Siamo tornati negli anni ‘90. Questo l’effetto che il Covid-19 ha avuto sull’economia italiana, riportandola indietro di trent’anni. Il punto più basso è stato toccato tra aprile e maggio, quando l’intero Paese si è dovuto fermare a causa del lockdown. La buona notizia è però che il rimbalzo che si sta concretizzando nelle ultime settimane sta assumendo una forma a “V”, vale a dire: il crollo è seguito da un’impennata.
In numeri, secondo le previsioni contenute nell’ultimo rapporto di Prometeia, questo andamento si traduce in un -9,6% del PIL nel 2020 e poi in un +6,2 nel 2021 e nel 2022 (+2,8%). Il ritorno ai livelli pre-crisi ci sarà solo nel 2023.
COVID-19: L’IMPATTO SETTORE PER SETTORE
Ci sono settori che nel 2020 sono riusciti a contenere le perdite. Altri invece, hanno registrato un vero e proprio tracollo. Prometeia include tre settori nel novero di quelli “più esposti al contagio”. Si tratta di servizi come l’alloggio, la ristorazione e l’intrattenimento che a fine anno perderanno tra il 30 e il 35% del valore aggiunto.
Al contrario a resistere meglio all’impatto della crisi saranno telecomunicazioni, utility e intermediazione finanziaria.
Anche all’interno dell’industria, le previsioni variano da comparto a comparto. Maglia nera va all’automotive, che chiuderà il 2020 con un valore aggiunto in ribasso del 35%. Una performance migliore è invece stimata per i settori che producono beni essenziali, come la farmaceutica e l’alimentare. “Nel 2021 – stima Prometeia – il valore aggiunto di tutti i macro-settori tornerà positivo. Industria e costruzioni traineranno la ripresa del Pil, che tuttavia rimarrà ancora distante dal valore pre-Covid dell’1,7%”.
ITALIA: FONDI UE ESSENZIALI PER LA RIPRESA
Le previsioni sin qui elencate potranno realizzarsi solo a condizione che l’Italia utilizzi a dovere i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea tramite Recovery Fund. In totale, tra il 2021 e il 2027 arriveranno 207 miliardi di euro di risorse.
Secondo Prometeia, a causa delle difficoltà storiche che caratterizzano il Paese, l’Italia “riuscirà a utilizzare solo il 70% (145 miliardi) dei fondi messi a disposizione, contribuendo così ad una crescita aggiuntiva del Pil di 1,7 punti percentuali al termine dell’orizzonte di previsione nel 2023”.
Non solo l’associazione avverte anche sul probabile mismatch temporale tra impegni di spesa e disponibilità dei fondi del Next Generation EU all’inizio del prossimo anno. Proprio per colmare questo vuoto temporale “è opportuno accedere anche al Mes, che permetterebbe di risparmiare in spesa per interessi”, si legge nel report.
L’EFFETTO COVID-19 SULLE ECONOMIE MONDIALI
A causa della pandemia di Covid-19 che ha colpito il mondo, nel 2020 il Pil mondiale registrerà una contrazione del 5,9%. “In Europa e Stati Uniti la fiducia di famiglie e imprese è migliorata, ma il recente aumento dei contagi frena l’ottimismo”, sottolinea Prometeia.
Va meglio in Cina, dove l’attività è già tornata ai livelli pre-crisi e il Pil 2020 chiuderà a +1,6%, mentre le difficoltà maggiori si registrano nei Paesi emergenti, alle prese con una recessione più profonda del previsto. Un esempio su tutti è l’India che sperimenterà una tra le peggiori recessioni (-13,5%).
Negli Usa il Pil 2020 scenderà del 4,2%, meno della media globale grazie soprattutto agli stimoli fiscali e monetari che hanno supportato la domanda. Nell’area Euro è invece previsto un ribasso del prodotto interno lordo pari a -8%. “Il Next Generation EU avrà un effetto sul Pil al 2023 di +0,8 punti percentuali, meno della metà rispetto all’impatto sull’Italia. Le economie di tutti i principali paesi da maggio sono entrate in una fase di recupero, che potrebbe però essere compromessa da una recrudescenza della diffusione del virus”, conclude il rapporto.