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Electrolux: i media cinesi confermano che Midea tratta l’acquisto del gruppo svedese che però non ha ancora detto Sì

FIRSTonline

Da ieri, 9 maggio, la trattativa Midea-Electrolux è ufficiale. Come anticipato all’inizio di febbraio, quando nessuna notizia era ancora apparsa sui media internazionali, e cioè che Midea, dopo le fallite acquisizioni di General Electric, Whirlpool e Whirlpool Emea, aveva avanzato una proposta d’acquisto alla svedese Electrolux, è stato confermato da una ufficiale dichiarazione del gigante cinese, pubblicata dall’autorevole Ycai Global, dello Shanghai Media Group del governo cinese. Con una ammissione, e cioè che le indiscrezioni della stampa rispondevano a verità, sin dall’inizio. “Un accordo è in discussione – ha dichiarato il dipartimento per le relazioni con gli investitori della società – ma non è stata ancora presa alcuna decisione. È stato fatto un approccio preliminare nelle ultime settimane su un possibile accordo, ma Electrolux non è stata finora ricettiva alla proposta”. Cioè, Electrolux non ha ancora accettato l’offerta. Gli informati media asiatici hanno sottolineato che l’eventuale acquisizione aiuterebbe Midea a compensare le sue debolezze nei mercati di fascia medio-alta all’estero.

“E comunque, indipendentemente dall’esito dell’approccio di Midea – dichiara Zhou Nan segretario generale del filiale degli elettrodomestici della Camera di commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di macchinari e prodotti elettronici – i giganti globali degli elettrodomestici stanno spostando la produzione in paesi europei e americani come Messico e Turchia; quindi, i produttori di elettrodomestici cinesi dovranno migliorare il loro posizionamento nella catena industriale globale”. Da questo ultimo sviluppo della vicenda sembrerebbe delinearsi chiaramente l’intenzione di Midea a tentare in ogni modo l’acquisizione del gioiello europeo.

Trattativa Midea-Electrolux: niente jv, alleanze precarie, accordi à la pair

Ciò che le società cinesi della stazza di Midea (ricavi 2022 per 49,7 miliardi di dollari contro i 13,4 miliardi della Electrolux) vogliono è acquisire il controllo di una società e non condividerne la governance perché sanno che dovrebbero condividerne anche parti e patti. Ma un doppio e gigantesco passaggio di proprietà (c’è anche la joint-venture Whirlpool-Arçelik) delle fabbriche italiane ed europee dei majaps con decine e decine di migliaia di dipendenti a rischio nel giro di nemmeno un biennio, è destinato a creare un pesante allarme politico e sociale, per l’inevitabile razionalizzazione delle capacità produttive (in eccesso in alcuni paesi e per alcune tipologie). Oltre a deprivare, per esempio, il nostro Paese di innovazioni, brevetti e competenze di grande valore sia per il prodotto finito che per la filiera che lo supporta, in vista dell’epocale passaggio degli edifici dall’era elettrica ed elettrotecnica a quella digitale. E della transizione ecologica che andrebbe gestita con partner che hanno dimensioni gigantesche e per questo preoccupanti perché – come temono a Bruxelles – i pesantissimi costi delle fughe in avanti della politica fortemente ambientalista cominciano già a rendere troppo pesante il conto energetico della manifattura europea proprio quando stava riprendendosi, grazie a parziali reshoring, alcune filiere produttive delocalizzate.

Golden Power per Whirlpool e Electrolux, era inevitabile

Ecco perché aveva decisamente visto giusto alle prime avvisaglie del ritiro di Whirlpool dall’Europa, Antonio Guerrini, a lungo direttore generale di Applia Italia, esperto del settore, nel chiedere, in occasione di un’intervista a FIRSTonline, all’allora ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti di dichiarare strategico il settore della tecnologia domestica e di conseguenza di esercitare i poteri speciali in occasione della fusione Whirpool Emea e Arçelik tramite lo strumento della Golden Power. Ma erano stati i politici delle tre regioni (Lombardia, Veneto e Marche), tutte di area governativa, maggiormente coinvolte nei problemi occupazionali di questa joint venture e di quella di Midea-Electrolux, a chiedere interventi urgenti di tutela delle fabbriche e delle filiere italiane ad alto valore aggiunto. “Prima ancora le rappresentanze sindacali del settore avevano sollecitato ripetutamente Giorgetti – dichiara Barbara Tibaldi, della segreteria di FIOM-CGIL – a istituire un tavolo di settore per arrivare all’esercizio del Golden Power a tutela delle fabbriche italiane della Whirlpool. Tutti noi eravamo e siamo preoccupati per la pesantissima crisi dei consumi e gli eventuali problemi occupazionali legati a future strategie di razionalizzazione decise dalla nuova società”. La rivelazione delle trattative Midea-Electrolux ha accelerato la decisione del governo Meloni in merito alla richiesta di intervenire a tutela del patrimonio tecnologico e occupazionale dell’intero comparto.

L’autorizzazione alla messa in atto della joint venture Whirlpool-Arçelik da parte del Ministero è dunque soggetta al controllo del governo nella forma dell’esercizio del Golden Power ma è estendibile ovviamente anche a quella Midea-Electrolux. Non appena reso noto questo provvedimento, sono arrivate le reazioni dei sindacati e non solo. “Apprendiamo che il CDM – dichiarava Massimiliano Nobis, FIM CISL – vuole intervenire nell’operazione di cessione del gruppo Whirlpool Emea al gruppo turco Arcelik in questo momento al vaglio della Antitrust Europea. Avere garanzia sul mantenimento occupazionale, industriale e capire quali siano gli investimenti strategici per rafforzare il peso del gruppo nel mercato degli elettrodomestici, è una posizione che unitariamente Fim, Fiom, Uilm chiedono fin dall’annuncio dell’operazione fatta da Whirlpool lo scorso autunno”.

Interrogazione parlamentare

E oggi una interrogazione parlamentare inoltrata dalle rappresentanze sindacali al Ministro delle imprese e del made in Italy chiede un urgente incontro, la costituzione di un tavolo di settore, l’esercizio del Golden Power anche per Electrolux. Come reagirà la UE a questi interventi che ha sempre considerato protezionistici? Intanto è bene sapere che – da indiscrezioni raccolte a Bruxelles – la decisione pendente presso la commissione Antitrust della UE avrebbe verificato che la nuova società Whirlpool-Arçelik (si chiamerà come avevamo anticipato Beko Europe) non supererà la quota di mercato del leader europeo, il gruppo BSH, sia pure con differenti esiti secondo i paesi. Risulta che Beko Europe avrebbe quote di maggioranza solo in Inghilterra e in Italia.

Continua a calare la domanda in Europa

A complicare tutto è la costante contrazione anche nel primo trimestre dei consumi di elettrodomestici e in particolare di quelli che costituiscono la “pancia” del mercato è cioè il lavaggio (lavatrici, asciugatrici, lavasciuga). Secondo le prime indicazioni raccolte, il calo del sell-in in Italia si aggira intorno al -10% ma quello della produzione è il doppio (22%) poiché non tira più l’export. In Europa il crollo della domanda è sempre valutato su due cifre con una più pronunciata diminuzione per l’Est Europa. Ed è proprio il mercato europeo a preoccupare per la stagnazione dei consumi, l’incertezza generale delle politiche energetiche e soprattutto – come sottolinea Roberto Benaglia, segretario generale FIM CISL – la mancanza di una visione strategica in linea con i grandi cambiamenti che dopo la pandemia stanno cambiando i mercati. “E lo stesso intervento del governo sul Golden Power non è destinato a risolvere con risposte chiare i problemi del settore degli elettrodomestici. È troppo vago; tutelare la filiera significa ben altro, l’intervento deve essere inquadrato nell’ambito di una politica industriale in linea con i nuovi trend dei mercati. Che chiedono sempre più servizi come l’affidabilità per esempio. L’ecosostenibilità garantita lungo l’intera filiera. Ed è di fondamentale importanza che i sindacati europei, riuniti nel CAE, affrontino a livello europeo questi problemi. Noi ci stiamo provando, siamo per esempio in contatto anche con il sindacato dei lavoratori in Turchia che è molto forte”.

Perché in realtà il timore più o meno espresso non solo dai sindacati è che la decisione del governo di ricorrere al Golden Power sia soprattutto una dichiarazione di principio, come necessaria reazione alle pressioni provenienti da ogni settore. Un sasso nello stagno per capire come reagiranno non solo i giganti americano e europeo, ma soprattutto i cinesi, cioè Midea. E in effetti a costringere Midea a comunicare ufficialmente gli estremi della proposta, pare sia stato proprio il governo e/o il partito cinesi per l’eccessivo clamore suscitato sui media di tutto il mondo dall’operazione. E per la dichiarata opposizione del governo americano ad una eccessiva penetrazione dei big cinesi in Europa. Davvero contradditoria questa opposizione: quando Electrolux stava per acquisire General Electric (aveva già dato un consistente anticipo) è stato il governo americano a opporsi in diversi modi e con diversi percorsi per impedire l’operazione (protezionismo evidente per Whirlpool). Favorendo platealmente la vendita alla cinese Haier, che per di più, è il primo produttore mondiale del settore, il diretto concorrente di Whirlpool, e certamente più temibile di Midea.

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