Ancora alta tensione in Egitto e in Turchia. Nella notte un’autobomba è esplosa al Cairo davanti al quartier generale delle forze di sicurezza: secondo l’emittente Tahrir, sono almeno 23 i feriti, fra cui 6 agenti di polizia. L’edificio si trova nel quartiere popolare di Shubra, a nord della capitale egiziana.
“Un uomo ha fermato improvvisamente la sua auto davanti all’edificio ed è scappato via su una motocicletta che seguiva l’auto”, ha spiegato il ministero degli Interni in un comunicato. “L’auto è esplosa – ha aggiunto – ferendo sei agenti”, ma secondo alcune testimonianze ci sono anche diversi feriti fra i civili. L’esplosione ha causato anche gravi danni all’edificio. Al momento l’attentato non è stato ancora rivendicato.
L’attentato è stato rivendicato su Facebook da un gruppo black bloc egiziano ed è avvenuto all’indomani del varo di leggi più stringenti contro il terrorismo che attribuiscono maggiori poteri alla polizia. Lo scorso 11 luglio un’autobomba è esplosa davanti al consolato italiano nel centro del Cairo, uccidendo un passante.
Quanto alla Turchia, si sta dirigendo “rapidamente” verso nuove elezioni anticipate. Lo ha ammesso il presidente Recep Tayyip Erdogan, dopo il fallimento dei tentativi del suo partito islamico “Giustizia e Sviluppo” di formare un governo di coalizione con l’opposizione.
Intanto, proseguono gli episodi di violenza. Ieri otto soldati turchi sono rimasti uccisi in un attacco dei ribelli curdi del Pkk nel Sud-Est del Paese. Lo ha scritto l’agenzia di stampa Anatolia. Una bomba telecomandata a distanza è esplosa al passaggio di una pattuglia militare in una zona rurale del distretto di Pervari, nella provincia sud-orientale di Siirt, uccidendo “otto soldati eroi”. E’ quanto ha precisato lo Stato maggiore dell’esercito turco in una nota, riferendo quindi di una vasta operazione in corso nella regione per catturare i “terroristi”.
Si tratta dell’attacco più sanguinoso messo a segno contro le forze armate turche dall’inizio dell’offensiva lanciata da Ankara contro i ribelli curdi, il mese scorso.
Sempre ieri, colpi di arma da fuoco e l’esplosione di una bomba a percussione sono stati avvertiti al di fuori del palazzo di Dolmabahce di Istanbul, una delle principali attrazioni turistiche della megalopoli sul Bosforo che ospita anche gli uffici del premier in città. Lo riferiscono i media turchi, che parlano anche di due persone a cui la polizia dà la caccia, mentre non ci sono notizie di vittime o feriti.
Due sospetti che portavano armi a lunga gittata e una bomba sono stati arrestati in seguito nei pressi del vicino consolato tedesco, riferiscono la rete tv Ntv e l’agenzia Dogan. Non sono ancora noti i motivi dell’assalto, che apparentemente ha preso di mira i soldati di guardia al palazzo di epoca ottomana.
Il primo gennaio scorso il gruppo marxista Fronte-Partito rivoluzionario per la liberazione del popolo aveva rivendicato il lancio di due granate contro i militari di guardia al palazzo di Dolmabahce, uno degli ultimi grandi palazzi ottomani, luogo in cui morì il fondatore della Repubblica turca Kemal Ataturk nel 1938. Una parte del palazzo è aperta al pubblico, mentre un’ala ospita gli uffici a Istanbul del premier Ahmet Davutoglu.
Infine, un ragazzo turco di 17 anni è stato ucciso a Istanbul negli scontri tra la polizia e un gruppo vicino ai ribelli armati curdi del Pkk. Gli scontri sono scoppiati quando una ventina di persone ha inscenato una manifestazione non autorizzata nel quartiere di Esenler e ha aperto il fuoco sugli agenti, afferma l’agenzia ufficiale Anadolu.
I manifestanti, che sarebbero membri dell’ala giovanile del Pkk, il Movimento rivoluzionario patriottico giovanile (YDG-H), avevano i volti coperti e portavano bombe molotov e materiale per la preparazione di ordigni esplosivi, scrive Anadolu. Il 17enne è identificato solo con le iniziali, F.E., e descritto come membro del gruppo militante. Anadolu aggiunge che sulla scena sarebbe stata disinnescata una bomba inesplosa. Arrestate quattro persone, le altre sono fuggite nei vicoli.