Électricité de France S.A. (EDF), la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia oltre che azionista di maggioranza di Edison, ha chiuso il bilancio 2022 con un perdita record di 17,9 miliardi di euro (nel 2021 aveva chiuso con un utile di 5,1 miliardi). Il margine operativo lordo (Ebitda) registra un rosso di 5 miliardi. L’indebitamento finanziario netto sale a 64,5 miliardi di euro. Sul bilancio pesano fortemente lo stop della produzione nucleare e il forzato contributo alla “tariffa scudo” dei francesi decisa dal governo Macron per attenuare l’impatto della guerra Russia-Ucraina sui prezzi dell’elettricità. Nonostante questo, il fatturato è in aumento del 70% a 143,5 miliardi proprio grazie all’aumento dei prezzi dell’energia.
“I risultati del 2022 hanno risentito in modo significativo del calo della nostra produzione di energia elettrica, oltre che delle misure normative eccezionali introdotte in Francia in condizioni di mercato difficili” ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di Edf, Luc Rémont.
EDF da novembre 2004 è tornata ad essere una società a capitale interamente pubblico e dal 18 novembre 2005 è quotata in borsa. Lo Stato Francese, che possedeva circa l’84% della società, negli ultimi mesi ha deciso di acquisire la totalità di EDF con l’obiettivo di ri-nazionalizzare e procedere al delisting dalla Borsa. La scelta dell’Eliseo è stato definito un intervento pubblico “necessario” per ottenere una maggiore indipendenza energetica e permettere a Edf di investire nel piano di espansione nucleare (14 nuovi reattori entro il 2050) voluto dal presidente francese Emmanuel Macron. Il 9 Febbraio, dopo un’opa semplificata, lo Stato ha superato la soglia critica del 90% detenendo il 96% del capitale societario.
Edison diventa sacrificabile?
In Italia EDF controlla Edison che, proprio giovedì 16 febbraio, ha presentato il suo bilancio 2022 con ricavi in crescita ma utili fortemente in calo.
Il profondo indebitamento finanziario di EDF fa crescere le possibilità di vendita di Edison. L’azienda italiana è certamente uno degli asset più pregiati del suo portafoglio e una sua vendita dovrebbe valere tra i 7-8 miliardi di euro. La società francese ha smentito i rumours che si susseguono mentre i gruppi italiani (e non solo) tengono d’occhio la situazione.
I big italiani dell’energia hanno fiutato l’affare: A2a, tramite l’Ad Renato Mazzoncini, si era già mostrata interessata: “Se Edison dovesse essere messa sul mercato – aveva sottolineato – credo sia importante che torni a essere italiana. Di player che possano essere interessati non ce ne sono tanti, ma noi ci metteremmo la testa. Edison è molto simile ad A2A e insieme sarebbero un player importante e di sinergie da realizzare ce ne sono tante”.
Particolarmente interessata della situazione potrebbe essere anche Snam che punta agli asset di stoccaggio di Edison. L’AD Stefano Venier, durante la presentazione del nuovo piano industriale 2022-2026, ha parlato chiaramente dell’interesse: “La capacità di stoccaggio di Edison è 1 bcm, la nostra 11 bcm. Avrebbe senso mettere insieme questi due asset per avere sinergie, ma molto dipende dalle decisioni che Edf ed Edison avranno al riguardo. Sicuramente seguiremo questa opzione molto molto attentamente”. Nel caso in cui lo Stato decidesse di metterli in vendita Snam sarebbe, perciò, pronta ad investire.