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Electrolux annuncia nuovi tagli al personale e alle spese: saranno oltre 3mila gli esuberi

Imagoeconomica

Un taglio annunciato da Electrolux di 3.000 posti di lavoro; un addebito fino a 2,5 miliardi di corone svedesi nel quarto trimestre, ricavi del terzo trimestre saliti a 23 milioni di corone svedesi rispetto alla perdita di 605 milioni di corone dello scorso anno e un utile per azione di 0,46 corone, rispetto alla perdita di 2,23 corone di un anno fa.

Posti di lavoro: tutti i tagli di Electrolux

Il fatturato ha perso quasi un 8 per cento (-7,9%) ma l’utile netto è salito a 123 milioni di corone (10,4 milioni di euro, non poco). Numeri pesanti per i dipendenti ma come spesso accade con un miglioramento dei conti per i tagli al personale e alle spese già effettuati. 

Poiché il fattore umano e sociale mantiene comunque una grande rilevanza, un rapido riassunto dei tagli fatti e da fare spiega bene il forte ridimensionamento della multinazionale: 3.500-4mila esuberi annunciati e eseguiti a livello globale nel 2022; 400 in Ungheria, 300 in Italia nel 2022, e 3mila annunciati giovedì. Che saranno anche di più. 

Il terzo trimestre della Electrolux in realtà risente – più duramente dei bilanci delle altre aziende del bianco – della crisi della domanda. Un mercato europeo del bianco che scende ininterrottamente del 15-20 per cento per nove mesi, una previsione drammaticamente negativa anche per i prossimi mesi – e una prevedibilissima caduta dell’occupazione – costeranno in Italia, a fronte dell’assoluta inattività del governo e del ministero delle imprese e del made in Italy, migliaia e migliaia di posti di lavoro.

Da tempo aperte le trattative con i cinesi

Ma soprattutto daranno ragione a chi aveva già scritto che Electrolux, nonostante tutte le smentite, aveva già da tempo trattative aperte con Midea e poi anche con Haier. Che ora avrebbero di fronte – è opinione ormai generale anche a Bruxelles, non un percorso ma addirittura un’autostrada. Ecco spiegato lo stand by dei due giganti con l’improvviso stop alle trattative: stavano forse aspettando che la crisi arrivasse ad una soglia insostenibile come è accaduto? 

Gli stabilimenti Electrolux più importanti sono dislocati in Italia e in Polonia e saranno questi a ricevere i colpi più duri che poi significano reazioni negative a catena sulla filiera dei fornitori. Altro che 3mila posti di lavoro in Europa, la perdita europea potrebbe aggravarsi di altra disoccupazione e perdita di esperienze e competenze. Un gelido inverno si profila di povertà e di difficilissime politiche sociali e sindacali. 

All’origine in realtà anche la drammatica crisi mondiale derivante da guerre e guerriglie che drenano ormai da due anni ricchezze e benessere trasferendole a manifatture belliche. 

La guerra in Ucraina ha colpito infatti Electrolux ben più che altre società, nell’abbandonare i ricchi mercati della Russia e dei paesi russofoni oltre che a veder ridotte le vendite dell’est Europa (mentre gli USA non hanno avuto danni). E anche la gigantesca ripresa mondiale dei consumi – bloccati per il lunghissimo lockdown- è stata subito fermata dalle enormi tensioni politiche in Ucraina, Medio Oriente e Africa. Lo prova una formidabile inchiesta di Bloomberg che ha documentato come la finanza mondiale, fortemente impegnata a sorreggere le industrie degli armamenti, ha semplicemente decuplicato i profitti mostruosi di quella che è diventata da due anni la prima manifattura mondiale: l’industria americana delle armi. Un’inchiesta impressionante per documentazione e prove  incredibilmente passata sotto silenzio.

Quali fabbriche a rischio?

Tutte ma con una maggior preoccupazione per una categoria di elettrodomestici che costituiscono almeno il 40 per cento del totale delle spese delle famiglie nel settore delle tecnologie domestiche: il lavaggio, con anche un comparto che era in promettente aumento, l’asciugatura. E quindi a rischio sono i siti di Porcia innanzitutto e poi i restanti, sempre nel Nordest, in Romagna e Lombardia

Nel 2017, per completare l’offerta Electrolux nella cottura che ha avuto tre anni di forti incrementi in tutto il mondo, venne acquisita la marchigiana Best – di proprietà di una multinazionale nordamericana – nella quale la società svedese ha inserito risorse e innovazioni. E pare che di questa fabbrica non siano previsti riduzioni di personale e attività. 

Ma va sottolineato che tutto il documento relativo all’andamento del terzo trimestre lasci incertezze a piene mani per avere via libera a ulteriori tagli. Un finale molto pesante, ripetiamo, per una multinazionale che ha investito come nessun’altra in eco sostenibilità, economia circolare e efficienza energetica. Ma che, nel liquidare brand nazionali molto forti e con quote maggioritarie dei rispettivi mercati e nel tagliare le filiere migliori dei fornitori –quelle italiane – ha indebolito l’immagine del brand centrale e unico, Electrolux (e in secondo piano di AEG). Perché non è vero che concentrando risorse, marketing e innovazione su un unico brand sia possibile renderlo più forte. Basta chiederlo a chi, al vertice di Whirlpool, ha seguito la stessa strada.

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