Toglieteci tutto, ma non il caffè alla mattina. La crisi che continua a imperversare su Italia ed Europa sta facendo una vittima eccellente. E soprattutto inaspettata: persino l’intoccabile industria del caffè, solitamente poco esposta alle fluttuazioni economiche, specialmente in Paesi come Italia e Spagna dove cappuccino e cortados sono tradizioni irrinunciabili, inizia a perdere colpi.
A darne notizia è il Financial Times, che scrive: “The coffee culture emblematic of southern Europe is under siege”. La cultura del caffè nel Sud Europa è sotto assedio: italiani e spagnoli ne stanno riducendo il consumo in modo sensibile, portandolo ai minimi storici e causando un notevole calo del prezzo della materia prima all’ingrosso. I due Paesi sono infatti rispettivamente il secondo e il quarto maggior importatore di caffè in Europa (prima e terza sono Germania e Francia, dove invece il consumo è in crescita): in Italia nel 2011 la domanda è diminuita di ben 5,68 chilogrammi per persona, scendendo secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del caffè al livello più basso degli ultimi sei anni, mentre in Spagna era da cinque anni che non si registrava un simile calo.
La motivazione va cercata solo in piccola parte nel proliferare delle porzioni mono-uso tipo Nespresso, che tanto vanno di moda e riducono gli sprechi di caffé, bensì principalmente nella crisi che, secondo Alessandro Polojac, presidente dell’associazione Comitato Italiano Caffè, “dopo quattro anni sta ufficialmente investendo il settore del caffè”, e che secondo Max Fabian, ad della Demus (produttore italiano di caffè decaffeinato), “sta cambiando le abitudini degli italiani, che prima usavano molto il consumo out-of-home, diventato troppo costoso”. Effettivamente, ormai il prezzo medio per un espresso al bar ha raggiunto la soglia psicologica di 1 euro.
E dunque, visto che il caffè te lo fai a casa, tanto vale risparmiare, optando per miscele più economiche, con un più basso contenuto di premio Arabica. Proprio per questo motivo il costo del caffè di alta qualità arabica a New York, punto di riferimento del mercato globale, è in flessione del 43% rispetto al massimo storico di 34 anni fa, sceso a 1,75 dollari per libbra. Basti pensare che solo l’anno scorso il prezzo superava ancora i 3 dollari a libbra (3,089 il picco), complice anche il fatto che la Colombia, il più grande produttore di semi di alta qualità, ebbe un pessimo raccolto a causa del maltempo.