EFFETTO DRAGHI SUI BTP, LA BORSA FRENA
IN VOLO MEDIOBANCA E MEDIOLANUM
A Milano l’indice FtseMib ha girato al ribasso nel primo pomeriggio, dopo l’apertura di Wall Street. La seduta si chiude così con un ribasso dello 0,22% a quota 15.022. Deboli le altre Borse europee: Francoforte -1,17%, Parigi -1,58%, Londra -1,5%. Fa eccezione Madrid +0,75%, la Spagna potrebbe essere il primo paese, tra quelli dell’area mediterranea, a chiedere l’intervento della Bce una volta che l’atteso piano anti-spread verrà annunciato.
Continua intanto a scendere il rendimento del Btp decennale italiano. E’ al 5,62% con spread a quota 423 (-12 punti base). Più forte il miglioramento del Btp a 2 anni: rendimento al 2,32%, spread in calo a 235 (-23 punti base).
“Il premio di rischio dei titoli sovrani rifette ora non soltanto un rischio di insolvenza di alcuni paesi ma persino un rischio di cambio, che non dovrebbe esistere teoricamente in una unione monetaria”, ha spiegato il consigliere tedesco della Bce Joerg Asmussen. “I mercati stanno prezzando una rottura della zona euro – ha aggiunto – Per un’unione monetaria, tali dubbi sistemici non sono accettabili”.
Anche Mario Monti alza il tiro in vista del direttorio di giovedì. L’Unione europea, ha detto nella conferenza stampa congiunta con François Hollande, deve agire per evitare che continuino a persistere divari sui tassi di interesse “ormai privi di riferimento” ai fondamentali economici dei diversi Paesi.
“Occorre che, via via che i Paesi realizzano successi, ci sia un riconoscimento da parte della stessa Unione europea, da parte del modo in cui il mercato finanziario funziona, affinché non persistano gravi ostacoli come spread che sarebbero ormai privi di riferimento all’andamento economico sottostante”, ha detto Monti.
Dagli Usa non arrivano dati incoraggianti: l’indice Ism del settore manifatturiero è sceso in agosto a 49,6 da 49,8 di luglio, gli economisti si aspettavano un incremento a 50 punti, la soglia che separa la fase di espansione da quella di contrazione. Al contrario, si è registrata la peggiore contrazione degli ultimi tre anni. Sotto le aspettative anche la spesa per l’edilizia, in luglio è scesa dello 0,9% dal +0,4% di giugno, gli economisti si aspettavano un incremento dello 0,4%.
Tra i singoli titoli, Facebook ha segnato un nuovo minimo a 17,78 dollari e cede lo 0,53% dopo che JP Morgan ha rivisto al ribasso il target price a 30 dollari da 45 con giudizio che resta ‘overweight’.
Tornando a Milano, il miglioramento dei titoli di Stato spinge le banche e i titoli finanziari: Mediolanum corre in rialzo del 6,67%, Unicredit guadagna l’1%, Intesa -0,4%, Banco Popolare -0,2%.
In forte ascesa anche Mediobanca +4,3% alla vigilia dell’atteso cda.
Effetti positivi anche per Generali che sale dello 0,43%.
Rcs viaggia sulle montagne russe: dopo essere stata sospesa per eccesso di ribasso (-11%) è ora sospesa con un guadagno teorico del 10%. Deboli gli altri titoli dell’editoria dopo il rally dei giorni scorsi: l’Espresso -4,3%, Mondadori -6,5%.
Dopo i forti rialzi dei giorni scorsi rientra nei ranghi Camfin sospesa in ribasso (-14%). Alla vigilia dell’incontro di domani in occasione del consiglio Gpi tra i due duellanti, Marco Tronchetti Provera e Davide Malacalza.
Nel resto d’Europa il ribasso è guidato dal settore auto (Stoxx -1,9%), dove pesano i cali delle tedesche Bmw -3% e Volkswagen -3,1%. A Milano Fiat scende dell’1,49%, Fiat Industrial -2,34%.
Al contrario, spicca il volo Finmeccanica +4,65%, grazie alle indiscrezioni su un aumento degli investimenti nella difesa da parte della Polonia, che potrebbe portare a nuove commesse per il gruppo italiano. Prysmian oscilla sulla parità.
Nel lusso Ferragamo sale dell’1,37%: il titolo beneficia della nuova raccomandazione overweight di Barclays, che ha fissato un target price di 21 euro. Tod’s scende dell’1,77%. Cucinelli avanza del 2%.
Fra le utility, salgono A2A +3,6%, Iren +3,7% e Hera +1%. In forte ascesa anche Telecom Italia guadagna il 2,59%.
Erg sale del 3,4% dopo avere concluso la vendita del 20% della raffineria Isab alla russa Lukoil. L’opzione di vendita sul restante 20% potrà essere esercitata dalla società ligure dal 1° ottobre 2013.
Enel ha collocato bond a 8 anni per 1 miliardo di euro a fronte di una domanda appena inferiore ai 6 miliardi. I bond, con scadenza nel marzo 2002, sono stati collocati da un pool di 12 banche: Bnp Paribas, Calyon, Citi, Hsbc, Jp Morgan, Morgan Stanley, Banca Imi, Mediobanca, Mitzuo, Natixis, Unicredit e Botm