Sul mercato dell’energia europeo sta per abbattersi un ciclone. Non si tratta soltanto della nouvelle vague mediatica, quella che vede nell’idrogeno il futuro dell’energia verde, con Francia e Germania a fare da apripista negli investimenti pubblici (stanziati rispettivamente 7 e 9 miliardi per lo sviluppo della molecola green), e l’Italia che con la sua rete potrebbe diventare l’hub mediterraneo della distribuzione. Snam e il suo Ad Marco Alverà ci puntano tantissimo, il Governo per ora un po’ meno. Ma c’è dell’altro e il possibile terremoto arriva dalla vicina Francia: Edf, la Enel francese che dal 2002 ha preso il controllo di Edison (facendone oggi la seconda-terza impresa elettrica che opera in Italia), è in una crisi nera. E non c’entra solo il Covid: nel primo semestre del 2020 la società ha registrato una perdita netta di 700 milioni, e annunciato il piano Mimosa che prevede un taglio dei costi operativi da 500 milioni e la cessione di asset per 3 miliardi da qui al 2022.
A pesare sui conti del campione nazionale francese dell’energia, oltre all’emergenza sanitaria, è stata l’esplosione dei costi di realizzazione della centrale nucleare di Flamanville, stimati inizialmente in 3,4 miliardi euro e oggi rivalutati a 19,1 miliardi. Non bastasse, Edf è stata anche accusata da un rapporto dell’Autorità transalpina di non rispettare i parametri di sicurezza nella gestione dell’impianto: secondo Asn (Autorité de sûreté nucléaire) sono ben 36 le infrazioni al codice ambientale, suscettibili “di provocare un inquinamento grave e di mettere a rischio la sicurezza delle persone”. In base a questo rapporto, molte associazioni stanno portando la società in tribunale. Di riflesso i problemi di Edf riguardano da vicino il mercato italiano, visto appunto che tra gli asset in procinto di essere ceduti ci sarebbe anche, secondo la stampa francese (lo sostiene Le Figaro e la società non ha smentito), la controllata italiana Edison.
Dopo il flop della centrale nucleare Edf sta un po’ cambiando i suoi piani: investirà sempre di più sulle rinnovabili, in particolare solare e eolico, il cui fatturato ha già dato soddisfazioni quest’anno con una crescita del 5% a 770 milioni, in netta controtendenza con le altre attività. Inoltre, pare che più che sull’Italia, dove appunto potrebbe dismettere Edison, le velleità del gruppo francese si stiano rivolgendo verso mercati nuovi e ad ampio margine di crescita, come quello africano. Lo scrive sempre Le Figaro, raccontando che Edf sta completando una maxi centrale idroelettrica che coprirà il 30% del fabbisogno energetico del Camerun, e detiene partecipazioni in diverse realtà del continente nero. Un mercato che fa gola, visto che ancora nel 2020 sono 640 milioni i cittadini africani che non hanno accesso alla corrente elettrica.
Edf, società a capitale pubblico, oggi è la seconda utility elettrica mondiale (dopo Enel) con circa 80 miliardi di dollari di ricavi. Nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, dall’inizio della pandemia il titolo in Borsa vale ancora intorno ai 9 euro e il consensus degli analisti gli assegna un rating Buy, con target price nei prossimi tre mesi a 11 euro per azione.
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