I sondaggi, una volta tanto, avranno visto giusto? Dopo lo shock della Brexit, ma anche l’esito a sorpresa del referendum sull’accordo di pace in Colombia, a Donald Trump non resta che sperare nell’ennesima figuraccia dei maghi delle previsioni, che danno, dopo l’assoluzione dell’Fbi, un ampio margine di vantaggio a Hillary Clinton. Il sondaggio Reuters attribuisce addirittura il 90% di probabilità di vittoria alla candidata democratica, che vivrà le emozioni dell’Election Day a Philadelphia, assieme a Barack e Michelle Obama e a Bruce Springsteen.
Le Borse hanno già anticipato il verdetto con forti rialzi. Perché la finanza è schierata in maniera così esplicita per l’ex segretario di Stato? “Hillary rappresenta la continuità con l’amministrazione Obama – commenta Nouriel Roubini, ospite a Milano del Global Thinking di Claudia Segre –. Al contrario, Trump ha la meritata fama di disruptor, con idee inquietanti su immigrazione, politica estera e libero scambio”. E le Borse, si sa, non amano il salto nel vuoto.
“Io francamente non so – continua l’economista – chi sia e cosa farà Trump. Potrebbe seguire l’esempio di Ronald Reagan che si adeguò presto alle regole di Washington, a partire dal rispetto dei ruoli dell’amministrazione. Oppure, forte della spinta del populismo, vorrà forzare gli equilibri. Non resta che attendere, senza dimenticare che il populismo è distribuito in Usa tra repubblicani e democratici (vedi il ruolo di Bernie Sanders). E presto la sua ombra potrebbe farsi sentire sulle Borse, giudicate alla stregua di nemici del popolo”. Ma di questo si parlerà dopo la conclusione della Grande Corsa.
SUI BILANCI GIAPPONESI PESA LO YEN FORTE
Borse asiatiche caute stamane dopo l’euforia di lunedì. L’indice Msci Global si assesta sui valori di ieri, miglior seduta da 12 settimane. Tokyo sale dello 0,1% nel finale di seduta. Hong Kong +0,2% e Shanghai +0,3% nonostante dati della bilancia commerciale peggiori del previsto (sia sul fronte dell’export che dell’import) e il forte calo registrato dalle riserve valutarie. Seul +0,3%, Mumbai +0,1%.
A frenare l’andamento della Borsa giapponese è la pessima campagna delle trimestrali su cui pesa l’impatto dello yen forte. I profitti sono in netto calo (-9,3%): i big che hanno già approvati i conti (tra cui Nissan, Panasonic, Mitsubishi, Honda e Sony) registrano utili in flessione per 30 miliardi di dollari.
WALL STREET A TUTTO SPRINT. VOLA IL PESO MESSICANO
Le Borse Usa hanno messo a segno la miglior seduta dal primo marzo scorso: il Dow Jones è salito del 2.08%, l’indice S&P 500 del 2,22%. Ancor meglio il Nasdaq (+2,37%). “Non credo in un rally del 5% in caso di vittoria della Clintom, ma se vincesse Trump potremmo andar giù del 7% almeno”. Così un operatore di Charlotte, North Carolina (uno degli Stati in bilico) sintetizza per Reuters gli umori della comunità finanziaria.
Clima d’attesa stamane per il peso messicano dopo il balzo in avanti di ieri: +2,3%. L’Etf iShares MSCI Mexico ETF (EWW.P) di BlackRock, meglio noto tra gli addetti ai lavori come il “Trump Etf”, è schizzato su del 5.12%, miglior performance degli ultimi 5 anni.
I rialzi maggiori a Wall Street sono stati di banche e titoli del settore Tech. Microsoft ha guadagnato il 2,9%, Alphabet il 2,7%. Apple +1,44%. Bene anche JP Morgan (+3,3%) e Goldman Sachs (+3.1%). Morgan Stanley (+3,3%). Il titolo più brillante è stato il pharma Biogen (+6,72%), dopo l’annuncio che un suo nuovo farmaco è efficace in alcune forme di atrofia muscolare.
Rallenta la corsa stamane anche il dollaro: yen a 104,33, euro a 1,1085 invariato rispetto a ieri. Debole l’oro a 1281 dollari l’oncia dopo il tonfo di ieri.
ACCORDO STORICO DI TOTAL E CINA CON TEHERAN
Contrastato anche il mercato del greggio: gli operatori prevedono che la prossima riunione dell’Opec non si chiuda con un accordo efficace suo tetti alla produzione. Il Brent tratta stamane a 46,22 dollari al barile (+0,15%), il greggio Wti a 44,86 dollari.
Total e China National Petroleum hanno siglato ieri il primo accordo industriale con l’Ural dopo la fine dell’embargo. Le due compagnie sigleranno stamane l’intesa per l’avvio degli investimenti per valorizzare i giacimenti di gas di South Pars, tra i più importanti del mondo.
A Milano Eni ha chiuso a +1,43%. Tenaris +1,17% a 13,02 euro: Goldman Sachs ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo da 13,1 a 13,3 euro, confermando la raccomandazione neutral.
MILANO +2,56%. GIOVEDÌ IN ARRIVO 6 MILIARDI DI BOT
Euforici ieri anche i mercati europei sotto la spinta in arrivo dagli Usa. I dati macroeconomici non hanno invece avuto un impatto significativo sulle piazze dell’eurozona, dove le vendite al dettaglio a settembre sono calate, in linea al consenso, dello 0,2% mese su mese, mentre sono cresciute dell’1,1% su base annua.
Milano è stata la Borsa migliore chiudendo a quota 16.737 punti, con un guadagno del il 2,56%. Seguono con un sensibile distacco gli altri listini: Parigi è avanzata, infatti, dell’1,91%, Francoforte dell’1,93%, Londra dell’1,7% e Madrid dell’1,45%.
Mentre la Camera prosegue nell’esame della manovra, torna teso il confronto tra Italia e Unione europea. Il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha usato toni insolitamente polemici verso il premier Matteo Renzi. “L’Italia non cessa di attaccare la Commissione, a torto. Questo non produce i risultati voluti”, ha detto l’ex primo ministro lussemburghese durante una conferenza dei sindacati europei.
Segnali più soft invece sul fronte della Bce. La più importante esponente della corrente rigorista nel consiglio della Banca centrale europea, la tedesca Sabine Lautenschlaeger, ha difeso l’attuale orientamento ultra-espansivo della politica monetaria, dichiarandosi però scettica sull’opportunità di ulteriori tagli al costo del denaro o di misure di stimolo aggiuntive. “Il fenomeno dei tassi d’interesse bassi – ha sostenuto – è più complesso di quello che potrebbe suggerire il dibattito in Germania”.
Chiusura positiva per i Btp, in linea con gli altri mercati della periferia dell’Eurozona. Nell’asta di giovedì 10 novembre il ministero dell’Economia metterà a disposizione degli investitori 6 miliardi di euro in Bot a 12 mesi, a fronte di un importo in scadenza pari a 6,6 miliardi.
Fitto il programma delle trimestrali di oggi: Mondadori, Banca Carige, Banca Generali, Banca Mediolanum, Pop. Milano, Pop. Sondrio, Banco Popolare, Campari, Credito Valtellinese, FinecoBank, Igd, Maire Tecnimont, Mediaset, Moncler, Prysmian, Rai Way, Sabaf e Txt.
ITALGAS-SNAM SALGONO A 16,6 MILIARDI DI VALORE
Piazza Affari ha festeggiato ieri il ritorno di Italgas, uno dei titoli storici del mercato italiano, quotato alla Borsa valori di Milano nel lontano 1900 (anche se in realtà era stato quotato già nel 1853 alla Borsa di Torino, ben prima dell’unità d’Italia, in pieno regno Sabaudo) per poi essere delistato da Eni nel febbraio del 2003. La matricola, nata dallo spin-off di Snam, ha chiuso a 3,97 euro, in calo dello 0,70% rispetto al riferimento di 3,998 fissato da Borsa Italiana. Snam ha invece guadagnato il 4,23%, a 3,94 euro sul prezzo di riferimento rettificato di 3,78 euro. Nel complesso la capitalizzazione complessiva dei due titoli è aumentata a 16,6 miliardi rispetto a quella della sola Snam di venerdì scorso pari a 15,99 miliardi.
La società ha ribadito l’obiettivo di aumentare la quota di mercato nel settore della distribuzione del gas in Italia dal 34% attuale a oltre il 40% e dividendi in crescita del 2-3% l’anno nel 2017 e 2018, rispetto ai 20 centesimi già promessi per quest’anno, con ulteriore incremento dal 2019, alla luce di quello che sarà il nuovo scenario post assegnazione delle gare gas. Snam ha una partecipazione del 13,5% nel capitale di Italgas, Cdp Reti con Cdp Gas il 26% e saranno legati da un patto parasociale sulle quote. Il flottante è pari al 60,5% del capitale.
BOOM DELLE BANCHE EUROPEE: MPS +22%
In Europa i rialzi maggiori sono stati quelli di Banche (Stoxx del settore +2,8%) e Assicurazioni (+2,2%). A Parigi, BNP Paribas e Société Générale balzano del 3,73% e del 3,49%% rispettivamente. A Francoforte Deutsche Bank e Commerzbank schizzano del 6,39% e del 5,21%. A Londra HSBC Holdings segna un’impennata del 4,49%, nonostante il crollo dell’86% degli utili al netto delle tasse del terzo trimestre.
In linea la performance dei Big italiani: Unicredit è avanzata del 4,9%, Intesa+5,8% sull’onda della trimestrale. Ampiamente positive Ubi (+4%) e Mediobanca (+4,3%). Monte Paschi ha messo a segno un balzo di oltre 22% grazie alla ritrovata euforia del mercato, con volumi quasi doppi rispetto alla media dell’ultimo mese. Il titolo venerdì aveva perso il 9% e nell’ultima settimana il 19%. Creval è salita del 2,83% dopo la notizia che sta lavorando alla cessione di sofferenze fino a 1,5 miliardi con l’utilizzo delle Gacs.
Fra le assicurazioni, Generali ha guadagnato il 2,4%, Unipol +2,7%. “Al momento non siamo interessati all’aumento di capitale di Monte Paschi”, ha detto ieri l’ad della compagnia Carlo Cimbri. A Francoforte Allianz è salita del 2,9%, a Parigi Axa +3,9%.
RUGGISCONO I MOTORI FERRARI E I FRENI BREMBO
Il settore Automotive si è messo in luce fra i titoli dell’industria: Fiat Chrysler ha guadagnato il 5,2%. I risultati migliori delle attese hanno spinto Ferrari (+6,7%). Il management ha rivisto al rialzo le previsioni per l’intero 2016 , indicando adesso come obiettivo un Ebitda di 850 milioni di euro, rispetto alla precedente stima di 800 milioni. L’anno dovrebbe chiudersi con ricavi sopra i 3 miliardi di euro.
Sale anche Brembo (+4,73%) dopo la diffusione dei risultati del terzo trimestre 2016. I ricavi sono cresciuti dell’11,1% a 566,8 milioni di euro. L’Ebitda del trimestre si è attestato a 110,6 milioni di euro, con una crescita del 20,3%. Il management prevede una buona crescita dei ricavi per la restante parte dell’anno e guarda ai prossimi mesi con cauto ottimismo. Da inizio anno il titolo Brembo, promosso nell’indice Ftse Mib, è salito del 22%.
DEBOLE TELECOM, VOLA L’INDUSTRIA
Forti guadagni anche per il resto del comparto industria: StM +4,5% davanti a Prysmian (+3,7%) e Cnh Industrial (+3,7%).
Telecom Italia ha chiuso a -0,27% nella giornata della conference call dell’amministratore delegato Flavio Cattaneo. Il gruppo intende ridurre il debito in modo da portare a fine 2018 il rapporto debito netto/ Ebitda a meno di 2,7. Questo risultato, ha detto Cattaneo, potrà essere raggiunto senza la necessità di fare cessioni e non include eventuali esborsi anticipati per il rinnovo delle frequenze sul mobile. La società presenterà il prossimo febbraio il nuovo piano industriale per il periodo 2017-2019.