Se l’Italia non avesse un Nord e un Sud per la politica sarebbe una disgrazia. Per fortuna (!?) ce l’abbiamo e quindi le occasioni per recriminare e polemizzare non mancano mai. Soprattutto quando ci sono soldi da spendere. Il Pnrr è oggi il caso più adatto alla contesa tra destra e sinistra. È stato concepito per appianare le differenze tra le due parti del paese e sono state approvate norme che destinano al Sud il 40% delle risorse. Sennonché il governo ha cambiato le carte in tavola su alcuni decisivi programmi. Gli incentivi ambientali attraverso il sistema dell’Ecobonus sono finiti più in Lombardia e Veneto che non nelle regioni del Sud.
Tra grida di dolore e difese populiste è stato abolito per decreto. Chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato. Il ministro Giancarlo Giorgetti si è autocelebrato quanto Giuseppe Conte e la schiera pentastellata si sono depressi. Ora la Cgil è andata a spulciare trai dati del ministero dell’Ambiente e ha scoperto che degli oltre 13 miliardi di euro di Ecobonus soltanto 3,617 miliardi sono stati spesi al Sud. Lombardia e Veneto hanno preso rispettivamente due miliardi e 900 milioni e 1 miliardo e 600 milioni. Separatismo ambientale manovrato da Roma.
I numeri non mentono, scrive la Cgil, e se due regioni forti del Nord pareggiano con il Sud non è un caso. Una partita con arbitro di parte. I due capi di Lombardia e Veneto sono della Lega e allora…“. I criteri di scelta degli interventi finanziati, con particolare riferimento a quelli che sostituiscono le risorse nazionali (cosiddetti progetti in essere), risultano opachi se non completamente oscuri” ha detto Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil. Il Pnrr doveva ridurre del 40% il consumo di energie e il miglioramento di due classi energetiche degli edifici residenziali. L’Ecobonus si è rivelato troppo generoso e per pochi? Il Nord era messo benino e ora è messo meglio. Il Sud aspetta il prossimo giro.