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Efficienza energetica per uscire dalla crisi, Cesef: “Serve una riforma del Superbonus”

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La crisi climatica non risparmia nessuno e la guerra in Ucraina ha riportato in primo piano il tema dell’energia e dell’approvvigionamento energetico, insieme alla questione della dipendenza dal gas. Come affrontare la questione dell’energia? Per il Cesef – Centro studi dell’economia e management dell’efficienza energetica di Agici Finanza d’impresa – la risposta è “investire nell’efficienza energetica”, semplificando gli interventi previsti dal PNRR e sostenere la domanda imponendo obblighi di efficientamento per la PA e per le industrie energivore.

Secondo il centro studi, la crisi Ucraina ha evidenziato la fragilità del sistema energetico italiano, ma anche in caso di una rapida risoluzione del conflitto, le incertezze sul tema dall’approvvigionamento di gas e la dipendenza dei fossili dall’estero è un problema che bisogna risolvere. E per aumentare il livello di sicurezza del Paese bisogna “tagliare gli sprechi investendo in efficienza energetica”, cioè ottenendo di più e consumando di meno. A giudizio del centro studi sarebbe necessario allungarne la durata “per almeno un decennio” e ridurre l’eccesso di burocrazia che accompagna il Superbonus.

Efficienza energetica per uscire dalla crisi: “Serve un riordino delle normative”

Una montagna di risorse si rende disponibile con il PNRR ma servono un riordino delle normative anche fiscali e regole chiare per rendere l’efficienza energetica il motore della ripartenza. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto 191,5 miliardi di euro per la ripresa economica e di questi oltre 30 miliardi sono dedicati ad attività riconducibili all’efficienza energetica, indirizzati prevalentemente al rinnovo del Superbonus 110%.

Tuttavia, si legge nel rapporto, non tutte le risorse del PNRR sono facili da trasformare in investimenti effettivi. Infatti, una quota rilevante di queste risorse, oltre 16 miliardi, deve passare dagli enti locali che non sempre hanno gli strumenti o le competenze adeguate a pianificare e progettare interventi di efficienza energetica. Mentre è indispensabile accelerare la realizzazione dei progetti.

Superbonus: misura utile ma bisogna semplificare e allungarne la durata

A frenare gli investimenti, avverte il Cesef, contribuisce l’ancora elevata instabilità e incertezza del quadro dei meccanismi incentivanti. Ad esempio, il Superbonus 110% – la maxi agevolazione fiscale associata alla cessione del credito e allo sconto in fattura – ha sicuramente contribuito al rilancio economico del Paese dopo la crisi pandemica, ma sebbene sia stato revisionato più volte non ha ancora sciolto il nodo della carenza di liquidità del mercato.

Poi c’è il meccanismo delle detrazioni fiscali per la riqualificazione edilizia. E qui, osserva ancora il Cesef “è necessario riformare, non abbandonare il sistema dei bonus che ha permesso di ottenere il più importante risultato di decarbonizzazione nel settore dell’efficienza energetica”. Come? Introducendo aliquote modulari sulla base dei risultati di efficienza energetica e stabilizzando l’incentivo per almeno un decennio, è la proposta. 

Superbonus: benefici e costi per lo Stato

Il 2021 è stato un anno cruciale per l’implementazione del Superbonus. La misura ha comportato importanti benefici accompagnati ma anche ingenti costi per lo Stato. Se da un lato la detrazione ha attivato 16,2 miliardi di euro di investimento, dall’altro ha generato circa 17,8 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato. Tuttavia, per il sistema economico nazionale la misura ha un saldo complessivamente positivo (circa 4 miliardi di euro), principalmente grazie all’aumento del volume di affari delle imprese e alle retribuzioni degli impiegati nei settori coinvolti. 

Le dinamiche degli ultimi mesi dei prezzi energetici richiedono una maggiore partecipazione dei consumatori finali.  Per questo è importante – sottolinea il Cesef – ottenere una semplificazione del complesso quadro normativo del Superbonus e una prospettiva di lungo periodo della misura capace di dare certezze sia a operatori sia a cittadini. Un “dopo Superbonus 110%” per evitare che “l’interruzione della misura blocchi gli investimenti e la competizione tra le imprese con un effetto positivo in termini di riduzione dei costi: detrazioni agganciate alle performance energetiche e antisismiche degli interventi”.

Noto dolente per il Cesef è che nel 2021 il settore si presenta ancora abbastanza frammentato, a causa del rallentamento del processo di consolidamento finanziario e operativo dovuto all’emergenza pandemica. Il rapporto rileva comunque una crescente attenzione da parte delle utilities e dei grandi gruppi energetici allo sviluppo di servizi energetici e in particolare dell’efficienza energetica, “soprattutto per cogliere le opportunità che si stanno presentando, dal trend dell’elettrificazione dei consumi all’incentivazione del Superbonus 110%”.

Stefano Clerici: “Stimolare l’efficienza energetica nella Pa”

Infine, per sbloccare definitivamente gli enormi benefici economici, ambientali e sociali associati agli investimenti in efficienza energetica, occorre semplificare il corpus normativo a livello europeo e definire le tempistiche per le realizzazioni dei progetti, almeno per sostenere la domanda imponendo obblighi di efficientamento per la PA e per le industrie energivore, in modo da coinvolgere i soggetti privati nella realizzazione degli interventi.

“Ma va anche accelerata la realizzazione dei progetti, integrando con risorse PNRR progetti già avviati, con l’utilizzo di strumenti come il partenariato pubblico privato, accordi quadro e strumenti di finanziamento dei fondi privati. Infine le procedure di gara vanno velocizzate introducendo tempi perentori e premialità per le Pa che agiscono nel rispetto dei tempi”, ha osservato il coordinatore della ricerca Stefano Clerici.

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