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Economia circolare: senza gli impianti vince sempre la discarica

Secondo un’analisi di REF Ricerche, l’Italia dovrebbe avviare “almeno 53 impianti di digestione anaerobica e 4 impianti di incenerimento. Diversamente occorre ammettere che preferiamo le discariche”

Economia circolare: senza gli impianti vince sempre la discarica

Per raggiungere il 65% di riciclo dei rifiuti e scendere sotto al 10% di smaltimento in discarica, come vuole l’Europa, l’Italia deve dotarsi di una rete di impianti di trattamento in grado di assorbire i flussi crescenti delle raccolte differenziate. Questo è il messaggio che emerge dall’ultimo report di REF Ricerche, dal titolo “Economia circolare: senza gli impianti vince sempre la discarica”..

“La prospettiva di rendere circolare l’economia – commenta Donato Berardi, direttore del Laboratorio sui servizi pubblici locali di REF Ricerche – suggerisce l’opportunità di una Strategia nazionale in materia ambientale, che punti alla prevenzione e al riuso ma che al contempo sostenga la gestione industriale, per realizzare gli impianti necessari al riciclo e all’incenerimento. Diversamente meglio ammettere che preferiamo le discariche”.

LE EMERGENZE SONO FIGLIE DEGLI ERRORI NELLA PIANIFICAZIONE

Tra il 2014 ed il 2016 la produzione di rifiuti urbani in Italia è aumentata del 3%, registrando un andamento allineato con il Pil e i consumi. Secondo Ref Ricerche, spesso le previsioni di riduzione dei rifiuti sono motivate da valutazioni di carattere politico più che tecnico: si afferma di voler perseguire politiche ambientalmente virtuose, ma poi non si fa nulla per realizzare le promesse.

PREVENZIONE E TARIFFA PUNTUALE NON BASTANO

La pianificazione regionale, così come è impostata sino ad oggi da molte regioni italiane, si è rivelata uno strumento di matrice più politica che tecnica, fondata su stime molto spesso ottimistiche di riduzione della produzione di rifiuto urbano e su proiezioni altrettanto ottimistiche di sviluppo delle raccolte differenziate.

Le politiche di prevenzione, unitamente alla promozione del riuso e all’adozione della tariffa puntuale, possono coadiuvare un percorso di maggiore consapevolezza e riduzione della produzione di rifiuto indifferenziato ma non essere l’elemento che scardina o disarticola la ricognizione dei fabbisogni, giustificando la mancata realizzazione degli impianti e ponendo le condizioni per il ciclico ripetersi di episodi emergenziali.

PACCHETTO ECONOMIA CIRCOLARE: RICICLAGGIO AL 65% E DISCARICA AL 10% ENTRO IL 2035

Per sostanziare gli obiettivi indicati dalle direttive UE che chiedono di raggiungere il 65% di riciclaggio al 2035 e di scendere sotto al 10% di rifiuti smaltiti in discarica occorre un mix di politiche coerenti con la gerarchia dei rifiuti europea.

Economia circolare 1
Ref Ricerche

Assumendo una produzione di rifiuto urbano ferma ai livelli correnti e il mantenimento in efficienza della capacità impiantistica esistente, tra venti anni avremo ancora un fabbisogno aggiuntivo di impianti per il riciclaggio dei rifiuti organici per almeno 2,3 milioni di tonnellate/anno e di impianti di incenerimento per smaltire circa 1,7 milioni di tonnellate/anno in più.

Si tratta di avviare almeno 53 impianti di digestione anaerobica e almeno 4 impianti di incenerimento (1 impianto in Campania di dimensioni pari a quelle di Acerra e 1 di dimensioni equivalenti in Sicilia, 1 di media grandezza a servizio delle regioni del Centro e 1 in Sardegna).

Lo scenario è assai ambizioso e presuppone che:

  • si sia in grado di sganciare la produzione di rifiuto dall’andamento dell’attività economica;
  • che la capacità degli impianti in attività rimanga tale (nonostante le numerose chiusure annunciate dalle amministrazioni locali);
  • che il Mezzogiorno sia in grado di raggiungere livelli di raccolta differenziata coerenti con le migliori esperienze del Paese; che la progettazione eco-sostenibile consenta di contenere gli scarti delle raccolte differenziate.

È chiaro che la violazione di una o più di queste generose assunzioni determina un deciso incremento del fabbisogno impiantistico. 

Autosufficienza macro-area
Ref Ricerche

GLI INGREDIENTI DI UN PERCORSO “CREDIBILE”

Affinché gli auspici non rimangano tali è necessario un impegno per:

  • prevenire la produzione di rifiuto (attuando la responsabilità estesa del produttore, disciplinando i sottoprodotti, promuovendo il riuso, eccetera);
  • dotarsi degli impianti per il riciclaggio coerenti con lo sviluppo delle raccolte differenziate;
  • incentivare il riciclaggio, sostenendo l’industria del riciclo e il reimpiego delle materie prime seconde nei processi produttivi.

La nuova prospettiva dell’economia circolare e il complesso e non omogeneo contesto nazionale suggeriscono l’opportunità di una vera e propria “Strategia nazionale in materia ambientale” che sostenga la gestione industriale, capace di effettuare gli investimenti per lo sviluppo dei servizi e la realizzazione degli impianti necessari al perseguimento degli obiettivi del Pacchetto economia circolare.

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