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Editoria, il Nord Est ritrova la voce: Nem rilancia i 6 giornali ex Gedi e pensa a un polo multimediale. Parla Paolo Possamai

FIRSTonline

L’acquisto nella seconda metà del 2023 di sei testate giornalistiche del Nord Est dal gruppo Gedi per 38 milioni di euro e la nascita, giusto ai primi di novembre di un anno fa, della società editoriale Nord Est Multimedia (Nem) , fondata dal banchiere e imprenditore Enrico Marchi per gestirli in una logica di sviluppo, è sicuramente una novità controcorrente ed è anche l’unica sorpresa positiva degli ultimi tempi nel disastrato mondo dei giornali italiani. Dal Nord Est arriva un raggio di sole e di speranza per l’editoria e il Nord Est ha finalmente ritrovato la voce. Marchi, da uomo avveduto qual è, ha aperto le porte dell’azionariato a industriali radicati nel territorio e si è subito circondato di professionisti che conoscono bene il mestiere affidando la gestione operativa di Nord Est Multimedia (NEM) all’amministratore delegato Giuseppe Cerbone, manager di lungo corso nell’editoria con incarichi di vertice al Sole 24 Ore e all’Ansa, e al direttore editoriale, Paolo Possamai, giornalista assai noto nel Nord Est prima come inviato de “La Repubblica” e poi come direttore de “Il Piccolo” di Trieste. Oltre al quotidiano triestino della scuderia di Nord Est Multimedia fanno parte il Messaggero Veneto di Udine, Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi di Belluno e la testata online Nord Est Economia. In questa intervista a FIRSTonline Paolo Possamai, che è l’anima creativa di Nem, fa un bilancio di tutta l’operazione in occasione del primo compleanno della nuova realtà editoriale e ne traccia le prospettive.

Possamai, Nord Est Multimedia (Nem) compie un anno proprio in questi giorni, ci racconta come e perché è nata l’idea e quali sono i suoi reali obiettivi?

“L’operazione Nem parte dalla volontà di costruire un’infrastruttura multimediale, capace di fare buona informazione a Nordest e di dare al Nordest dinanzi alla comunità nazionale la rappresentanza che merita in rapporto al peso specifico effettivo di quest’area del Paese. Siamo dunque solo all’inizio dell’esecuzione del progetto, che mira a costruire un polo editoriale multimediale e non meramente a gestire le sei testate ex Gedi”.

Scommettere sui giornali di carta in una fase in cui l’editoria tradizionale sta gradualmente cedendo il passo in tutto il mondo all’informazione online è stato in effetti un atto di coraggio al limite del temerario: come pensate di vincere una sfida da far tremare i polsi come la vostra? Qual è ora il vostro modello editoriale?

“I giornali tradizionali, inclusa la loro edizione online, salvo casi rari e tanto anomali da essere eccezionali, non crediamo possano ambire a una dimensione di equilibrio di bilancio. L’ambizione di Nem è di aggregare radio, siti di territorio e siti tematici, tv locali, mettendo al centro del sistema i 140 giornalisti e le centinaia di collaboratori che, con le loro competenze professionali e le loro relazioni, costituiscono il patrimonio principale dei quotidiani rilevati da Gedi. Ne dovrebbe derivare, sul territorio, un polo protagonista sul piano delle notizie e su quello della raccolta pubblicitaria”.

Com’è organizzata la gestione editoriale di Nem: un direttore editoriale nella persona di Paolo Possamai e un solo direttore giornalistico, Luca Ubaldeschi, per 6 testate con 9 redazioni, 137 giornalisti e 400-500 collaboratori?

“Il progetto prevede un solo direttore per le sei testate ex Gedi, affiancato da uno staff di 6 vice direttori portatori di deleghe tematiche come economia, sport, digitale oppure territoriali come nel caso del Messaggero Veneto e del Piccolo. In sostanza un modello a matrice, che ha nella redazione centrale a Padova parte delle funzioni comuni e nelle redazioni di territorio la garanzia di un forte radicamento. Le cronache di territorio restano un caposaldo fondamentale del progetto. L’intendimento è quello di creare massa critica e sinergie sui servizi di interesse generale, innalzando in pari tempo la qualità in forza di tale focalizzazione. Non ha importanza in quale sede operino i redattori, conta che siano sempre tra loro collegati e interconnessi rispetto agli obiettivi e ai programmi del settore di cui fanno parte. Il settore Economia, per esempio, ha redattori in tutti i maggiori quotidiani che appartengono al network, così da assicurare il massimo presidio e la massima completezza del notiziario sulla scala locale e sulla scala nordestina”.

Il fatto che nell’azionariato, sotto la guida della Finint di Enrico Marchi, ci siano 18 soci, per lo più imprenditori del Nord Est, dovrebbe essere una garanzia di pluralismo e di indipendenza delle testate. Tanti padroni, nessun padrone. Ma resta la scommessa della sostenibilità. Quando andrete a break even?

“Una platea azionaria così ampia e articolata è speculare anche della natura del tessuto economico a Nord Est: i 18 azionisti sono espressione dei territori e, insieme, del fatto che il protagonismo imprenditoriale in questo pezzo d’Italia non appartiene a una figura o a pochi solisti dominanti, e la platea azionaria è effettivamente partecipata da un’orchestra. Riteniamo di potere raggiungere il break-even in tempo molto rapidi”.

Nel 2023 il fatturato, in rapporto ai due ultimi mesi di gestione Nem, è stato di 6,4 milioni e l’utile ovviamente nullo visto il ridotto periodo di operatività. Dal 2024 che segnali vengono in termini di vendite, ricavi e utili?

“Le performance in edicola dei sei quotidiani sono cresciute e finalmente sono lievemente migliori dell’andamento di mercato e in costante progresso. L’apporto dei ricavi pubblicitari, specie dopo che dal maggio scorso abbiamo rilevato il ramo di Manzoni a Nord Est con la sua quarantina di collaboratori, è andato gradualmente recuperando. Aggiungiamo che con l’acquisizione nei mesi scorsi di Post Eventi, società specializzata nella progettazione e gestione di festival con una decina di manifestazioni nel catalogo, si avrà anche un effetto positivo sui ricavi di Nem già dal 2024”.

Nell’ultima fase di gestione Gedi, i sei giornali del Nord Est del Gruppo Gedi oggi in Nem hanno vissuto un periodo di stanchezza e di incertezza e sicuramente hanno sofferto la carenza di investimenti: nel piano industriale di Nem sono previste risorse per invertire la tendenza e tornare ad investire?

“Sulla parte informatica, sia lato hardware che software, è in corso una autentica rivoluzione. E sul piano dei prodotti, sia riguardo al giornale di carta e sia rispetto al digitale, stiamo provvedendo a radicali cambiamenti. Sul giornale in edicola, per esempio, viene razionalizzato un piano di inserti tematici ricorrenti a scala Nordest, come l’economia, il tempo libero, gli eventi, le guide utili, lo sport. Riguardo al digitale, sono in corso di completo rifacimento i sei siti dei quotidiani ed è assai prossimo il lancio di un nuovo sito “ombrello” destinato a raccogliere i contenuti di macro-area e non di natura iper locale”.

L’editoria di tutto il mondo vive una fase di difficile transizione dal cartaceo all’online, come pensate di affrontarla? Nel futuro di Nem ci sarà meno carta e più digitale come lascia intendere la dimensione multimediale della vostra denominazione sociale?

“Le vendite in edicola sono in progressiva contrazione, per tutti o quasi. Da questa esperienza che dura ormai da 15 anni occorre partire. E da tale consapevolezza parte dunque il piano editoriale di Nem, che mira a integrare anche media più resistenti dei giornali di carta, oltre che a potenziare la nostra presenza sul web”.

L’assetto editoriale di Nem va considerato stabile, almeno per un certo lasso di tempo, o saranno possibili nuove operazioni di M&A o joint con altre testate cartacee o digitali che condividano, come voi, i valori dell’indipendenza e della qualità del giornalismo di oggi?

“In questo primo anno di vita, oltre a ristrutturare ogni aspetto dell’impresa che abbiamo rilevato, abbiamo anche esplorato un ampio numero di potenziali partners, fra tv, radio, giornali, siti. Parliamo di partners perché, laddove identifichiamo valori professionali, etici ed economici solidi e un modello di business efficace, di norma non intendiamo sostituirci in toto all’imprenditore ma miriamo piuttosto a integrare nel sistema Nem le sue competenze e i suoi progetti di sviluppo. Dall’esito di questo processo di selezione e confronto dipenderà l’evoluzione del progetto Nem: vedremo quante e quali saranno effettivamente le opportunità di acquisizione che matureranno”.

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