Netflix detta il passo, e gli altri provano a stargli dietro. La rivoluzione annunciata è avvenuta: il colosso dello streaming on demand può contare ormai su 75 milioni di abbonati, 32 dei quali fuori dai confini degli Stati Uniti. Anche se l’espansione nel resto del Mondo ha conosciuto degli intoppi qua e là, Netflix è diventato sempre di più un fenomeno di costume, una piattaforma capace non solo di cambiare il consumo dell’intrattenimento televisivo, ma anche il consumatore.
Lo streaming on demand, che regala la possibilità allo spettatore di crearsi liberamente il suo palinsesto, è una strada da cui sembra sempre più difficile tornare indietro, tanto da spingere diversi player dell’intrattenimento mondiale ad intraprendere lo stesso percorso, in un momento in cui la tecnologia della banda larga sposterà sempre di più l’asse del consumo televisivo verso il web e le smart tv. Il vero effetto Netflix è questo: aver creato un nuovo consumatore, con nuovi desideri.
Mediaset e Vivendi
Sono queste le motivazioni che spingono due colossi come Mediaset e Vivendi a lanciare la sfida a Netflix, ricalcandone il modello. Il passaggio di Mediaset Premium al gruppo guidato da Bollorè è, infatti, solo l’inizio, perchè le due compagnie stanno lavorando all’alleanza che li porterà a dare vita alla versione europea del servizio di streaming on demand, già a partire dal prossimo settembre, quando dalla loro unione, e dall’unione con Telefonica, dovrebbe prendere vita una nuova piattaforma.
Alla piattaforma, che potrà contare sugli attuali cataloghi dei rispettivi servizi on demand (CanalPlay e Watchever di Vivendi, Infinity di Mediaset e Yomvi di Telefonica) si affiancherà, e questa è la novità più rilevante, la formazione di un’unica società di produzione per i contenuti, esattamente come accade con Netflix, che ha compiuto il vero salto in avanti quando si è lanciato nelle produzioni di serie tv come House of Cards e Orange is the New Black.
L’idea di Vivendi e Mediaset, in questo caso, sarebbe quella di affiancarsi, nel sistema produttivo, con una major hollywoodiana come Fox o Warner, con cui fervono le trattative. Sarebbero tre, secondo le indiscrezioni, le tipologie di contenuti da lanciare: i film, possibilmente con star Usa; le serie tv da una quarantina di minuti ad episodio e le fiction da una decina di puntate per due ore di durata, sul modello, per fare un esempio fortunato, di “Montalbano”.
Netflix
Netflix, da parte sua, non sembra temere la concorrenza. Il presidente e fondatore del gruppo Reed Hastings, infatti, sembra essere convinto che le possibilità del mercato siano ancora in espansione: “Abbiamo una grande risposta da parte del pubblico e anche se c’è tanta gente che si sta impegnando per contrastarci non siamo preoccupati; in America molti imprenditori come Amazon, Comcast, Hulu o la stessa You Tube stanno andando bene. Noi cresciamo e loro crescono”.
La compagnia statunitense può contare, infatti, sul fatto di aver dettato i tempi di questa rivoluzione, e sulla convinzione di essere i migliori in questo campo: “è indubbio che la concorrenza sia spietata e stia facendo di tutto per creare un palinsesto interessante ma noi siamo Netflix”.
In Italia, però, i numeri della compagnia statunitense, si parla di circa duecentomila abbonati, sono ancora più bassi del previsto, anche per via di una questione dei diritti che fa sì che le due serie di punta prodotte da Netflix (le già citate House of Cards e Orange is The New Black) non siano disponibili nel catalogo.
“Purtroppo – ha spiegato Hastings – House of Cards rimarrà fuori dal nostro bouquet italiano, ma ci stiamo lavorando, mentre per Orange is The New Black passo passo ci stiamo avvicinando e almeno per la quarta stagione lo trasmetteremo anche noi. Diciamo che siamo contenti ma non completamente”.
Gli obiettivi della compagnia, che ha dovuto far fronte anche allo scarso successo iniziale del suo sbarco in un mercato importante come quello brasiliano, rimangono comunque ambiziosi: Netflix, infatti, punta al mercato più grande del mondo, quello cinese. “Non siamo ancora in Cina – ha affermato Hastings – e saremo davvero felici quando arriveremo anche lì. Ci stiamo impegnando al massimo investendo parecchi sforzi ma per le licenze in quel Paese è davvero complicato. In più c’è tutto un lavoro sulla banda larga che deve essere ancora fatto”.
Gli altri
Il modello Netflix ha scosso profondamente l’universo delle televisioni, come un’onda tellurica che rischia di sprofondare le costruzioni meno stabili.
La corsa allo streaming on demand, come la corsa all’oro a metà dell’ottocento, coinvolge tutti. Dalla Rai, che studia una piattaforma alla quale i clienti potranno accedere tramite smartphone, tablet o tv collegata ad internet per fruire dei suoi programmi con un abbonamento e una semplice registrazione, a Sky, passando per le compagnie telefoniche, come Telecom, sempre più al bivio al quale dovrà decidere se trasformarsi in una media company.
Il segreto per replicare bene un modello come quello di Netflix, però, è quello di comprenderlo a fondo. Non basta lo streaming, servono i contenuti, contenuti che lo spettatore non possa trovare in nessun altro posto (almeno non legalmente). Questo Mediaset e Vivendi sembrano averlo capito.