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Ecco la Generazione Y: così cambia la finanza

Alle porte c’è una nuova generazione di investitori: giovani che tra dieci o vent’anni saranno probabilmente in possesso di patrimoni di maggiore consistenza. La generazione Y. Una generazione digitale che ha una modalità di relazione e di accesso alle informazioni finanziarie radicalmente diverse rispetto agli investitori precedenti ma che allo stesso tempo ha la necessità di disporre di un professionista del risparmio che offra consulenza sui temi più complessi.

La fotografia è stata tracciata da Nicola Rocchetti di Gfk Eurisko in uno studio commissionato dall’Efpa Italia, European financial planning association, e presentato durante l’ultimo meeting annuale svoltosi a Genova il 4 e 5 giugno.

CHI E’ LA GENERAZIONE Y

Si tratta di circa 13,3 milioni di persone nate tra il 1980 e il 2004. Venticinque anni che a livello generazionale si dividono in un 17% di giovani fino a 17 anni, un 31% che ha tra i 18 e i 24 anni e un 52% che arriva a 34 anni. La generazione Y è in sostanziale equilibrio di genere: 51% uomini e 49% donne. E risiede per la metà al Nord, per il 34% nel Sud e nelle isole e per il restante 20% al Centro. L’85% appartiene a una classe patrimoniale “mass market” e in via residuale “affluent”. La base di riferimento utilizzata per la ricerca, che confronta la generazione Y con le famiglie, è l’indagine “Multifinanziaria Retail Market”: un universo di famiglie italiane con capofamiglia di età compresa tra i 18 ed i 74 anni, rappresentativa di 20,5 milioni di nuclei familiari. La ricerca è stata costruita sulla base di 5.000 interviste face-to-face effettuate ai capofamiglia (riferimenti finanziari) in rappresentanza di tutti i parametri socio-demografici di rilievo.

COME SI COMPORTA LA GENERAZIONE Y

Nella generazione Y cambiano i comportamenti e i modelli di consumo: guadagna terreno l’abitudine di controllare attentamente gli estratti conto della banca e di cercare modi vantaggiosi di investire denaro, perde appeal l’abitudine di spendere tutti i soldi piuttosto che risparmiarli. Chi poi dichiara “Mi piace spendere” diminuisce del 17,4% rispetto al 2008. Per la generazione Y il risparmio resta una priorità, soprattutto nell’ottica di “accumulare” per proteggersi dal futuro e per finanziare eventuali progetti. Anche la casa è uno degli obiettivi principali.Quando si parla di scelte di investimento, rispetto alle famiglie la generazione Y mette maggior focus sul breve termine e sulla tassazione. Priorità rimangono comunque la sicurezza, il rendimento e la semplicità.

MENO FONDI COMUNIPIU’ TECNOLOGIA

Quello che colpisce nella tipologia di scelte di investimento è la riduzione del risparmio gestito. Mentre dal 2001 al 2014 i possessori di fondi con età medio-matura (maggiore dei 35 anni) sono saliti dall’88% al 92%, nello stesso periodo di tempo i sottoscrittori di fondi con età medio-giovane (minore di 34 anni) sono diminuiti dal 12% all’8%.
In questo scenario la tecnologia sta cambiando i paradigmi di relazione tra domanda e offerta anche nella finanza. Il 96% della generazione Y usa internet, a fronte del 75% della generazione Baby boomers e del 34% della generazione Senior. Il divario si allarga quando si passa ad analizzare il mobile, che si sta diffondendo esponenzialmente (dal 4% sul totale del 2008 al 48% del gennaio 2015) creando una nuova cultura della semplicità. Qui l’83% della generazione Y usa il mobile a fronte del 44% dei baby boomers e dell’11% dei senior. Infine, il 23% della generazione Y usa i social network per i temi legati alla finanza, contro l’11% di media in Italia.

QUATTRO NUOVI PARADIGMI

Lo studio individua quindi quattro nuovi paradigmi per la generazione Y:
1) Relazione orizzontale nel rapporto paritario con la banca/il professionista del risparmio; 
2) Proattività dell’offerta: la banca/il professionista del risparmio si attiva, segnala, suggerisce;
3) Personalizzazione dell’offerta: la banca /il professionista del risparmio parla a me;
4)Velocità di risposta: riscontri quasi in tempo reale e sul canale prescelto da me.

COME CAMBIA LA CONSULENZA

Se la fuga dall’agenzia pare essersi fermata, alla banca rimangono i servizi a basso valore aggiunto (operatività ordinaria) mentre il professionista del risparmio deve focalizzare la sua attenzione sulla consulenza a valore aggiunto ripensando allo stesso tempo il proprio linguaggio. Il vantaggio della capacità relazionale e professionale del consulente rispetto alla banca è infatti minore presso la generazione Y: lo studio indica che la soddisfazione (voti 7-8) nei confronti del consulente/promotore si attesta al 56% degli utilizzatori e quella nei confronti della banca al 55%. Al contrario nelle famiglie esiste un divario di soddisfazione: il 56% è soddisfatto della banca mentre più famiglie, il 66%, sono soddisfatte del consulente. Allo stesso tempo oggi gli investitori, e in particolare la generazione Y, sono più consci di aver bisogno di consulenza e assistenza. Ma deve cambiare la modalità di interazione: meno corsi di formazione su temi finanziari e più servizi web/app di supporto alla gestione delle finanze. Senza sottovalutare la relazione diretta: la fisicità della relazione, che significa incontri di persona in sede o in banca, conta di più di quanto non pensassimo per la generazione Y che, inoltre, è più disposta a sostenere i costi di un servizio di consulenza di gestione del risparmio.

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