Il settore del lusso vive un’altra giornata nera in Europa, con crolli significativi in Borsa, influenzati dalla frenata del Pil cinese e dalle deludenti performance aziendali. Dopo i risultati al di sotto delle attese di Burberry, che hanno portato al cambio del ceo Jonathan Akeroyd con il manager americano Joshua Schulman (ex dirigente di Michael Kors e Coach), anche Hugo Boss ha deluso le aspettative mettendo ulteriormente sotto pressione le azioni nel settore del lusso.
Anche Hugo Boss taglia l’outlook per l’intero anno
Seguendo le orme di Burberry e del gruppo svizzero Swatch, anche l’azienda di moda tedesca Hugo Boss ha dovuto ridimensionare – per la seconda volta quest’anno – le proprie previsioni di vendita per il 2024. Le nuove proiezioni indicano ricavi tra i 4,2 e i 4,35 miliardi di euro, rispetto alla stima precedente di 5 miliardi. Anche le previsioni per l’utile operativo (Ebit) sono state ridotte, ora previsto tra 350 e 430 milioni di euro, rispetto alla fascia precedente di 430-475 milioni. Nel secondo trimestre, le vendite sono scese dell’1% a 1,02 miliardi di euro, contro gli 1,03 miliardi registrati nello stesso periodo dell’anno precedente. Questo ha determinato un crollo del 10% delle azioni di Hugo Boss a Francoforte, scese a 36,35 euro, il valore più basso da aprile 2021.
“Stiamo operando in un periodo di significativa incertezza macroeconomica globale, che ha influenzato anche la nostra performance nel secondo trimestre – ha commentato l’amministratore delegato Daniel Grieder -. Sebbene i tempi di un’eventuale ripresa macroeconomica rimangano incerti, la nostra strategia di investimenti costanti nei nostri marchi forti, ci dà fiducia nella nostra capacità di continuare a promuovere una crescita superiore al trend e a conquistare ulteriori quote di mercato”.
La Cina affossa i titoli del lusso tranne Ferragamo e Richemont
Così come ieri, anche il resto del settore del lusso ha subìto le conseguenze del warning dei tedeschi. A soffrire di più sono il titolo Burberry (-3,6%), Prada (-2,5%), EssilorLuxottica (-2,54%), Kering (-2,79%) e Brunello Cucinelli (-2,22%). Seguono Lvmh e Louis Vuitton (entrambe con -1,02%); Moncler (-1,20%). Al contrario, Salvatore Ferragamo è riuscito a limitare le perdite, registrando un modesto aumento dell’1,52% a Piazza Affari, nonostante si mantenga vicino al minimo storico di 8,25 euro toccato nella seduta precedente. Anche Richemont (+0,58%), proprietario in particolare della griffe di gioielleria Cartier, ha contenuto le perdite grazie a un fatturato nel periodo aprile-giugno, solo leggermente inferiore alle previsioni: un calo dell’1% a 5,3 miliardi di euro. Tuttavia, la regione Asia-Pacifico ha visto una contrazione significativa, con un calo delle vendite del 18%, dove Corea del Sud e Malesia hanno solo parzialmente compensato il crollo del 27% in Cina, Hong Kong e Macao. Il gruppo elvetico è riuscito però a limare le perdite alla Borsa di Zurigo grazie anche alle voci di un interesse da parte di Lvmh, rafforzato dagli acquisti personali di Bernard Arnault, principale azionista di Lvmh.