Come esportare e vendere con successo elettrodomestici made in Italy in quella che è la fabbrica mondiale degli elettrodomestici, la Cina. E farlo con 70 grandi show room – record dei record per gli stranieri – nei mall più lussuosi della Cina. Con un brand – Fulgor Milano – che oggi porta in tutti i continenti il savoir faire di un’artigianalità unica al mondo, quella italiana della cottura, coniugata con le tecnologie più raffinate dell’IoT, dell’Industria.4, dell’AI. Un brand di grande tradizione, va sottolineato, ma praticamente scomparso e rilanciato dal 2009 con eccellenti risultati da un imprenditore veneto noto soprattutto all’estero, Gianni Meneghetti. Per diversi decenni, Meneghetti è stato il terzista n.1 della cottura a incasso, con la sua azienda con sede a Rosà, nel vicentino.
Per la verità Meneghetti non ama sentir più parlare di terzismo ma siamo in grado di dire che la Meneghetti lo interpreta con due enormi differenze rispetto agli anonimi Oem: fornisce piani, forni e cucine di fascia molto molto alta ai brand luxury ed esclusivi del Nord America e in più lo fa a grande richiesta. Perché anche per giganti come Viking o come la General Electric (di proprietà della Haier) è di prestigio contare su un fornitore come la azienda veneta. Ma il top delle sue collezioni (ricche di decine e decine di brevetti) viaggia sempre di più per il mondo con il marchio Fulgor Milano per la fascia Premium e Fulgor per la fascia medio-alta. Cottura a gas o a induzione, Meneghetti è comunque il simbolo della cucina tradizionale. In realtà no, perché in anteprima ha rivelato a FIRSTonline un’innovazione straordinaria nella cottura a microonde, ben lontana dalle nostre abitudini.
All’ultima Eurocucina, alla Ifa di Berlino e al Kbis di Las Vegas dove eravate presenti con molte novità, avrà visto il debutto dei piani a induzione senza cavo elettrico, invisibili, e inseriti sotto la superficie di granito. Cosa ne pensa?
“C’è un eccesso di minimalismo: scompare tutto, niente cavi, niente a vista. E però cominciano i problemi, anche gravi perché già alcuni mobilieri mi hanno segnalato che i piani di granito con sotto l’induzione wireless si rompono, si fratturano. L’ho sottolineato anche di recente: i progettisti prestano scarsa attenzione alle prestazioni, scelgono soprattutto il brand blasonato, il minimalismo spinto all’eccesso”.
Siete da sempre orientati all’esportazione con un lusinghiero 80 per cento. Come ci riuscite con la pesante crisi dei mercati, la logistica internazionale che non funziona e i costi crescenti di energia e materie prime?
“Dobbiamo essere e siamo camaleontici, abbiamo imparato a adeguarci ai cambiamenti con una grande velocità e sempre con prodotti fatti bene, belli e ecosostenibili. E che devono essere costruiti con materiali facilmente riciclabili”.
Ripeto la domanda che altri giornalisti vi hanno rivolto. Come fate?
“Lo facciamo da sempre. Aggiungo in più che le nostre cucine, i nostri forni e i nostri piani di cottura devono durare per tutta la vita. Non giustifico la scelta che oggi viene praticata a livello industriale, quella dell’obsolescenza programmata. Se un elettrodomestico dura tutta la vita, i clienti si fidelizzano e ne arrivano sempre degli altri. È con queste regole che si costruisce nei decenni una riconoscibilità del marchio che crea il successo. Ed è il successo del vero made in Italy”,
Niente, proprio niente, delocalizzazione?
“Mai. Non abbiamo mai voluto competere con il prezzo, con i volumi. Da sempre progettiamo, sviluppiamo e fabbrichiamo tutti i nostri 500 mila apparecchi in Italia, qui, negli stabilimenti di Rosà, con fornitori tutti italiani e abbiamo due centri di ricerca, uno a Rosà e uno a Milano. Per noi la bandiera italiana è un brand di grande valore che va rispettato anche per i significati che rappresenta per me e per l’azienda. Il verde è la transizione green e l’economia circolare, il bianco è la trasparenza dei nostri rapporti con i clienti, trasparenza nel comportamento e nel rispetto dei nostri valori che cerchiamo di trasferire ai fornitori, ai clienti. Il rosso infine rappresenta la passione e il cuore che ci mettiamo da sempre. E che con un video abbiamo voluto realizzare perché da tempo ci chiedevano di spiegare il nostro modo di di vivere, i nostri valori, la nostra cucina.”.
A Eurocucina vi siete focalizzati soprattutto sulla cottura a induzione, come stanno facendo un po’ tutti. Perché?
“Il trend è l’induzione ma possiamo vantare una grande profondità di gamma, con tutte, proprio tutte le tipologie di cottura oggi impiegate nel mondo. E il gas non è affatto scomparso, anzi nel mondo rimane il tipo di cottura impiegato nell’80 per cento delle cucine. E una delle nostre innovazioni più importanti presentate a Eurocucina è stato proprio un grande bruciatore che offre la scelta di cinque diverse temperature, dalla delicatissima lavorazione per sciogliere il cioccolato alla grande potenza professionale. E senza mai spostare o cambiare la pentola”.
Torniamo all’ induzione. Ormai i piani di cottura sono diventati tutti uguali. Non esiste più il design, la personalizzazione che si trova nei piani a gas…
“Non è il nostro caso, anzi, abbiamo per esempio presentato la collezione Enova che si distingue da tutte le altre del mercato, senza il solito display ma un cruscotto con manopole di grande eleganza. E poi la cucina Sofia concepita per il mercato nordamericano, che ora è disponibile nella versione da 60 pollici con un piano da 150 cm, il primo al mondo e con un brevettato sistema di gestione della potenza che consente di usare l’induzione anche nei paesi che hanno, come l’Italia, dei limiti alla potenza impiegata”.
Questa è la tecnologia ma come distinguete dal punto di vista estetico le vostre cucine?
“Con lavorazioni, dettagli e materiali unici. È il pregio dei nostri apparecchi è che hanno rifiniture e innesti particolari non fattibili altrove, che siamo in grado di realizzare per ogni cucina, ogni forno e ogni piano perché vengono trattati con quella che io chiamo intelligenza artigianale”.
Fabbricare questi elettrodomestici significa ancora lavorare su piattaforme tradizionali?
“Una cucina è costituita da molti componenti e molte lavorazioni ma soprattutto richiede grandi investimenti in stampi. In particolare per un’azienda come la nostra, perché, per esportare l’80 per cento della produzione, occorre poter contare su una notevole profondità di gamma, necessaria per l’enorme varietà delle tipologie di cottura nel mondo”.
Che differenza significa in termini di numeri e investimenti rispetto ai competitor?
“Noi abbiamo in catalogo 500 diversi piani di cottura e 400 forni, con i quali copriamo il 60 per cento del mercato. Le grandi multinazionali ne hanno al massimo 5 con i quali lavorano per il 90 per cento del mercato”.
Quindi niente applicazioni di Intelligenza Artificiale, come pare sia di moda oggi?
“Tutt’altro, stiamo anzi lavorando molto sull’elettronica, sull’AI che ha una funzione precisa poiché, imparando i diversi stili di cottura della famiglia, adatta senza nessuna intervento e rapidamente le prestazioni del device alle scelte di ciascuno. E per quanto riguarda le linee di produzione le nostre sono attrezzature digitalizzate, con software 4.0. Questo significa per esempio che il pc di ogni postazione di lavoro dialoga in tempo reale con l’addetto, evitando errori. E l’applicazione dell’AI suggerisce le operazioni più ergonomiche, meno stressanti e più efficienti”.
E questo quanto costa?
“Tanto. Una linea dotata di questi sofisticati software AI può costare 1 milione di euro contro le 200-250mila euro della linee di produzione di elettrodomestici standardizzati. Sono investimenti necessari per essere in grado di esportare oltre l’80 per cento della produzione in tutti i continenti” .
Ci anticipa qualche novità del 2025?
“Con il brand Fulgor Milano stiamo investendo in promozione e pubblicità anche in trasmissioni televisive per aumentare la nostra presenza sul mercato italiano. Ma la novità che sarà protetta da brevetti, riguarda il forno a microonde, una vera rivoluzione perché il nostro Ads, Active diffusione system elimina per la prima volta la necessità di inserire il piatto o l’antennina rotanti, che richiedevano ambedue un motorino portando via spazio. Diffonde in modo più efficiente le microonde e lascia libero spazio prezioso all’interno”.