Prosegue la frenata dell’economia europea. A dimostrarlo sono arrivati anche i dati Italiani: la fase favorevole, in cui il nostro Paese evidenziato un differenziale di crescita positivo rispetto a Germania e Francia, è terminata, con il Pil che nel secondo trimestre è sceso dello 0,4% e le prime informazioni, piuttosto deludenti, sulle tendenze nei mesi estivi.
Secondo l’ultima congiuntura pubblicata da Ref Ricerche, le caratteristiche sembrano essere ovunque le stesse: in tutti i maggiori Paesi la domanda interna sta decelerando, soprattutto nelle componenti dei beni di consumo e degli investimenti in costruzioni. Questo calo si sta anche traducendo in una flessione delle importazioni e, di conseguenza, in una contrazione del commercio mondiale. Le esportazioni europee hanno smesso di crescere, seguendo la debolezza della domanda mondiale.
Economia italiana in frenata
Date le tendenze della prima parte dell’anno, la crescita “acquisita” in Italia nel 2023 è dello 0,7%. “Alla luce della fase di relativa debolezza che diversi indicatori evidenziano per la seconda metà dell’anno”, prevede Ref “è probabile che su tale valore si posizionerà a consuntivo l’incremento medio dell’anno in corso”. L’attuale fase potrebbe proseguire anche l’anno prossimo, quando il Pil potrebbe subire un incremento inferiore all’1%.
“Le prossime tornate di previsioni, fra le quali molto attesa quella della Nadef di fine mese, rivedranno con tutta probabilità al ribasso le stime di crescita per l’anno prossimo rispetto agli scenari formulati prima dell’estate”, si legge nella nota dell’istituto.
Dal punto di vista dei settori produttivi, la contrazione del Pil nel secondo trimestre deriva da un indebolimento abbastanza diffuso, cui si sono sovrapposti probabilmente alcuni fattori accidentali, come l’alluvione in Emilia Romagna. “È possibile quindi che parte della caduta delle costruzioni venga in parte recuperata nel terzo trimestre”, si legge nello studio, secondo cui, anche al netto di questi effetti le cose non sono andate bene: il valore aggiunto dell’industria in senso stretto ha difatti registrato la quarta variazione consecutiva di segno negativo. I servizi hanno realizzato invece un leggero decremento, che comunque segue a un aumento significativo nel trimestre precedente. In generale, quindi, la divaricazione fra attività industriale e dei servizi negli ultimi trimestri è stata piuttosto marcata.
Le previsioni sul terzo trimestre
Lo scenario non migliora molto spostando l’attenzione sui dati europei del periodo estivo. Per ora le informazioni disponibili sono limitate in prevalenza ai risultati delle inchieste sul clima di fiducia. Queste, nei mesi di luglio e agosto hanno mostrato risultati molto deludenti. Inoltre, se inizialmente il peggioramento del quadro congiunturale riguardava soprattutto le imprese manifatturiere, nei dati più recenti l’indebolimento inizia a interessare anche le attività dei servizi. Le prime informazioni mostrano un peggioramento della congiuntura dell’area euro, con un andamento particolarmente negativo in Germania che potrebbe mostrare una pesante recessione nella parte finale dell’anno.
Dalle survey di Markit si osserva un peggioramento delle tendenze della domanda nell’area euro, e una riduzione del livello degli ordinativi arretrati nell’industria, mentre altre inchiese preannunciano un peggioramento delle attese delle imprese sull’occupazione.
“Un aspetto cui guardare con qualche preoccupazione – sottolinea Ref – è rappresentato dalle attese delle imprese industriali sull’andamento dell’occupazione. Sino al secondo trimestre questa variabile non aveva seguito il deterioramento delle prospettive di produzione, confermando la variazione fra i dati di crescita e quelli relativi alla domanda di lavoro. Negli ultimi mesi però le imprese dell’industria sembrano guardare con maggiore prudenza alle prospettive occupazionali, anticipando una fase di rallentamento della domanda di lavoro”.
Gli indicatori della fiducia dei servizi di mercato hanno evidenziato infine una relativa tenuta delle attese sulla domanda mentre si sono leggermente ridimensionate
le aspettative sull’andamento dell’occupazione. Un aspetto da evidenziare relativamente alle survey del mese di agosto riguarda le attese sui prezzi che, diversamente dall’industria, hanno mostrato una revisione al rialzo.
I consumi in estate, turismo penalizzato dall’aumento dei prezzi
Sul mese di agosto, la congiuntura Ref sottolinea un aspetto particolarmente interessante, relativo ai comportamenti dei consumatori nel periodo estivo. Su questo aspetto, le inchieste presso le famiglie hanno mostrato un miglioramento rispetto ai minimi toccati a inizio anno, riconducibile soprattutto al rallentamento dell’inflazione”. Tuttavia, il quadro per i consumi appare meno positivo se si guarda ai risultati delle indagini presso le imprese del commercio al dettaglio, che hanno evidenziato una riduzione delle attese sugli ordinativi e un progressivo rientro delle attese sui prezzi.
Sul tema dei consumi, uno degli aspetti che hanno caratterizzato i mesi di luglio e agosto sono state anche le informazioni deludenti relative alla stagione turistica, dopo i risultati promettenti emersi sino alla scorsa primavera. “In parte tali risultati sarebbero dipesi anche da un aumento dei flussi di italiani all’estero, che avrebbe ridimensionato gli effetti della ripresa degli arrivi di turisti stranieri nel periodo estivo. Di fatto non si tratterebbe di una frenata della domanda, ma piuttosto, in termini tecnici, di un incremento dell’elasticità delle importazioni alla crescita della domanda”, analizza Ref, secondo cui “una spiegazione possibile è che si sia verificata una perdita di competitività del settore turistico nazionale a seguito degli incrementi significativi dei prezzi degli ultimi due anni.