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Edison, ultimatum italiano su Edipower. A Edf: prendere o lasciare

Prendere o lasciare. Edison sarà tutta francese e la controllata Edipower tutta italiana. Niente opzioni di uscita, niente nodo prezzo e niente spartizioni da pesare e contropesare. Questa è l’ultima proposta che i soci italiani di Edison (A2A, Iren, Sel, Dolomiti Energia, F.Crt, Mediobanca e Bpm riuniti in Delmi) metteranno sul tavolo dei francesi di Edf per venire a capo del fatico riassetto di Foro Bonaparte (di cui sono co-azionisti al 61,28% con i francesi tramite la holding Transalpina Energia). Già oggi stesso. Altrimenti, dopo mesi di trattativa, due accordi, lettere e incontri, non rimarrà che l’asta competitiva sugli asset della società di energia.

“Rispetto alla proposta di alcuni mesi fa questa è totalmente diversa perché ci sono valori oggi diversi e perché prevede che Edipower sia totalmente italiana ed Edison totalmente francese. Questo progetto non è mai venuto fuori”, ha spiegato Bruno Tabacci l’assessore al bilancio del Comune di Milano che è azionista della municipalizzata A2A. Inoltre, Edipower (6 centrali termoelettriche e 3 idroelettriche) vale un miliardo e il progetto, grazie al ricavato della cessione di Edison, potrebbe essere sostenibile anche senza l’intervento della Cassa depositi e prestiti il cui intervento era stato ipotizzato in passato.

La discesa in campo del ministro dello Sviluppo e delle infrastrutture Corrado Passera, che oggi ha incontrato i vertici di Delmi (dopo un primo incontro il 7 dicembre), garantisce l’appoggio del sistema Italia e rilancia il progetto di una Edipower italiana che assuma rilevanza strategica per il Paese. E che passa in futuro, secondo il piano energetico nazionale di Passera, per una possibile fusione con Delmi per creare il secondo produttore elettrico nazionale. “Ognuno tiene le sue carte – ha detto Tabacci – ma ho l’impressione che nei prossimi giorni i francesi dovranno cercare il governo italiano per tentare di chiudere”.

Il fronte italiano ha così ritrovato l’unità per alzare le barricate di fronte all’avanzata francese. “E’ l’unico modo per arrivare ad un taglio abbastanza netto, con un disegno però di politica industriale rilevante. Vorremmo evitare ostilità e credo che la nostra proposta coincida con i loro interessi”, ha commentato Tabacci che però non si tirerà indietro dallo scontro se necessario. “A loro si fa un’offerta di fronte alla quale, se manifestano ostilità, indurranno noi a tenere una posizione di ostilità, ovvero la guerra”. Il presidente del Cds di A2A, Graziano Tarantini si dice ottimista sull’esito della trattativa, ma anch’egli non si tira indietro di fronte a un eventuale scontro. “Questa è l’ultima proposta, prendere o lasciare, altrimenti non resta che la strada dell’asta”, ha detto Tarantini.

Accetteranno i francesi? A Parigi ormai il malumore è palpabile dopo una trattativa lunga un anno e due accordi. Tanto più che per i francesi non c’è più tempo ma è ormai impellente occuparsi subito dei problemi finanziari di Edison. Il cui cda di Foro Bonaparte si riunisce proprio oggi per fare il punto sul fabbisogno di risorse fresche dopo le analisi degli advisor Goldman Sachs e Rothschild (scelti dagli amministratori indipendenti) e Crédit Suisse e Lazard (scelti da Edison). Magari anche ricorrendo celermente a un aumento di capitale. Opzione fortemente osteggiata dai soci italiani di Foro Buonaparte che sarebbero costretti a diluirsi. Il titolo Edison ha reagito positivamente alle novità emerse dall’incontro con un rialzo dell’1,26% ma ora è debole sotto la parità in attesa del cda, mentre A2A cede lo 0,77%.

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