Da pochi giorni è disponibile in tutte le librerie online e quelle fisiche (su ordinazione) la nuova edizione di un libro che mancava nella proposta editoriale in lingua italiana. Un libro che ha ricevuto un meritato premio di saggistica, proprio perché colma, come scrive nella prefazione il professor Mario Sirimarco, docente di Filosofia dell’ambiente dell’Università di Teramo: “con l’autorevolezza data da uno studio serio e documentato, una lacuna nella ormai sterminata letteratura sulla filosofia della crisi ecologica: quella relativa al ruolo dei movimenti più o meno spontanei nella nascita e nella diffusione dell’ecologismo e dell’ambientalismo… Ci sono studi su singoli momenti e singoli movimenti ma Domenico Palermo ci offre un quadro estremamente completo e complesso sulla loro presenza, storia, influenza esercitata”.
Abbiamo chiesto all’autore di parlarci del suo lavoro dal titolo: “I precursori dell’ambientalismo. I movimenti giovanili ambientalisti dai Wandervögel ai Fridays For Future”, goWare, 2023, edizione cartacea 20 euro, Edizione digitale 6,99 euro.
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goWare (GO): Che cosa ti ha indotto a intraprende una ricerca su temi così poco o parzialmente studiati?
Domenico Palermo (D.P.): “Una domanda ricorrente sui motivi per i quali i movimenti nati dagli anni Sessanta in poi non fossero riusciti a cambiare il mondo, che mi ha accompagnato per tutto il periodo del Dottorato di Ricerca e, nel 2018, è diventata un libro. Per me è stato un viaggio nella storia, una scoperta continua, uno scavare per trovare risposte sepolte dalla quotidianità. Volevo capire cosa avesse portato l’umanità a passare dalla speranza di un mondo sostenibile e in pace alla costruzione di un futuro fatto di crisi umanitarie ed ecologiche”.
GO: Dove ha origine questa idea dell’ambientalismo come questione centrale del nostro tempo?
D.P.: “Dalla scoperta del movimento Wandervögel, ragazzi che criticavano ad inizio Novecento il progresso che stava distruggendo la natura e chiedevano un cambiamento della morale borghese, fatta solo di ordine e disciplina, e dalla presa di coscienza che il rapporto fra sviluppo, tecnologia e ambiente è da sempre al centro dell’azione ecologica umana”.
GO: Che cosa ti ha colpito delle idee dei ragazzi del movimento Wandervögel, che mi pare significhi qualcosa come “uccelli migratori”?
D.P.: Sono rimasto fortemente impressionato dal loro utilizzo creativo della tecnologia disponibile. Usavano le fotografie per promuovere le loro idee su riviste che realizzavano in autonomia. Creavano illustrazioni, musica e rendevano il tutto ‘arte’, inserendosi nel movimento della Lebensreform.
GO: Qualcosa di assolutamente inedito e modernissimo.
D.P.: Sì. Realizzarono, anche, videoriprese con le macchine dell’epoca. Mi sono reso conto che avevano anticipato i giovani che negli anni Sessanta avrebbero dato vita ad una ribellione all’ordine borghese e al progresso dirompente del secondo dopoguerra. Inoltre, lungi dall’essere un’unica realtà, erano complessi, divisi all’interno per le diverse idee e ideologie che stavano attraversando il primo decennio del XX secolo.
GO: C’è un momento di svolta nella loro storia?
D.P.: “È il 1913, quando riuscirono a organizzare nel mese di ottobre un grande evento sul Monte Meissner per celebrare, in modo alternativo, il centenario della battaglia delle nazioni di Lipsia [che chiude con una sconfitta dei francesi la campagna di Russia di Napoleone]. All’evento parteciparono molte personalità importanti dell’epoca, come Ludwig Klages, Gustav Wyneken e, per alcuni storici americani, anche il sociologo Max Weber. Questo incontro mi sembrò subito un precursore della “Summer of Love” hippy del 1967”.
GO: Proprio alla vigilia della grande tragedia della Prima guerra mondiale. Come influì su questi giovani?
D.P.: “In effetti l’incontro del monte Meissner fu seguito da un evento tragico che finì per cambiare l’atteggiamento di questi giovani: la Prima guerra mondiale. Per coloro che si arruolarono, nelle trincee svanì il sogno romantico di trasformare la Germania, come raccontato da alcuni giovani Wandervögel, tra cui Ernst Junger. La conseguenza nel primo dopoguerra fu che il movimento si divise in nazionalisti, comunisti e pacifisti-naturalisti. Ciò portò intellettuali come Walter Benjamin, attivista del movimento fin dai suoi inizi, ed Hermann Hesse, influenzato dal Movimento e divenutone un ispiratore, ad allontanarsi a causa dell’ideologizzazione politica del Movimento Giovanile Tedesco. Altri intellettuali, invece, si avvicinarono alla parte pacifista-naturalista, come Rudolf Steiner e il suo movimento antroposofico”.
GO: Intendi dire che la guerra fu una sorta di spartiacque nell’azione e nel pensiero di questi movimenti spontanei e romantici?
D.P.: “In effetti fu uno spartiacque. Secondo me è la chiave per capire due aspetti fondamentali che si ripeteranno, da quel momento in poi, in tutti i movimenti ambientalisti: il primo è che i movimenti giovanili sono i portavoce di una crisi imminente, la cui gravità viene percepita apparentemente solo da loro; la seconda è che i giovani di fronte alla reazione saccente e noncurante degli adulti si chiudono nella “verità” delle loro idee, non riconoscendo più alternative possibili per costruire il bene dell’umanità e dell’ambiente se non la loro”.
GO: E quali sono le conseguenze di questo, diciamo, arroccamento?
D.P.: “Ecco che si giunge ai tre errori che hanno sempre minato i movimenti ambientalisti: 1) la pretesa di essere gli unici possessori della verità; 2) la contrapposizione fra generazioni; 3) l’ansia di trovare una soluzione veloce per il cambiamento, invece di un’azione più lenta ma efficace”.
GO: Con l’avvento del nazismo in Germania, come continua il lavoro di questi precursori dell’ambientalismo?
“Il regime nazista mette fine all’esperienza del Movimento Giovanile Tedesco che viene sciolto. Le loro idee varcano l’Atlantico e arrivano in America, dove alcuni giovani pacifisti emigrati riuscirono a trasmettere gli ideali profondi che avevano animato i Wandervögel prima della Grande guerra”.
GO: In quale ambito si manifestò maggiormente l’influsso dei Wandervögel?
D.P.: “Una parte della musica degli anni Cinquanta negli Stati Uniti, per esempio, fu contaminata dall’incontro con i Nature Boy, giovani che imitavano il Movimento Giovanile Tedesco, e diede vita ad alcuni famosi brani come ‘nature boy’ di Nat King Cole e a diversi brani di Gypsy Boots. Anche Hermann Hesse visse una seconda vita letteraria in Nord America e in Europa. La stessa Rachel Carson, una delle figure più importanti dell’ambientalismo, deve molto al pensiero romantico alla base del movimento Wandervögel. I suoi studi per il libro Primavera silenziosa avevano attinto ai documenti prodotti da due agricoltrici americane steineriane contro l’uso dei pesticidi sui loro campi da parte del governo statunitense”.
GO: Torniamo al libro. Tu hai pubblicato la prima edizione quattro anni fa. Poi ha continuato a lavorare su questi temi. Vero?
D.P.: “Sì. Con la prima edizione del libro volevo dimostrare che la filosofia romantica permeava tutti i movimenti giovanili ambientalisti. Un romanticismo così fortemente nichilista e chiuso verso l’esterno da rendere incapace il movimento stesso di promuovere un cambiamento reale. Ma l’ascesa del movimento giovanile del Fridays For Future ha fatto nascere in me la curiosità di conoscerli per capire se, anche in questo movimento, si stessero ripresentando gli stessi segnali che hanno portato alla disfatta dei precedenti movimenti”.
GO: E che cosa hai verificato?
D.P.: Ne è nato è un libro nuovo con un intero capitolo di quasi cento pagine dedicato all’esperienza del movimento Fridays For Future, nato dopo la fine dei NO Global, movimento giovanile pacifista e ambientalista della fine del XX secolo, che per primo aveva chiesto di costruire un’economia partecipata per l’umanità e l’ambiente.
GO: Arriviamo così a Greta?
D.P.: “In effetti, approfondire la figura di Greta Thunberg, con la sua protesta costruttiva, mi ha aiutato a capire come la sua persona sia stata capace di costruire caparbiamente un movimento internazionale con una velocità che solo i giovani possono avere. Le fonti documentali sono moltissime. Oltre ai libri su di lei, primo fra tutti quello scritto dalla madre, internet ha rappresentato la fonte primaria a cui attingere per seguire la sua crescita e quella del Movimento.
Anche se tutto è stato pubblicato e chiunque possa usufruirne per inquadrare il Movimento, questo sforzo di ordinare le fonti non è stato fatto né dai politici né dagli intellettuali odierni, che hanno invece spesso sminuito o ridicolizzato la loro azione solo perché proveniente da un movimento giovanile”.
GO: Che tipo di comprensione si è avuta nei confronti del movimentismo suscitato dall’esempio della Thunberg?
D.P.: “Come per i Wandervögel, anche per i Fridays c’è stato uno sminuimento da parte della generazione degli adulti, che ha assunto un atteggiamento di opposizione alle loro proposte, ritenute infantili e inapplicabili, oppure di mero sfruttamento ai soli fini elettorali. Questo, di contro, ha innescato un irrigidimento di alcune parti del Movimento, conducendoli verso una divisione. Ecco, quindi, il ripresentarsi degli aspetti critici alla base del dissolvimento dei movimenti ambientalisti”.
GO: A quale conclusione porta la tua analisi?
D.P.: “La mia analisi, attraverso il percorso dal Novecento ad oggi, vuole, quindi, offrire a tutti una visione più chiara dei punti di forza e delle criticità del movimento del Fridays For Future, affinché vengano considerati validi interlocutori sulle tematiche ambientali. Questo mio lavoro è stato portato avanti rifacendomi all’approccio di Romano Guardini, guida del movimento giovanile svizzero dei Quickborn, contemporaneo dei Wandervögel. Lui riteneva i giovani le sentinelle capaci di avvertire prima degli adulti la crisi in atto e invitava, con i suoi studi, gli adulti a supportarli per evitarla”.
GO: Dimenticavo, c’è anche Papa Francesco con le sue encicliche.
D.P.: “Certo. Non a caso è stato proprio Guardini l’ispiratore di papa Francesco e delle sue encicliche scritte per affrontare la crisi ecologica in atto. Il Papa, infatti, propone la conversione ecologica del mondo per rispondere alle giuste richieste dei giovani”.
GO: Che messaggio nasce dal tuo lavoro?
D.P.: “Da questa nuova edizione emerge una chiave di lettura di questo fenomeno che è di speranza per i giovani e per gli adulti e un invito a evitare che entrambi commettano ciò che in passato ha portato al fallimento delle proposte di cambiamento dei movimenti ambientalisti”.
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Domenico Palermo è dottore di ricerca in Scienze politiche e curatore del blog ambientalismi.it. Studia da anni la filosofia della crisi ecologica e dei movimenti ambientalisti, pubblicando articoli e saggi accademici di livello internazionale. Nel 2019 ha vinto il premio di saggistica “Luigi D’amico – Parrozzo” con il suo primo libro I precursori dell’ambientalismo.