L’Iva sugli ebook scende dal 15 al 5%, la stessa aliquota prevista per i libri di carta. In alcuni casi, l’imposta sul valore aggiunto potrà arrivare addirittura a zero. Dopo tre anni e mezzo di discussioni, l’Ecofin di martedì ha finalmente trovato l’accordo finale sulla questione, che era ferma in Consiglio da maggio, quando l’intesa era stata bloccata prima dalla Repubblica Ceca e poi dalla Romania, insoddisfatte per il mancato accordo sul regime di inversione contabile.
Si conclude così una battaglia lanciata nel 2015 dall’Italia, che per prima – e da sola – con l’allora ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, aveva iniziato a fare pressioni su Bruxelles per ottenere il cambiamento delle regole Ue in tema di Iva sugli ebook.
La norma attuale prevede infatti un’aliquota minima del 15% per i libri elettronici e una del 5% per quelli di carta. In base all’accordo raggiunto dai ministri finanziari dell’Unione europea, ora chi vorrà potrà allineare le due aliquote su una stessa base imponibile. Non solo: l’Iva potrà scendere sotto il 5% o essere perfino azzerata da quegli Stati membri che attualmente già prevedono analogo regime per le pubblicazioni fisiche.
Le nuove regole entrano in vigore subito ma soltanto in via provvisoria: per la loro definizione finale è necessaria la riforma dell’Iva a livello Ue, su cui sta lavorando la Commissione europea.
Il primo Paese a porre la questione, come detto, è stata proprio l’Italia, che forzando la mano aveva imposto l’Iva al 4% sugli ebook a partire dal primo gennaio 2015, in base al principio secondo cui “un libro è sempre un libro”. Non importa come lo si legge.
“La riduzione dell’aliquota Iva sulla stampa digitale promuoverà l’accesso dei cittadini europei alla stampa di contenuti su tutte le piattaforme, che svolgono un ruolo così cruciale nella democrazia europea”, commenta Carlo Perrone, presidente dell’Associazione europea degli editori (Enpa).