La scrematura dei playoff, per quanto avvincente e spettacolare, non ha di certo dato risultati particolarmente sorprendenti: a giocarsi le finali di conference Nba saranno alla fine proprio le quattro squadre finite rispettivamente prime e seconde dei loro raggruppamenti.
E così Miami, che sin qui nella fase a eliminazione diretta ha perso un solo incontro, farà visita a Indiana nelle prime due gare e per l’eventuale “bella” della serie al meglio delle 7 partite. Paradossalmente una brutta notizia per i gialloneri, che hanno subito quattro delle cinque sconfitte di questi playoff proprio sullo stregato parquet di casa. San Antonio invece, che nel primo turno aveva sofferto contro Dallas, ha liquidato rapidamente Portland e ora aspetta gli Oklahoma City Thunder reduci da sei gare di pura battaglia contro i L.A. Clippers, in quella che era sicuramente la sfida sulla carta più equilibrata del secondo turno di playoff.
Si va dunque verso un bis della finalissima Heat-Spurs dello scorso anno, vinta da Miami? Non è detto, e soprattutto non è detto che la spuntino ancora i rossoneri, visto che San Antonio avrà sempre e comunque il vantaggio del campo mentre non lo stesso si può dire dei campioni in carica, che al contrario contro tutte e tre le avversarie della semifinale e dell’eventuale finale giocherà sempre e comunque le gare decisive lontano dall’American Airlines Arena.
Di certo, al momento, c’è solo che questa sarà stata la stagione Nba “dei poveri”. Già, perchè stando alla classifica stilata da Forbes la squadra con più valore delle quattro è proprio Miami, per certi versi la favorita del torneo ma solo settima su 30 franchigie con una valutazione di 770 milioni di dollari, poco più della metà dei New York Knicks, primi con 1,4 miliardi e con fatturato da 287 milioni, ricavi di quasi 100 milioni nell’ultimo anno e soprattutto unici con un rapporto debito/Pil pari allo 0%, nonostante i playoff neanche raggiunti e un titolo che manca dal lontanissimo 1973.
Fuori dai playoff è rimasta anche la seconda squadra più valutata, quei Los Angeles Lakers incappati in una delle stagioni più nere della storia recente ma ancora al primo posto come fatturato (295 milioni). E a testimoniare che non sempre il business paga sul campo, anzi, è la graduatoria delle altre tre finaliste di conference. Gli Spurs, quattro titoli negli ultimi 15 anni, sono “solo” decimi con 660 milioni, sopravanzando proprio i prossimi rivali di Oklahoma con 590, entrambe con ricavi che sono poco più di un terzo di quello dei Knicks.
Infine c’è la Cenerentola Indiana, che recita quasi il ruolo della piccola fiammiferaia: Paul George e soci valgono secondo Forbes 475 milioni di dollari, 22esimi su 30 squadre (l’ultima è Milwaukee con 405), e ricavano appena 11 milioni, lasciandosi alle spalle quasi solo franchigie in perdita. Intanto, però, lanciano la sfida a Miami, già battuta in stagione.