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Ecobonus e sismabonus: verso la proroga? Governo punta al credito d’imposta per aziende

Ultimi tre mesi prima della scadenza degli incentivi. L’Ance chiede al Governo di prorogare al 2020 lo sconto Irpef commisurato al 50% dell’Iva dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, la stabilizzazione di ecobonus e bonus ristrutturazioni e l’allargamento del sismabonus – Il viceministro Morando: “Possibile credito d’imposta per le aziende che investono in formazione”

Ecobonus e sismabonus: verso la proroga? Governo punta al credito d’imposta per aziende

“Chiediamo la proroga fino al 2020 della detrazione Irpef commisurata al 50% dell’Iva dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, così da riuscire a indirizzare la domanda verso l’acquisto di abitazioni non inquinanti e più efficienti”. In vista della legge di Bilancio 2018, è questa una delle tre proposte lanciate oggi da Giuliano Campana, presidente dell’Ance, nel corso di un convegno su ecobonus e sismabonus organizzato a Roma dall’Associazione nazionale costruttori edili.

La seconda proposta riguarda “la messa a regime della detrazione Irpef per il recupero edilizio, nelle formulazioni potenziate e in vigore fino al 31 dicembre 2017, e la proroga fino al 2021 della detrazione per interventi di riqualificazione energetica eseguiti su edifici esistenti”.

Inoltre, Campana ha chiesto l’estensione del sismabonus per la sostituzione edilizia “anche alle zone 2 e 3, sia per le abitazioni sia per gli immobili ad uso produttivo”. Il riferimento è alla detrazione Irpef del 75-85% introdotta l’anno scorso sul prezzo di vendita (fino ad un massimo di 96mila euro) per l’acquisto di case antisismiche situate nelle zone 1, quelle a maggior rischio.

“Questi benefici devono poter valere per tutti – ha detto ancora il numero uno dell’Ance – case, uffici, capannoni. Il limite di 96mila euro per unità immobiliare, inoltre, appare del tutto inefficace per gli immobili produttivi, per i quali sono necessari interventi mediamente più costosi”.

Per questa ragione, “riteniamo che il bonus vada rimodulato in funzione dell’immobile su cui s’interviene, commisurando le premialità alla superficie e ammettendo anche la possibilità di cumulo tra sismabonus ed ecobonus per spese differenti – ha detto ancora Campana – Occorre infine riconoscere la possibilità della cessione del credito anche agli interventi su singole unità immobiliari e per edifici diversi da quelli condominiali, compresi quelli a destinazione produttiva”.

Secondo l’Ance, sono 11 milioni gli edifici – residenziali e non – che sorgono in aree ad alto rischio sismico e 19 milioni le famiglie che abitano in queste zone. Inoltre, il 74% delle case presenti in queste aree sono state costruite prima della legge antisismica. L’Associazione sottolinea poi che dal 1944 al 2013 sono stati spesi ogni anno in media 2,7 miliardi di euro per far fronte a questa situazione. Infine, il patrimonio immobiliare è in gran parte anche energivoro, al punto che la sola edilizia rappresenta il 36% dei consumi energetici totali.

“Ritengo che si potrebbe introdurre un credito d’imposta automatico per le imprese che fanno investimenti su riqualificazione e formazione dei dipendenti, per far entrare giovani in azienda e riqualificare quelli già presenti – ha detto Enrico Morando, viceministro dell’Economia, intervenendo al convegno Ance – Larga parte del divario di crescita e di occupazione fra l’Italia e la media europea è legata alla troppo flebile ripartenza dei settori delle costruzioni e dell’edilizia. Un miglioramento c’è stato: nel 2015 crescevamo a un ritmo inferiore del 50% rispetto alla media europea, quest’anno del 25%. Ma la rapida uscita dal Qe potrebbe portarci in un contesto più difficile in cui questo gap rischia di tornare ad allargarsi”.

Morando ha poi rilevato che “i bonus fin qui hanno funzionato, anche durante la grande recessione, evitando il rovescio definitivo del settore. Ma queste misure hanno dei limiti. Sul piano economico e sociale, perché trattandosi di bonus Irpef discriminano le famiglie proprietarie che hanno meno reddito o sono del tutto incapienti. Ma anche a livello ambientale, perché non hanno trovato applicazione sui grandi palazzi più energivori costruiti negli anni 60 e 70, che sono dei caloriferi a cielo aperto”.

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