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Effetto Ilva: lo spread torna a far tremare i mercati

FIRSTonline

Le Borse continuano a credere che l’accordo Usa-Cina sia molto vicino. A rilanciare le speranze ci ha pensato ieri sera Larry Kudlow, il consigliere economico di Trump, che ha confermato che “manca poco” all’intesa. In questa direzione va la decisione di Pechino di riaprire le importazioni di pollame dagli States.

Il Nikkei di Tokyo è in rialzo dello 0,7%, il Kospi di Seul dello 0,9%. Sale anche il mercato azionario di Hong Kong, dello 0,3%, nonostante la città sia al quarto giorno di paralisi ed il distretto finanziario sia molto difficile da raggiungere. Sulla parità la Borsa di Shanghai.

Il dollaro yuan si indebolisce a 7,00 e lo yen del Giappone, la valuta rifugio dell’area Asia Pacifico, si indebolisce, dopo cinque giorni di apprezzamento. Pesa la frenata del Pil: solo +0,2% nel terzo trimestre.

HONG KONG IN RIVOLTA, AMAZON FA CAUSA AL PRESIDENTE

C’è da chiedersi se e quanto la “pace del pollo” (e del maiale, raddoppiato di prezzo in Cina, causa l’epidemia di peste suina) sarà in grado di condurre a un’intesa più vasta tra i due Grandi che hanno brutte gatte da pelare sui rispettivi fronti domestici.

Continua la rivolta di Hong Kong, che, nonostante il rimbalzo, si avvia a chiudere la settimana in calo del 4,5% circa. La crisi minaccia ora di far saltare il dialogo tra i Grandi. Il senato di Washington sta per approvare una legge che prevede un report annuale del Segretario di Stato per valutare se l’autonomia sancita dagli accordi del 97 sull’ex colonia britannica viene rispettata. Una provocazione agli occhi di Xi.

Trump, intanto, è ormai indagato per corruzione nell’ambito del processo di impeachment per l’Ucrainagate. Lo ha detto la speaker della Camera Nancy Pelosi. Continua nel frattempo lo scontro a distanza tra il presidente e Jeff Bezos, che ha annunciato che è pronta la denuncia per gli “incredibili ed imperdonabili errori” che hanno portato all’esclusione di Amazon dall’appalto del Pentagono sul cloud (10 miliardi di dollari) poi assegnato a Microsoft.

PIATTA WALL STREET, WALMART AVANZA

In questo clima, Wall Street segna il passo e tornano gli acquisti sui beni rifugio.

Dow Jones -0,01%, S&P 500 +003%. Nasdaq -0,04%. La stagione delle trimestrali si avvia alla conclusione: tre quarti dei titoli dell’S&P hanno battuto le stime, ma gli utili registrano comunque una flessione rispetto ai dati precedenti.

Da segnalare il tonfo di Cisco, -7,3% dopo i conti. In lieve calo anche WalMart, che però nel dopo Borsa ha presentato conti in robusta crescita.

Risalgono i tassi di mercato: il Treasury Note degli Stati Uniti si porta a 1,84%, +3 punti base.

Oro in calo dello 0,5%, a 1.464 dollari l’oncia dopo tre giorni di rialzo.

Petrolio Brent in rialzo dello 0,2% a 62,5 dollari, dopo la pubblicazione dei dati sulle scorte di greggio degli Stati Uniti. A Piazza Affari denaro su Saipem (+0,5%), dopo l’annuncio di contratti in Guyana per 880 milioni di dollari.

PIOGGIA DI ACQUISTI SUL BUND, IL BTP SOFFRE

La nota più rilevante riguarda però il mercato del debito di Eurolandia. I riflettori tornano a concentrarsi, dopo una lunga tregua, sulle tensioni dell’Europa più debole, Italia in testa.

Ieri c’è stato un ampio ritorno di acquisti sul Bund tedesco, tornato a -0,35% di rendimento (+5 punti base) dopo aver rotto livelli tecnici importanti con il futures a 171, cosa che non si vedeva da diverso tempo.

Il Btp è tornato a soffrire: nel finale di seduta il Btp è scivolato pesantemente, con lo spread che si apre di circa 15 punti portandosi al massimo da metà agosto. La forbice tra i tassi Btp e Bund sul tratto a 10 anni si è attestata a 169 punti base dopo aver toccato un massimo a 170, dai 155 del finale di seduta di mercoledì. Il decennale italiano è a 1,32% (+8 punti base).

Sul piano tecnico, a danneggiare la carta italiana è l’introduzione della regolamentazione sulle esenzioni riservate alle banche che depositano la liquidità alla Bce, il cosiddetto tiering, annunciato quest’autunno da Mario Draghi. Si stanno creando delle tensioni sul mercato dei “pronti contro termine” che penalizzano le obbligazioni italiane, non ritenute affidabili, come collaterale in questo tipo di transazioni.

LE BORSE GALLEGGIANO, IL PIL TEDESCO SOSTIENE L’EUROPA

Le Borse hanno galleggiato in Europa per quasi tutta la giornata attorno alla parità per poi peggiorare leggermente nel finale. Ma a supportare in parte gli umori dei mercati è stata la pubblicazione del Pil tedesco del terzo trimestre (prima stima). Il rimbalzo di 0,1% evita all’economia d’oltre Reno l’onta della recessione, anche se in realtà si tratta solo dell’effetto di un artificio contabile, ovvero la revisione al ribasso del secondo trimestre (a -0,2%) che offre una base più bassa. “Così – commenta lo strategist di Anthilia Giuseppe Sersale – l’azionario europeo è rimasto grossomodo in range, anche se la risk aversion latente si è manifestata attraverso la forza dei bond core e degli asset rifugio, a fronte della debolezza dei bond periferici”.

Piazza Affari lascia sul terreno lo 0,41% e scende a 23.481 punti. In pallido rosso anche gli altri mercati: Francoforte -0,37%; Parigi -0,1%; Londra -0,76%. Anche Madrid -0,2%, fallisce il tentativo di rimbalzo dopo le recenti perdite post elezioni.

DE GUINDOS: ANCHE IL CLIMA NEI PROSSIMI STRESS TEST

I tassi d’interesse della Banca centrale europea sono vicini ai minimi ma devono restare bassi. Alzarli ora, come vorrebbe qualcuno, sarebbe infatti un errore, ha detto il governatore della Banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau, allineandosi probabilmente alla linea di Christine Lagarde: “I mercati prevedono, a mio avviso ragionevolmente, che i tassi a breve termine stiano per toccare il fondo – ha detto – Questi bassi tassi a breve termine devono restare e tali rimarranno: sarebbe indubbiamente un errore alzare i tassi ora”.

La Banca centrale europea sta valutando la possibilità di includere i rischi del cambiamento climatico nei futuri stress test sulle banche, ha detto ieri il vicepresidente Luis De Guindos. “Stiamo prestando molta più attenzione al fenomeno, soprattutto in termini di stabilità finanziaria”.

“I volumi sono scarsi – è il commento di un operatore a Reuters – ma stiamo assistendo ad un ritorno al passato, con i periferici, tra cui Italia ma anche Spagna, che si sono sganciati dai ‘core’, affossati da problemi politici interni”.

Il Bund, intanto, tratta a -0,34% (+4 punti base) dopo aver rotto livelli tecnici importanti con il futures a 171, cosa che non si vedeva da diverso tempo.

BANCHE IN FRENATA, MA SALE UBI

La tensione sullo spread ha avuto un immediato riflesso sull’andamento delle banche italiane. Deboli i Big. Unicredit cede lo 0,82%, Intesa-0,81%. Piatta Mediobanca (-0,07%). Sale solo Ubi (+0,92%) che recupera parte dei recenti ribassi.

Risparmio gestito in evidenza, in attesa di buoni risultati del quarto trimestre: Azimut sale del 2,6%.

IN EVIDENZA SOLO TIM, HERA E DIASORIN

Tra i pochi movimenti da segnalare lo spunto al rialzo di Telecom Italia (+0,99%) in attesa di sviluppi sulla società della Rete.

Prosegue il rialzo di Diasorin (+2,35%) per effetto delle indiscrezioni sul possibile lancio di un’Opa sulla tedesca Qiagen ad opera di Thermo Fisher Scientific.

Settore auto debole, dopo che il presidente Usa Donald Trump ieri ha detto che prenderà a breve una decisione su eventuali dazi. Piatta Fiat Chrysler (-0,07%), Pirelli cala dell’1,27%. Lo Stoxx europeo perde oltre l’1%.

Vendite sul settore delle attività regolate, come Snam (-0,86%) dopo i conti. Giù anche Italgas (-1,51%). Ma avanza Hera (+0,83%) sull’onda dei risultati.

UNIEURO, GUALA, GIGLIO GROUP: SMALL CAP SOTTO STRESS

Fila (-6%) chiude i primi nove mesi del 2019 con 541 milioni di euro di ricavi, in crescita da 443 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno precedente. In forte crescita l’utile netto, a 25 milioni di euro, con una buona generazione di cassa.

Male anche Unieuro (-9,82%) che ha ceduto ad investitori istituzionali, con una procedura di accelerated bookbuilding, 3,25 milioni di azioni ordinarie, corrispondenti al 16,25% del capitale azionario, al prezzo di 12,95 euro per azione.

Datalogic -1,8% dopo aver chiuso il terzo trimestre con 155 milioni di euro, in ribasso dell’1,4% anno su anno, ma leggermente meglio delle aspettative. Su base comparabile, le vendite scendono del 3,7%. Ebitda 25,6 milioni di euro, -4%. A fine settembre ci sono in cassa 19,5 milioni di euro, più del previsto.

Guala (-6%) ha realizzato un utile netto di 1,5 milioni di euro nei primi nove mesi del 2019, contro una perdita pro forma dei 11,5 milioni nello stesso periodo dell’anno scorso.

Giglio Group -5%. Il gruppo di e-commerce ha annunciato un aumento di capitale fino al 10% riservato a investitori istituzionali. L’azionista di controllo, Meridiana Holding, sottoscriverà almeno il 30% delle nuove azioni.

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