L’Italia, per il terzo anno consecutivo, si conferma al primo posto tra le cinque principali economie Ue nella classifica relativa all’economia circolare. Gli sforzi fatti sembrano dunque essere ripagati, ma la strada da fare è ancora molto lunga. L’economia circolare sarà infatti fondamentale per portare avanti il processo di transizione ecologica di cui il Paese ha bisogno e che il Governo Draghi ha messo al centro del suo operato creando un ministero apposito. La circolarità sarà inoltre fondamentale per evitare la catastrofe climatica e rispettare gli impegni presi al vertice di Parigi di sei anni fa. Dall’economia circolare infatti dipende il 39% della riduzione di Co2. Ma per raggiungere gli obbiettivi fissati a livello globale occorre raddoppiare l’attuale tasso di circolarità delle merci, passando dall’8,6% al 17%.
Questi i dati principali contenuti nella terza edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021 realizzato dal CEN-Circular Economy Network – la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa – in collaborazione con Enea e presentato oggi in diretta streaming. All’evento ha partecipato anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. “L’Italia è una nazione guida nella circolarità – ha affermato il ministro – Ricicliamo quasi il doppio del totale dei rifiuti rispetto alla Comunità europea, abbiamo un tasso di circolarità che è di circa il 30% maggiore del resto d’Europa. L’intera economia circolare muove numeri importanti: parliamo di più di 210mila operatori del settore, 70 mld di fatturato all’anno”. “Ora – ha continuato Cingolani – dobbiamo potenziare questa nostra capacità. Il Recovery è uno degli strumenti che abbiamo per aumentare la nostra capacità, rimanere leader e diventare nazione guida anche a livello mondiale”.
MENO EMISSIONI
Il rapporto del Circular Economy Network si concentra in particolare sul contributo che l’economia circolare può dare alla lotta al cambiamento climatico.
“Secondo il Circularity Gap Report 2021 del Circle Economy – che misura la circolarità dell’economia mondiale – raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dall’8,6% (dato 2019) al 17%, si possono ridurre i consumi di materia dalle attuali 100 a 79 gigatonnellate e tagliare le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno, avvicinandosi così all’obiettivo zero emissioni al 2050 previsto dall’Unione europea per rispettare l’Accordo di Parigi”, si legge nel report.
Parlando dei singoli settori, l’Unep rileva che la produzione di acciaio con il riciclo del rottame di ferro consente fino al 38% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto alla produzione di acciaio primario ottenuto con minerale di ferro e carbone. L’Enea stima invece che il riciclo dell’alluminio consente di ridurre le emissioni di gas serra fino all’80% rispetto alla produzione di alluminio con l’uso di materie prime vergini. Il riciclo della plastica può ridurre del 90% le emissioni rispetto alla produzione con i derivati dal petrolio. Nel tessile, secondo le stime, raddoppiando l’utilizzo dei capi di abbigliamento si potrebbero ridurre le emissioni del 44%. Prolungare di un anno la vita degli smartphone permetterebbe, secondo la Commissione Ue, di risparmiare 2,1 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, equivalenti all’eliminazione di un milione di auto dalla circolazione. Parlando proprio dei trasporti, uno dei settori chiave nella lotta al cambiamento climatico, l’International Resource Panel (IRP) ha stimato che, attraverso adeguate strategie circolari, si potrebbe risparmiare il 57-70% di emissioni gas serra in relazione al ciclo dei materiali nella produzione dei mezzi e il 30-40% nel loro utilizzo. Infine, per quanto riguarda l’edilizia, con l’uso di materiali sostenibili, le emissioni del settore residenziale potrebbero essere totalmente abbattute.
LA CLASSIFICA DELLA CIRCOLARITÀ
Sommando i risultati raggiunti nella produzione, nel consumo, nella gestione circolare dei rifiuti, negli investimenti, nell’occupazione in settori come riciclo, riparazione e riutilizzo, l’Italia ha ottenuto complessivamente 79 punti, undici in più rispetto alla Francia che si piazza al secondo posto con 68 punti. Seguono la Germania e la Spagna con 65 punti e la Polonia con 54.
Approfondendo le singole aree analizzate dal rapporto, che si rifà a dati del 2019, in termini di produttività l’Italia al primo posto: ogni kg di risorsa consumata genera 3,3 euro di PIL, contro una media europea di 1,98 euro. Il consumo interno di materiali per l’Italia è pari a 490 Mt, mentre in merito al consumo di energia, l’Italia impiega circa 116.000 TEP (Tonnellate equivalenti petrolio) di energia all’anno. In termini di quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia, l’Italia è al secondo posto, dietro alla Spagna, con il 18,2% di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo. La produzione pro capite di rifiuti urbani rimane costante a 499 kg/abitante, contro una produzione media europea di 502 kg/ab, mentre il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019, secondo i dati ISPRA, è del 46,9%, in linea con la media europea, posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%): al primo posto fra le principali economie europee. Il tasso di utilizzo circolare di materia in l’Italia è al 19,3% (media Ue27 pari all’11,9%). Il nostro Paese è invece ultimo in classifica fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati. Infine, per quanto riguarda l’occupazione nei settori della riparazione, del riutilizzo e del riciclo l’Italia è al secondo posto, dietro alla Polonia, ma comunque davanti a Francia, Germania e Spagna.
IL FUTURO
“Presi dalle emergenze, in Italia stiamo sottovalutando la portata del cambiamento europeo in atto verso l’economia circolare. La sfida più importante che abbiamo ora di fronte – dichiara Edo Ronchi, presidente del CEN – è la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: bisogna rafforzare le misure per l’economia circolare. Occorre assegnarle un ruolo strategico nel Piano nazionale per la Transizione ecologica”.
Il Piano d’azione per l’economia circolare della Commissione Europea sottolinea che, per ridurre le emissioni di gas serra, occorre recuperare i gap di circolarità esistenti relativi alla riduzione, all’allungamento e al riutilizzo delle risorse, all’uso di materie prime rigenerative.
In questa direzione, secondo il rapporto, l’Italia ha compiuto alcuni importanti passi avanti. Lo scorso settembre sono stati approvati i decreti che recepiscono le direttive comunitarie in materia di rifiuti contenute nel Pacchetto economia circolare. Entro il marzo 2022 dovrà inoltre essere approvato il Programma nazionale di gestione dei rifiuti. E il nuovo Piano Transizione 4.0, più orientato alla sostenibilità, prevede specifiche agevolazioni per gli investimenti delle imprese finalizzati all’economia circolare.
“È necessario però da una parte essere più ambiziosi nella parte dedicata alla transizione circolare del PNRR, proprio in quanto occasione unica e imperdibile, e dall’altra mettere in campo da subito tutti gli strumenti necessari, tecnologici, regolatori, finanziari e soprattutto di governance a partire dalla Strategia Nazionale per l’Economia Circolare che, come recentemente comunicato dal Ministro Cingolani, sarà elaborata nei prossimi mesi dal Ministero della Transizione Ecologica, in collaborazione con il Mise e con il supporto di Ispra ed Enea”, dichiara Roberto Morabito, direttore del dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di Enea.