Hanno gli occhi puntati sul 1 luglio, Cgil, Cisl, Uil, dopo il confronto con Marc Benayoun, Amministratore delegato di Edison. Tra poco più di 15 giorni dovrebbe, infatti, partire la cessione delle attività di ricerca e perforazione di idrocarburi da parte del colosso energetico. La cessione del ramo d’azienda coinvolge 225 persone, di cui 193 in Italia. Si cerca un partner in grado di assicurare le attività nel medio periodo. E’ certo che Edison ne esce e motiva la scelta scontando la difficoltà di crescere in un mercato con attori più grandi e concorrenziali. Secondo l’azienda in Europa la produzione di idrocarburi è calante , per cui è diventato troppo oneroso avviare ,dappertutto nel mondo, nuove esplorazioni. Il mantenimento del settore Exploratione & Production (E&P ) comporterebbe grandi investimenti economici, con basse remunerazioni. Ma Edison rassicura sindacati e lavoratori su altri obiettivi strategici.
La cessione delle ricerche ha lo scopo di trovare risorse economiche da reimpiegare in attività con maggior tasso di ritorno degli investimenti. Quindi centrali idroelettriche, impianti a ciclo combinato alimentate a gas, un parco eolico in fase di ampliamento , minidroelettrico di piccola taglia . In sintesi investimenti medi annui di 500 milioni di euro nei prossimi tre anni , di cui oltre il 70 % in Italia. Nel business plan trova ampio spazio la componente dell’ energia rinnovabile. Se il piano industriale e l’intesa con i sindacati non fossero stati annunciati prima dell’incontro della settimana scorsa con Papa Francesco con le società energetiche, si poteva pensare anche ad una sopraggiunta ispirazione vaticana. Così non è. Papa Francesco ha invitato i manager a salvaguardare il pianeta con fonti non inquinanti , mentre le grandi compagnie pianificano con largo anticipo. Edison in fondo si è trovata sulla strada giusta.
Il Ceo del gruppo si è impegnato anche nella prossima ristrutturazione della grande centrale a carbone di Marghera. Una bella sfida per l’ambiente e la sbandierata decarbonizzazione italiana , nonostante tutti i 5 mila dipendenti (2/3 in Italia) continueranno ad essere impegnati nel settore del gas e nei servizi energetici ,ambientali alla Pubblica Amministrazione .Tutto quadra, secondo i sindacati che condividono l’obbiettivo di mantenere alti investimenti con un ruolo di primo piano nella transizione energetica in atto. Non avvantaggerà certamente l’intesa industria – sindacati , la scelta di un partner per le attività E&P privo di caratteristiche industriali, ma con connotazioni finanziarie e speculative. Bisognerebbe ridiscutere .Il 1 luglio arriverà.