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Ecofin al via: banche e titoli di Stato scaldano il meeting

Un Ecofin ad alta tensione quello che si riunirà oggi e domani ad Amsterdam con al centro due temi che stanno suscitando enormi polemiche in tutta Europa. All’ordine del giorno c’è l’Unione Bancaria degli Stati Membri, un argomento che non riguarda solo l’ormai celebre questione della garanzia comune sui depositi, ma anche la “riduzione” dei rischi bancari dovuti all’esposizione degli istituti ai titoli di Stato. In entrambi i casi i ministri delle Finanze dovranno scontrarsi con la posizione della Germania che da tempo porta avanti una politica economica nettamente diversa da quella promossa da altri Paesi membri, Italia in primis.

L’Unione Europea deve però trovare un accordo che consenta finalmente di portare a compimento quell’Unione bancaria di cui il continente ha bisogno. Dopo la Vigilanza unica europea e dopo la Risoluzione delle crisi (con tanto di bail-in), manca però la terza gamba: quella garanzia europea sui depositi richiesta da molti Stati Membri, tra cui l’Italia, allo scopo di istituire uno schema condiviso per assicurare i depositi sotto i 100mila euro nel caso in cui una banca dovesse fallire e il sostegno dei depositanti fosse troppo grande per un solo Paese.

La Germania, dopo aver firmato inizialmente l’accordo ma aver più volte ribadito la propria contrarietà alla misura, ha posto di recente un altro paletto: quello della quota di titoli di Stato in mano alle banche. Un tema che però, secondo Mario Draghi, non è solo europeo ma di carattere internazionale. Proprio per questo motivo, secondo il numero uno della Bce dovrebbe essere affrontato in un’altra sede e per una platea globale e non solo europea, ben diversa: quella di Basilea.

Il timore di Berlino, che pensa soprattutto alle banche italiane e al rischio di crisi del debito italiano, è che le banche abbiano in portafoglio una quantità eccessiva di titoli di Stato. Nel caso in cui un Paese dovesse dunque andare in crisi, a rischio ci sarebbe  anche l’equilibrio bancario. Per questo motivo, prima di rassegnarsi ad accettare una garanzia comune, i tedeschi chiedono di ridefinire il grado di rischio dei bond governativi (oggi a rischio zero), assegnando loro un grado di azzardo in base al quale le banche sarebbero costrette a mettere a bilancio una copertura che riduca i pericoli in caso di crisi sovrana. In altre parole, secondo la Germania si potranno condividere i rischi solo nel caso in cui questi vengano ridotti. E dato che avere in portafoglio un’elevata quantità di titoli pubblici è un pericolo, perché ci sia una condivisione è necessario rivederne la portata. 

Un’opzione che per l’Italia equivarrebbe ad un disastro. Non a caso ieri, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che mettere dei vincoli è sbagliato, il Governo è fortemente contrario”. A supportare le affermazioni del numero uno del Mef anche uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia secondo il quale, nel caso in cui si ponessero dei limiti al possesso di titoli di Stato o se ad essi venisse attribuito un coefficiente di rischio superiore allo zero, gli istituti italiani potrebbero subire  squilibri enormi. Attualmente le banche nostrane posseggono 270 miliardi di Bot e Btp, il doppio rispetto alla media europea. Nel caso in cui la proposta tedesca andasse in porto, le principali banche italiane dovrebbero disfarsi di circa 100 miliardi di euro di bond pubblici. Da sottolineare però che il Quantitative Easing della Banca Centrale Europea potrebbe presto risolvere la situazione senza bisogno di interventi strutturali, dato che Francoforte sta acquistando bond per 80 miliardi di euro al mese, il 15% dei quali italiani. In breve tempo dunque, il problema potrebbe non esistere più. 

“Non c’è alcuna possibilità che si accetti un percorso sui titoli di Stato senza una strategia complessiva – ha detto Renzi -. La posizione italiana su questo sarà molto chiara ma l’ultima cosa da fare è aprire polemiche e discussioni all’interno dell’Eurozona”.

Da sottolineare infine che, in base al alcune indiscrezioni, alcuni burocrati dell’Unioe avrebbero consigliato a Schauble di ammorbidire la sua posizione sulla questione. Far “arrabbiare” gli altri Stati Membri potrebbe essere controproducente, dato che questi ultimi potrebbero chiedere di ridiscutere i privilegi ottenuti da Berlino sulle esposizioni delle banche tedesche ai derivati finanziari. 

L’Ecofin dovrà dunque cercare di trovare un compromesso anche su questo spinoso tema, prendendo comunque atto della lontananza esistente tra le varie posizioni. La presidenza olandese ha presentato un report sull’esposizione degli istituti al debito nazionale. Nel rapporto si prefigurano 5 differenti ipotesi: la prima prevede di lasciare tutto così com’è, le altre invece stabiliscono un tetto ai titoli del debito pubblico nel portafoglio delle banche in base a determinati parametri. Lo scontro non sarà certamente indolore e la strada verso la costituzione di una vera Unione bancaria, alla vigilia di questa importantissima riunione, appare sempre più in salita. A meno che non si preferisca rinviare tutto.

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