I patti parasociali alla base della governance di Edison saranno prorogati sino al 30 novembre per consentire ai cda delle varie società coinvolte di verificare l’intesa perfezionata giovedì scorso.
E’ la terza proroga rispetto alla scadenza originaria dello scorso 30 marzo, data in cui il piano di riorganizzazione fu bocciato dal governo. In quell’occasione la scadenza fu rinviata al 15 settembre e poi nuovamente sino al 31 ottobre. L’accordo raggiunto con Edf prevede che i francesi ottengano la maggioranza di Edison, mentre i sociati italiani riuniti in Delmi restano con una quota intorno al 30% e con una way out certa a tre anni legata a un’opzione put.
Oggi alle 18 è previsto il consiglio di gestione di A2A che analizzerà due importanti elementi: l’ipotesi sempre più forte di una presidenza italiana e il diritto di veto che potrebbe essere garantito ai soci italiani in merito ad alcune decisioni strategiche. Nei prossimi giorni, invece, la Consob dovrà decidere sei i transalpini avranno l’obbligo di lanciare un’Opa sulle minorities ed, eventualmente, a quale prezzo.
Nel dettaglio, l’accordo di giovedì scorso assegna a Delmi una quota del 30% con opzione a vendere. Il 25% della partecipazione potrà, infatti, essere ceduto a un valore basato sul multiplo di Ebitda di un campione di società quotate comparabili, mentre il restante 5% sarà liquidato a tre anni a prezzo di mercato e tra un anno una parte potrà essere scambiata con assetti eolici di Edens. Ci sarà, infine, la separazione tra Edf e Delmi che determinerà lo spacchettamento di Edipower, controllata di Edison, che ha tra i soci anche A2A (20%) e Iren (10%). Dei nove impianti, alle multiutility andranno le due centrali idroelettriche di Udine e Mese, che confluiranno in una joint-venture comune, partecipata al 67% da A2A e al 33% da Iren.