, un IoT, per diagnosi a distanza….La milanese Rold si è imposta come specialista di un componente importante per la sicurezza, il blocco della porta degli apparecchi per il lavaggio e oggi 5 lavatrici su 10 a livello mondiale sono dotate di questo dispositivo Rold. E altrettanto accade per le asciugatrici, i frigo, le lavastoviglie, i forni oltre che per gli apparecchi professionali. L’export ha raggiunto quota 85 per cento; l’azienda è tra le più avanzate sul percorso della trasformazione digitale e della innovazione. Di recente ha investito 2 miliardi nella apertura ufficiale dei propri spazi e laboratori all’interno del prestigioso MIND (Milano Innovation District) dove operava già anche come incubatore di start-up R-Lab. Perché molte di queste Pmi globalizzate sono più avanti delle medie e grandi aziende nel creare sul territorio rete, joint-venture, partnership strategiche.
Un altro esempio è la lombarda C.I.M.A.-Belfin che partendo dalla costruzione di speciali sofisticate molle di acciaio per le sospensioni delle vasche delle lavatrici, ha ampliato il range delle applicazioni anche all’automotive con clienti come la Ferrari. Con i suoi sette stabilimenti dei quali uno anche in Cina e con solide collaborazioni con centri di ricerca internazionali e università rappresenta una delle aziende con il maggior tasso di crescita del comparto.