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Editori, rinnovarsi o sparire. L’ebook è molto più del facsimile del libro

L’ebook è software, il libro è inerte

Sulle pagine del nostro blog non abbiamo perduto occasione per affermare, anche con arroganza, che ebook e libro sono due cose completamente diverse, anche se ingannevolmente simili per via del rapporto di iniziale filiazione. Abbiamo portato l’esempio del rapporto del cinema con il teatro, di quello dei videogiochi con i giochi e asserito che non si tratta solo di un cambio di tecnologia quello dal libro all’ebook, ma soprattutto di contenuto e di fruizione. L’ebook è software + contenuto, il libro no e questa differenza capitale ne fa due mezzi del tutto diversi. È il software che definisce l’essenza dell’ebook. Non è che sia una cosa tanto difficile da capire o la prima che capita nella storia della scienza e della tecnologia.

Anche il passaggio dagli scriptorium degli amanuensi alla tipografia a caratteri mobili inventata da Gutenberg (1455) non ha avuto un effetto immediato sul contenuto. Quella dello stampatore/inventore di Magonza non fu soltanto una rivoluzione tecnica, fu una rivoluzione culturale e sociale senza la quale la Riforma protestante sarebbe una nota a pie’ di pagina nei libri di storia.

La scrittrice Valeria Luiselli tratta proprio di queste questioni sul supplemento del weekend del “Financial Times” del 2 aprile 2016 in un articolo dall’ispirato titolo Dickens+MP3÷Cervantes–Wikipedia=21st-century novel. L’autrice nativa di Città del Messico, con residenza a New York e Venezia, ci informa che si sono dovuti aspettare 150 anni prima che la rivoluzione di Gutenberg si trasferisse nel contenuto grazie al Don Chisciotte (1605) di Cervantes, il primo romanzo moderno. E aggiunge: “Forse dobbiamo aspettare altri 150 anni prima che sia concepito primo romanzo post-Internet? Con l’eccezione dell’entusiasmo effimero per il Twitter-novel, il romanzo è rimasto pressoché lo stesso”. Beh, l’ebook c’è solo da 9 anni, forse è presto perché possa succedere qualcosa di paragonabile a quello che è successo con il Don Chisciotte quattro secoli fa. L’innovazione va spedita ma non come vorremmo e neppure sembra essere così profonda come quella avvenuta all’epoca della seconda rivoluzione industriale. Come dice Peter Thiel, che in genere c’indovina, dal XXI ci aspettavamo le macchine volanti e abbiamo avuto 140 caratteri. Ci aspettavamo il libro interattivo e tridimensionale e abbiamo avuto una bella copia su schermo della pagina stampata inventata cinque secoli fa.

Il club pro-ebook

Adesso si aggiunge un’altra voce prestigiosa, quella del superblog tecnologico Tech Crunch, al club dei pochi residui fan dell’ebook di nuova generazione. Tecnologi come Mike Shatzkin o autori come, Hugh Howey, finora hanno predicato nel deserto, perché né i grandi editori, né i grandi autori e neppure Amazon, che ha investito il settore come una furia, hanno inteso di capire che se l’ebook è un facsimile del libro l’unica ragione per cui il primo può essere preferito al secondo è la differenza sostanziale di prezzo. Fino a quando questa c’è stata, l’ebook è andato come un missile sparato in cielo, quando questa è venuta meno l’ebook è caduto giù come un vettore che ha finito il carburante.

Si può dire che la strategia di Amazon di puntare sull’ebook come replica del libro a un prezzo fortemente competitivo ha funzionato fino a un certo punto per poi mancare il suo scopo. Il deprimente è che non si vede ancora una nuova strategia che la possa sostituire efficacemente; una strategia diversa da quella di consolidare il pianeta Amazon come entità chiusa senza più ponti verso l’industria tradizionale e il suo milieu di autori e professionisti. Speriamo che Bezos e Grandinetti tirino fuori dal cilindro qualche magia. Impresa non facile, ma possibile, anche se Amazon sta diventando sempre più un conglomerato diversificato di molteplici attività che sono diventate molto più importanti del suo business originario, cioè quello di vendere libri con l’e-commerce.

Nell’attesa non ci resta che lamentarci e allargare la base della protesta di coloro che, preferendo ancora leggere al divertirsi e al cazzeggiare, pretendono che sia messo qualcosa di meglio degli attuali ebook sui loro dispositivi di lettura da parte degli autori, degli editori e di Amazon.

Proprio in questo spirito proponiamo al lettore italiano la traduzione di un articolo pubblicato da Tech Crunch, il più conosciuto blog di tecnologia oggi parte di AOL. L’articolo dal titolo E-books are more than just digital facsimiles, and publishers need to realize that, pronto è stato scritto da uno dei contributori più interessanti e più preparati del sito di San Francisco:  Haje Jan Kamps. Condividiamo al 100% quello che Haje ha scritto.

I limiti degli e-reader

L’Amazon Kindle, e gli altri meno popolari e-reader, sono una bella cosa per leggere i romanzi, ma diventano una noia, una frustrazione e una sofferenza quando un contenuto non deve essere letto pagina, dopo pagina, ma consultato muovendosi liberamente all’interno di esso.

Prendiamo ad esempio i libri e le guide di viaggio. Quando siamo in viaggio attraverso il globo, portare un peso di qualche chilo di poderose guide è un gran dolore per la schiena. È molto più pratico portarsi dietro un e-reader che uno scaffale di guide turistiche. L’ebook è senz’altro vincente. Sfortunatamente, però, la sfida non è sul peso, ma sul modo in cui sono strutturate le guide e sulla loro facilità di consultazione.

Quando siamo in viaggio è tutto un saltabeccare da una sezione all’altra, dalla mappa generale alle mappe dei singoli luoghi, dai consigli su cosa vedere a quelli su dove mangiare e alloggiare fino alle faccende più pratiche che riguardano il passaporto, i visti, i prefissi e i numeri da chiamare per le emergenze.

I libri di carta funzionano bene per quello che devono fare

Non è colpa degli ebook se questi alle volte possono apparire irritanti. Sta di fatto che il libro fisico, di carta, ha una interfaccia utente incredibilmente efficiente. Puoi usare le dita o i post-it come segnapagina e muoverti da una sezione all’altra in modo così veloce che la tecnologia non può eguagliare. Puoi scrivere delle annotazioni sul margine, puoi evidenziare le righe o sottolineare le parole o fare un’orecchia alla pagina per segnare un punto importante o il punto di lettura raggiunto. Puoi addirittura fare quello che un mio amico ha fatto nel tentativo di ridurre il peso di un libro: spezzarlo in una mezza dozzina di parti e poi rimontarlo in una nuova sequenza di argomenti.

Ci sono altri tipi di libri che hanno problematiche simili di non linearità. Recentemente ho dovuto consultare un libro per il test di ammissione all’università. La guida ufficiale e il n. 8 nella lista dei bestseller di questa categoria, ma non è assolutamente utilizzabile per studiare. Il libro è pieno di informazioni utilissime, ma la versione Kindle è praticamente inutilizzabile. La formattazione è orribile, ma questo è l’ultimo dei suoi problemi.

Il libro riporta frasi come “vedi a pagina 29 per il punteggio”, ignorando il fatto che la maggior parte degli e-reader non hanno il numero di pagina e neppure esiste il concetto di pagina negli ebook. L’unica cosa che si può dire a quel poveretto che si è fornito di questa versione del libro è che ha fatto un acquisto sbagliato: “Se tu avessi acquistato il libro di carta questo riferimento avrebbe avuto un senso, invece con l’ebook è privo persino di ogni senso.”

Un’altra cosa che lascia senza parole riguarda la sezione di domande e risposte/soluzioni. Nell’ebook sono separate e non c’è alcun modo di saltare dalle une alle altre con un qualche collegamento o scorciatoia. È un vero peccato! Devi cliccare 25 volte in avanti per leggere la risposta e 25 volte indietro per tornare alla domanda e quando sei alle risposte devi scorrere per cercare quella della domanda che magari ti sei già dimenticato. Realisticamente una cosa del genere non è praticabile e invece di sbuffare si fa prima a prendere il telefono e chiamare l’assistenza del Kindle Store per farsi ridare i soldi dell’ebook.

Il non utilizzo della tecnologia degli ebook è una imperdonabile mancanza

Anche se l’editore non conoscesse le potenzialità della tecnologia intelligente incorporata negli ebook (il che potrebbe essere una spiegazione, seppure parecchio imbarazzante), ci sono molti modi per evitare una brutta figura. Per esempio nel caso della sezione di domande e risposte, basterebbe ripetere la domanda nella parte delle risposte: non ci sono dei costi supplementari di pagine o di foliazione in un ebook.

Per la questione “vedi pag. 26 per maggiori informazioni su X”, l’editore avrebbe potuto scrivere “Trattiamo l’argomento X più avanti in questo libro”. Anche questo serve a poco, ma almeno non è un dileggio come la prima indicazione. Alcune tipologie di libri, particolarmente quelle ad alto contenuto grafico, fotografico o illustrativo, non funzionano bene su gli e-reader con tecnologia i-ink.

Nel criticare gli editori critico anche me stesso. Solo una parte dei miei libri sono disponibili in ebook, e il mio libro più venduto (The Rules of Photography and When to Break Them) è il peggiore esempio di come deve essere costruito un ebook. Come si evince dal titolo è pieno di fotografie. Esiste un’edizione Kindle che non ha proprio senso: il libro ha moltissimi esempi e cercare di discutere questi esempi su un display in bianco e nero è una pura perdita di tempo.

Editori: adattarsi o morire

Sta di fatto che la tecnologia e-ink va bene solo per certe categorie di libri. Gli e-readers sono perfetti per leggere i romanzi in viaggio o in vacanza: si può portare un intero scaffale di letteratura su un dispositivo la cui batteria dura svariate settimane. E per di più nessuno può vedere che stai leggendo le 50 sfumature di grigio. Perfetto.

La tecnologia degli e-readers sta maturando velocemente. Evidenziazioni, segnalibri, note al piede, annotazioni e rimandi ora sono uno standard diffuso. Il maggior cambiamento rispetto a 5 anni fa è che adesso si possono leggere testi universitari sugli e-reader senza troppi problemi.

Nel complesso ci siamo. Usando piattaforme come iBooks Author o Amazon KDP, c’è un sacco di tecnologia e di strumenti a disposizione degli editori. Molti di questi strumenti sono però raramente utilizzati. E qui, Signore e Signori, sta la tragedia.

Per alcuni utilizzatori, come quelli di guide turistiche o di libri illustrati, le applicazioni o i siti web sono una soluzione migliore. Per i turisti TripAdvisor o Foursquare funzionano meglio degli ebook, ma sia le app che i siti web necessitano di una connessione Internet attiva, e per molti viaggiatori il fatto di non essere connessi è proprio il bello della loro esperienza o costituisce più semplicemente una necessità economica.

Detto questo, portare le guide turistiche sui telefonini e sui tablet sarebbe importantissimo. Per di più la favolosa tecnologia del retina display sui dispositivi a colori, il GPS montato sulla maggioranza di questi, la fotocamera e una tonnellata di altri strumenti li rendono il mezzo più adatto per chi è in viaggio.

Infine, la tecnologia è in marcia e gli e-ink, gli ebook e le altre tecnologie editoriali continueranno a migliorare. Pertanto se gli editori vogliono sopravvivere come industria, gli dovrebbe essere fatto sapere che è un errore madornale pubblicare una pura replica digitale del libro di carta. Se continua così, il miglior scenario è che i lettori accettino di buon grado questo stato di cose, ma più realisticamente, i lettori prenderanno nota nella loro mente di non acquistare mai una guida, un testo universitario o un libro illustrato su un e-reader.

Editori, se volete restare nel business, smettete di prendere in giro i vostri lettori.

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