L’egemonia del mobile publishing
Cina docet
La storia delle rivoluzioni tecnologiche ci insegna che i paesi con un certo ritardo culturale o tecnico sono più proni dei paesi più sviluppati all’innovazione che tende ad affermarsi più rapidamente e con minori ostacoli nella mentalità, dei modi di consumo e in quelli di produzione. Le nuove tecnologie incontrano esili barriere e incumbent troppo deboli per contrastarne il cammino. Inoltre le modalità commerciali e distributive, con cui queste tecnologie vengono rivisitate e adattate ai mercati locali più arretrati, possono prendere delle specificità nazionali che alla fine avvantaggiano fortemente i late comers.
È quello che è avvenuto in Cina in molti comparti dominati dalla tecnologia ed è quello che sta avvenendo, oggi, con l’industria culturale cinese. Prendiamo l’editoria. A differenza dell’Europa e degli Stati Uniti, dove l’industria delle parole stampate ha una lunghissima e vitale tradizione industriale e culturale, in Cina ha un radicamento inferiore. Uno stato di cose che ha favorito il diffondersi e l’affermarsi della editoria digitale che è avvenuto piuttosto rapidamente e quasi naturalmente, verrebbe da dire. Perché l’editoria digitale è un sistema enormemente semplificato e più efficiente rispetto a quella tradizionale per far giungere i contenuti al grande pubblico.
Secondo i dati ufficiali in Cina si pubblicano circa mezzo milione di libri l’anno e 66 di questi superano il milione di copie vendute. Come mostra la tabella qui sotto, la Cina è il paese dove ogni anno si pubblicano, in valori assoluti, il maggior numero di novità, sopravanzando il mercato leader, quello Usa, di circa 150mila unità. Malgrado questi dati d
i per sé impressionanti, il mercato cinese ha enormi potenzialità di sviluppo. In Cina si pubblicano 335 titoli per ogni milione di abitanti che sono assai pochi se consideriamo i 1043 negli Stati Uniti, i 2710 del Regno Unito e anche i 1078 dell’Italia. C’è tanto, tanto spazio di crescita in Cina. E questo spazio sarà occupato dal digitale come preconizzano tutti gli analisti.
Nuovi titoli pubblicati nel 2015 per milioni di abitanti:
Il giro d’affari del mercato trade in Cina è di 10,5 miliardi di euro ed è sopravanzato solo dal quello USA che vale circa 25 miliardi di euro.
Valore in milioni dollari del mercato trade del libro:
Ma c’è un dato che non ritroviamo pienamente dispiegato nei mercati occidentali. È quello relativo alla diffusione del mobile publishing. ll rapporto sull’industria del libro cinese, presentato alla Buchmesse di Francoforte, stima, infatti, i ricavi del mobile Publishing in 10,5 miliardi di euro, lo stesso valore generato dall’intera industria del libro. Ne esce un primo scenario: i cinesi studiano e si istruiscono sui libri, mentre nel tempo libero e per piacere leggono sugli smartphone e leggono, soprattutto, nuovi formati narrativi che trovano online su piattaforme specializzato.
Pubblicare con le caratteristiche cinesi
L’ecosistema editoriale che sta prendendo forma in Cina non è quello amazoncentrico dei paesi occidentali o dell’autopubblcazione in ebook, ma è costituito dalle piattaforme e dalle applicazioni di pubblicazione online che stanno conquistando particolarmente i giovani autori. Una scrittrice ventiquattrenne di Pechino la vede molto semplice, in questo modo: “Scriviamo su Internet e vediamo che cosa succede”. In effetti non ci ha messo molto ad essere scoperta sul sito letterario Douban. Racconta: “Ho pubblicato dei racconti su Douban che sono piaciuti a molte persone così un editore mi ha trovato e li ha pubblicati… Quindi questi racconti sono stati raccolti in un libro e infine sono diventati il soggetto di un film”. La giovane scrittrice non è per niente meravigliata dal suo successo pressoché istantaneo: “È facile pubblicare un libro in Cina perché ci sono così tanti lettori e pubblicare non è poi un evento così speciale come da voi. Chiunque scrive e i lettori sono tantissimi”.
C’è una certa iperbole in questa dichiarazione, ma non è poi così lontana dalla realtà. Gli scrittori cinesi scrivono di tutto sulle piattaforme online gratuite: racconti, saggi, articoli, sceneggiature, recensioni di film, ricette e via dicendo. Douban è costruito secondo certi standard di cortesia cinesi, per esempio i lettori possono gratificare le loro storie preferite inviando fiori e anche pochi spiccioli ai loro autori in segno di riconoscenza.
Gli scrittori ricorrono al web perché l’industria editoriale tradizionale è piuttosto impegolata e difficile da raggiungere. La proprietà statale di molte case editrici cinesi è un ostacolo all’innovazione. Per esempio è stata molto lenta l’adozione degli ebook da parte di queste ultime; essendo scarsamente orientate al mercato hanno pochi incentivi a sperimentare e a ricercare nuove strade per raggiungere il lettore. Inoltre il miglioramento del sistema infrastrutturale cinese ha reso molto più efficiente che in passato il servizio della consegna a domicilio e reso possibile lo straordinario fenomeno dell’e-commerce; un miglioramento che paradossalmente ha favorito le merci tradizionali come il libro rispetto ai loro concorrenti digitali come l’ebook che inizialmente aveva un vantaggio logistico che è poi scomparso.
Il governo cinese si è mosso per favorire la diffusione degli ebook e qualcosa si comincia a vedere anche nel mondo tradizionale dell’editoria come riferisce su Publishers Weekly Zhu Yeyang, un analista media della Fiera Internazionale del libro di Pechino. Niente ancora che rispecchi la vivacità e il dinamismo che avviene sul web e sul mobile.
Le piattaforme del mobile publishing
Douban, fondato nel 2005 da Tang Bo un giovane imprenditore che si è laureato in informatica all’Università della California San Diego, è cresciuto fino a diventare, con i suoi 200 milioni di utenti registrati, uno dei più importanti social network in Cina. A fare la parte del leone nel mobile publishing è, comunque, il colosso Tencent holdings, che contende ad Alibaba l’egemonia della nuova economia cinese. Due emanazioni di Tencent sono molto popolari tra gli autori e i lettori. La prima è la mitica WeChat, un app di instant mesagging e tanto altro ancora, con oltre 700 milioni di utenti registrati. WeChat è molto utilizzata dagli scrittori per pubblicare materiali di varia natura comprese serie. L’altra è China Reading, anch’essa una piattaforma di pubblicazione che offre anche oltre 10 milioni di ebook. China Reading ha di recente annunciato la sua intenzione di quotarsi ad Hong Kong entro la fine del 2017 con una IPO di un valore compreso tra i 600 e gli 800 milioni di dollari. Una valutazione considerevole per un soggetto imprenditoriale che opera nell’editoria e che trova pochi riscontri in Occidente.
Shuan Rein, managing director del China Market Research di Shanghai, è molto ottimista sulle prospettive di crescita di China Reading grazie alla sua crescente popolarità come piattaforma di pubblicazione per scrittori ed esordienti. “Per gli autori online – precisa Shuan Rein – ci sono meno restrizioni a pubblicare online che con su carta. Pubblicare un libro è un processo più complicato e lento perché bisogna passare da un editore, spesso una struttura di proprietà dello Stato, non orientata al mercato e scarsamente efficiente. Per un autore può risultare anche costoso intraprendere questa strada, così si preferisce pubblicare online che è un atto istantaneo e può portare rapidamente alla costruzione di una buona base di lettori fidelizzati, che poi sono il capitale sul quale costruire una carriera”. È anche questo il principale capitale di China Reading e il fondamento del suo cospicuo valore per gli azionisti.
Inoltre l’online e il mobile hanno anche un ruolo culturale importante perché coprono un vuoto di contenuti lasciato dagli editori che gravitano sui generi tradizionali e sicuri. Per questo l’online e il mobile sono diventati un grande laboratorio di sperimentazione di generi, formati e relazioni.
Il pubblico della lettura online
Secondo un report del China Internet Network Information Center, oltre 300 milioni di cinesi leggono letteratura online, soprattutto tramite dispositivi mobili, e stima che questi lettori digitali trascorrano circa 30 minuti al giorno leggendo sui dispositivi. Gli autori possono realizzare dei ricavi attraverso la pubblicità, gli abbonamenti o i pagamenti diretti effettuati dalle piattaforme che compensano il fornitore di contenuti. È un modello non dissimile da quello di YouTube. L’attenzione del pubblico attratto dagli autori su queste piattaforme gratuite può essere monetizzato successivamente quando lavori di questi ultimi possono diventare libri, film, sceneggiati televisivi o videogiochi, una forma di intrattenimento popolarissima in Cina, forse la più popolare come mostra la recente acquisizione di Supercell (Clash of Clans, Hay Day, Boom Beach, Clash Royale) da parte di Tencent.
Il pubblico dei lettori è un pubblico fondamentalmente giovanile: circa il 75% è compreso tra un’età che varia tra i 10 e i 39 anni. Le due categorie demografiche più importanti sono gli studenti (25%) e i lavoratori autonomi (10%) con un titolo di studio di scuola superiore e un reddito mensile compreso tra i 300 dollari e i 700 dollari. Secondo i calcoli dell’OCSE occorre moltiplicare questo valore per 3,5 per ottenere il valore d’acquisto effettivo di questi salari.
La Cina per gli editori stranieri
Per gli editori stranieri la trasformazione digitale della Cina offre delle grandi opportunità, perché il mercato è appena nella sua infanzia e ci sono delle enormi potenzialità. Per esempio Yeeyan, una comunità online di crowdsourcing, sta traducendo un cospicuo numero di testi in cinese mettendo al lavoro molti traduttori in contemporanea. Nel 2016 la fiction più venduta è stato Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini, al quinto posto si è piazzato il giapponese Keigo Higashinoa, al sesto Gabriel García Marquez, all’ottavo il il narratore francese Marc Levy. Anche nella non fiction nella prima posizione si trova un autore non cinese, la scozzese Johanna Basford con Il giardino secreto. La Basford piazza un secondo titolo (La foresta incantata) al quinto posto preceduta al quarto dal tecnologo Peter Thiel con il suo Da Zero a uno. Pure nel libro per ragazzi quattro delle prime dieci posizioni sono occupate da scrittori occidentali.
Nel 2014 la Cina ha acquistato 15.500 titoli dall’estero di cui 5.000 dagli Stati Uniti, 2.700 dal Regno Unito, 1.750 dal Giappone e 1.160 dalla Corea. Un incremento del 14% sull’anno precedente per un valore complessivo di 126 milioni di dollari così suddivisi: 21,58% libri scolastici e cultura, 15.39% filosofia e scienze sociali, 11.37% letteratura ed arte, 5.48% libri per ragazzi, 28.61% altri.
Beh! È davvero ora di darsi una mossa.