Oggi scade l’ultimatum dell’esercito: se il presidente egiziano Mohamed Morsi non presenterà le dimissioni, potrebbe essere destituito dai militari. Alcune fonti citate dal quotidiano governativo Al Ahram hanno riferito che Morsi potrebbe decidere di “andare incontro alle richieste dell’opposizione e indire elezioni anticipate“, ottenendo in cambio “una via d’uscita sicura per sé stesso e la leadership dei Fratelli Musulmani”.
Ahram disegna anche un secondo scenario. Il Presidente potrebbe cercare di resistere, ma sarebbe probabilmente costretto dalle forze armate ad abbandonare il potere. A quel punto sarebbe l’esercito ad andare incontro alle richieste dell’opposizione, organizzando un incontro con esponenti della società civile “allo scopo di disegnare un processo di transizione politica”, della durata di 9 o 12 mesi, con la creazione di un Consiglio presidenziale ad interim e la sospensione della Costituzione.
Intanto, sedici persone sono rimaste uccise questa notte durante l’attacco di un commando armato a un gruppo di sostenitori di Morsi davanti all’università del Cairo. Almeno 200 persone sono rimaste ferite, secondo quanto riferito dalla televisione locale. “Ci hanno attaccato con armi da fuoco – ha affermato uno dei presenti, Mustafa Abdelnasser –. Io stesso ho soccorso un uomo che era stato colpito alla testa”. In totale, 47 persone sono morte dall’inizio delle manifestazioni contro il capo dello Stato, compreso un cittadino americano.
Martedì sera il generale al Sisi ha chiesto al Presidente di cedere il potere per salvare le vite che andrebbero perse nell’eventualità di una sua resistenza ad oltranza. Lo riferisce la rete panaraba al Arabiya. Morsi però, che aveva già respinto l’ultimatum dei militari, ha riaffermato la propria “legittimità costituzionale”, invitando formalmente l’esercito a fare marcia indietro: “Non mi lascerò dare ordini, né dall’interno né dall’estero”, ha scritto su Twitter.
“Sono il primo leader dell’Egitto eletto democraticamente – ha aggiunto poi sulla tv di Stato – e solo la legittimazione costituzionale garantisce che non ci sarà guerra civile”. Morsi ha poi ammesso “di aver fatto degli errori”, ma di non avere “altra opzione che l’eseguire le responsabilità che gli sono state democraticamente attribuite: proteggerò la legittimità, il prezzo è la mia stessa vita”.