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Economia circolare: soldi alle imprese, ma manca la visione

Il bando del 2020 per la riconversione comincia a dare primi risultati. Ma le imprese non possono fare tutto da sole, il governo incalzato sulla strategia nel Recovery plan.

Economia circolare: soldi alle imprese, ma manca la visione

76 milioni di euro disponibili per ricerca e sviluppo sull’economia circolare lanciano qualche segnale positivo. Tra finanziamenti agevolati e soldi a fondo perduto, in questi primi giorni del nuovo anno le imprese mostrano fiducia. È un buon segnale dal mondo del lavoro su qualcosa su cui la politica è molto divisa. Le critiche al governo su come approccia la strategia complessiva sulla circular economy ci stanno tutte. Tuttavia sono già 72 le domande presentate al Mise per accedere ai fondi. Le imprese si muovono per cambiare modo di produrre senza ripercussioni sull’occupazione e sui redditi da lavoro. Fanno affidamento su due leve necessarie: capitali propri e pubblici. Le aziende stanno fornendo, dunque, una prima risposta al programma che il Ministro Patuanelli gestisce insieme ad Enea ed Invitalia.

I 76 milioni sono parte di uno stanziamento più largo di 217 milioni. Fondi pur sempre modesti rispetto alle ambizioni nazionali e a quanto stanno facendo in Europa Germania e Francia. Questa prima tranche è, comunque, conveniente giacché 59 milioni sono finanziamenti agevolati e 17 sono contributi a fondo perduto. La Lombardia è la Regione con il maggior numero di richieste presentate, seguita da Emilia Romagna e Veneto. Altri  progetti sono in arrivo dal Sud, dove le necessità di riconvertire in modo green sono ancora più necessarie. Si  valutano  iniziative di ricerca e sperimentazioni per nuovi prodotti, processi o servizi. Nel decreto 11 giugno 2020 si fa riferimento alle cosiddette tecnologie abilitanti fondamentali (Key Enabling Technologies, KETs) capaci di innovare filiere senza sprechi. Spazio alla gestione dei rifiuti, a sistemi per l’uso razionale e la sanificazione dell’acqua, a nuovi modelli di produzione di packaging. Buone aspettative, sebbene lo scenario per una vera economica circolare in Italia, dicevamo, resta ingarbugliato. 

Le risorse specifiche del Recovery plan che il governo vuole investire non arrivano a 5 miliardi. Il Ministro Costa parla di  “una visione in cui è il sistema Ambiente a trainare tutto il resto”, ma le premesse ancora non si vedono. Oltre ai parziali incentivi alle imprese per innovarsi, il governo è criticato proprio per un deficit di strategia. Che fine hanno fatto le famose  schede della Commissione Colao sulla transizione verde? Il tema dei rifiuti resta una priorità per la quale si pagano multe salate all’Unione europea. È ancora accettabile da pare di Costa e dei Cinquestelle dire no a nuovi impianti di trattamento e  riciclo? La Cina ha appena detto no all’importazione di rifiuti e l’Italia ogni anno, solo di carta, ne esporta lì 100 mila tonnellate. 

Per quanto le imprese si facciano avanti per i finanziamenti pubblici per diventare più sostenibili e restare in piedi, quello che non si vede è proprio la visione di cui parla il Ministro Costa. Non a caso  Renzi ha chiesto a Conte di chiarire come il governo intende davvero intervenire per eliminare i molteplici  veti che  bloccano le vere iniziative di economia circolare. Al di là dei soldi, c’è il passivo delle idee.

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