Nell’ultima giornata del Forum Ambrosetti di Cernobbio la notizia più gradevole per il gotha dell’industria e della finanza che vi assistito è sicuramente quella portata dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, le cui parole sono – un come quelle del premier Mario Draghi – sempre rare ma di solito efficaci. Come stavolta. Anzi, più delle parole contano i numeri che il ministro ha regalato al Gotha dell’economia raccolto, come ogni anno all’inizio di settembre, sulle rive del lago di Como. “I segnali che abbiamo quest’anno – ha esordito Franco – sono incoraggianti: chiuderemo con un deficit e un debito un po’ migliori di quanto indicato nel Def“, il Documento di economia e finanza del Governo, e il rapporto debito/Pil a fine decennio “tornerà a livelli pre-Covid”. “I dati sulla ripresa – ha continuato il ministro dell’Economia – sono incoraggianti, ma è importante che sia più veloce che in passato”.
E sono soprattutto i dati sul Pil a far luccicare gli occhi della platea del Forum Ambrosetti. “Il terzo trimestre – ha annunciato Franco – sta andando bene e per fine anno l’Ufficio Parlamentare del Bilancio prevede un + 5,8% ma non possiamo escludere che a fine anno il Pil sia superiore” e cioè che sfiori o raggiunga il 6%. In linea con Draghi, il ministro getta acqua sul fuoco e spiega che “questo è un rimbalzo dopo la perdita del Pil più profonda del periodo post-bellico”. E’ giusto che il Governo sia prudente anche per evitare l’assalto alla diligenza della spesa pubblica da parte delle forze politiche nella prossima manovra di bilancio. Ma i numeri sono numeri e il 6% del Pil non si vedeva da 60 anni e cioè dai tempi del boom e del miracolo economico italiano a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. E’ vero che l’anno scorso la pandemia ha sprofondato l’Italia in una recessione spaventosa ma non stava scritto da nessuna parte che il rimbalzo sarebbe stato tanto veloce quanto impetuoso. Anzi, per la verità, non erano pochi gli economisti che dubitavano dell’andamento a V dell’economia italiana e cioè del fatto che, dopo la recessione, il rimbalzo sarebbe stato così importante.
Ora il problema vero è non sprecare la straordinaria occasione che l’Italia ha davanti a sé con le cospicue risorse del Next Generation Eu e con le riforme promesse all’Europa dal Governo Draghi. Se spenderemo bene, in fretta e con onestà, gli oltre 200 miliardi che da Bruxelles arriveranno al nostro Paese e se realizzeremo le riforme attese da anni, la speranza che la crescita resti elevata anche per i prossimi anni non è illusoria. Ma guai a cullarsi sugli allori. Non per caso il ministro Franco ha ricordato che a breve il Governo presenterà altre riforme, oltre a quelle già varate prima della pausa di Ferragosto, e che tra queste un posto di primo spetta ovviamente all’imminente riforma fiscale, nella quale “l’intervento sul cuneo e sull’Irpef saranno centrali” e “il carico fiscale dovrà essere quanto più possibile favorevole ai fattori della produzione, in particolare al lavoro”.