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Eleonora Duse (1924-2024) al Museo civico di Asolo con un finanziamento di 234.900 euro per il nuovo allestimento dedicato alla “Divina”

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Il progetto è nato dalla collaborazione tra il Comune di Asolo e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Un anniversario che vede la Duse, non solo la “Divina” ma anche la “Sacerdotessa del Teatro” impegnata sui palcoscenici di tutta Europa e Oltreoceano con un vastissimo repertorio: da Ibsen a Giacosa, da Sardou a Dumas passando per Verga. La Passione per D’Annunzio fu travolgente, tormentata e un non meno conflittuale sodalizio artistico, al punto che il Vate avrebbe detto alla sua morte “È morta colei che non meritai!”. Asolo fu luogo di incontri tra i due e forse anche per questo Eleonora scelse questa piccola città, ricca di profonda malinconia in ogni suo angolo, ma anche luogo di fascino quasi immortale, ricercato, ambito ma anche capace di entrare nelle vene come la sinossi di un piece teatrale. La città non è solo dei “cento orizzonti” ma è anche detta “la città degli inglesi e delle donne” ma per chi ci nasce, per chi ci dimora e per chi la lascia per tornarci un giorno per l’eternità, è anche il luogo di antiche leggende e simbologie misteriose. La particolare forma a scorpione della città e l’animale fantastico dello stemma del borgo, il Pardo rampante, ne sono da esempio.  

Eleonora Duse (nata il 3 ottobre 1858, vicino o a Vigevano – morta il 21 aprile 1924, Pittsburgh, Pennsylvania negli Stati Uniti) è stata un’attrice italiana che ha trovato i suoi grandi ruoli interpretativi nel eroine del drammaturgo italiano Gabriele D’Annunzio e del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen.

Una famiglia di attori

La maggior parte della famiglia della Duse erano attori che recitavano nella stessa compagnia itinerante, e lei fece la sua prima apparizione sul palco all’età di quattro anni in una drammatizzazione di Les Misérables di Victor Hugo. All’età di 14 anni, quando interpretava Giulietta a Verona, il suo talento veniva già riconosciuto dalla critica; ma dopo la morte della famiglia passò da una compagnia all’altra, senza grandi successi, fino alla sua apparizione a Napoli nel 1878. Questo segnò la svolta della sua carriera. La sua interpretazione del ruolo principale in Thérèse Raquin di Émile Zola ha ottenuto grandi consensi, con pubblico e critica uniti nell’opinione che l’angoscia di una donna non fosse mai stata interpretata con tanta verità. Nel 1882 la Duse colse l’occasione per assistere all’esibizione di Sarah Bernhardt. Il successo dell’attrice francese nei ruoli moderni diede alla Duse l’idea di recitare anche in opere di drammaturghi francesi contemporanei (aveva infatti scoperto che il pubblico italiano era annoiato dai pezzi stantii che formavano il repertorio tradizionale), e così per tre anni recitò in una numero di opere teatrali del giovane Alexandre Dumas. La prima di queste è stata Lionette in La Princesse de Bagdad, in cui ha ottenuto un trionfo. Lo ha seguito con Cesarine in La Femme de Claude. Nel 1884 creò il ruolo principale dell’ultima opera di Dumas, Denise, e anche la parte di Santuzza nella Cavalleria rusticana di Giovanni Verga. Con Cesare Rossi, un importante attore-impresario, fece una tournée in Sud America nel 1885, ma dopo il suo ritorno in Italia formò una propria compagnia, la Compagnia Drammatica della Città di Roma, e con essa fece tournée in tutta Europa e negli Stati Uniti. 

Nel 1894 conobbe e si innamorò di un giovane poeta emergente, Gabriele D’Annunzio; ha finanziato la sua carriera e lui ha scritto per lei numerose opere teatrali.

D’Annunzio raccontò la storia del loro amore nel suo romanzo Il fuoco (1900; La fiamma della vita).

Oltre alle opere di D’Annunzio, la Duse trovò nei drammi di Ibsen una fonte inesauribile di espressione di sé. Non si stancava mai di interpretare Nora in Casa di bambola, Rebecca West in Rosmersholm, Ella Rentheim in John Gabriel Borkman e, soprattutto, Ellida in La signora del mare. Al ruolo della protagonista in Hedda Gabler ha apportato una qualità demoniaca, un tocco di fantastico – profondamente inquietante per Ibsen quando la vide interpretarlo – come se avesse oltrepassato le frontiere del realismo.

Aveva mille volti. La sua padronanza fisica, la portata e la scelta dei gesti erano superbe e aveva un modo diverso di camminare per ogni parte

Eppure l’effetto complessivo è stato qualcosa di più che una recitazione “naturalistica”: la Duse non solo ha recitato la realtà, ma ha anche commentato i personaggi che interpretava: “sapeva” molto di più su Nora, per esempio, di quanto l’eroina di Ibsen avrebbe potuto sapere di se stessa.  Uno dei suoi critici ha scritto che la Duse interpretava ciò che c’era tra le righe. Un tremore delle sue labbra poteva rivelare esattamente cosa passava nella sua mente; e, laddove la vita interiore del personaggio mancava, perché il drammaturgo aveva fallito il suo compito, è stata lei stessa a fornire la motivazione. 

Nel 1909 la Duse lasciò le scene, soprattutto per motivi di salute

Le perdite finanziarie subite durante la prima guerra mondiale, tuttavia, la costrinsero a ritirarsi dalla pensione nel 1921. Le sue capacità di recitazione non erano diminuite, ma la sua salute non era ancora buona e interferiva con la sua carriera finale. Nel 1923 apparve a Londra e Vienna prima di intraprendere la sua ultima tournée negli Stati Uniti. Il tour si è concluso a Pittsburgh, dove è crollata. La sua salma fu riportata in Italia e, secondo la sua richiesta, fu sepolta nel piccolo cimitero di S. Anna ad Asolo.

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Categories: Arte