Partiamo dalle certezze. Come sempre, quando c’è di mezzo Apple, pochissime. Intanto c’è l’appuntamento, confermato per oggi alle ore 19 italiane allo Yerba Buena center for the arts di San Francisco, e anche il nome del nuovo gioiello, che dovrebbe essere “5”: nel save-the-date inviato da Cupertino una settimana fa compare infatti il “12” del giorno dell’evento e la sua ombra disegna un inconfondibile “5”. Poi, è ormai acclarato che il nuovo iPhone 5 presentato in diretta planetaria dall’ad di Apple Tim Cook sarà più sottile del precedente, e probabilmente più sottile persino del rivalissimo Samsung Galaxy S3: si parla di 7,6 millimetri di spessore, mentre il quinto melafonino sarà anche più lungo per dare spazio al nuovo schermo touch screen (Retina Display da 640×1136 pixel) da 4 pollici, rispetto ai 3,5 del modello 4S. Per quanto concerne la connettività di rete, sarà montato il chip 4G Long Term Evolution, compatibile per la prima volta con tutte le reti LTE mondiali (di Stati Uniti, Europa e Asia).
E’ inoltre quasi certo che il nuovo iPhone, che finora è stato identificato con il nome in codice N42, si baserà sul sistema operativo iOS 6 e che presenterà la versione 2.0 di Siri, l’assistente vocale di Apple, che sulla carta dovrebbe essere uno dei fiori all’occhiello dell’ultima creazione di Cupertino. Miglioramenti sono in arrivo anche per la fotocamera, per processore e grafica: probabilmente sarà usato il chip dual-core Apple A6 dotato di un sensore fotografico con marchio Sony da 12 megapixel.
Sulle caratteristiche tecniche, al momento, non è dato sapere altro. E per tutto il resto, come da copione Apple, resteremo fino all’ultimo nel campo delle incertezze. Se non addirittura del fitto mistero. A cominciare dalla data di uscita: è quasi certo che l’iPhone 5 verrà messo in commercio nove giorno dopo la presentazione negli Stati Uniti, ossia il 21 settembre, e secondo il Telegraph quella dovrebbe essere la data anche per la Gran Bretagna, mentre non è dato sapere esattamente il giorno per gli altri Paesi. In Italia, stando ai rumors e a quanto riferiscono alcuni operatori, il nuovo gioiello di Cupertino dovrebbe arrivare la settimana successiva, o al più tardi i primi di ottobre. Per quanto riguarda i prezzi, dovrebbero essere più o meno gli stessi del 4S: 649 euro per la versione a 16 GB, 749 per quella a 32 GB e 849 per quella a 64 GB.
In ogni caso il 21 settembre, come ricorda sfiziosamente l’Huffington Post, è una data curiosa, già affollata di eventi e celebrazioni varie: infatti è il Giorno internazionale della pace e anche il “World Gratitude Day”. Gratitudine forse i fan della tecnologia la porteranno nei confronti di Tim Cook e soci, ma che l’uscita dell’iPhone 5 sia da legare in qualche modo alla pace è tutt’altro che ipotizzabile.
Non bastasse infatti lo scandalo emerso qualche tempo fa sulla produzione di Apple in Cina, dove alcuni impianti erano stati scoperti “militarizzati”, con turni di lavoro e salari improponibili, il che costrinse Steve Jobs in persona ad intervenire, ecco che alla vigilia della nuova celebrazione della mela morsicata è esploso il caso Foxconn. A svelarlo è il New York Times, che riporta una denuncia dell’Ong China Labor Watch, secondo la quale l’azienda taiwanese che assembla i pezzi dell’iPhone ha colmato il “gap” del ridimensionamento dei turni facendo lavorare gli studenti “stagisti”, che dovrebbero andar lì per imparare e che invece fanno parte a tutti gli effetti della catena di montaggio.
Foxconn non nega, ma sostiene che solo il 2,7 % della sua forza-lavoro è costituita da studenti. Che, aggiunge, sono liberi di andarsene in ogni momento. Ma i diretti interessati, quelli interpellati dal quotidiano americano, smentiscono categoricamente: se ce ne andiamo i nostri professori hanno detto che la laurea possiamo scordarcela.
Ma non è tutto. Nel giorno in cui la Apple presenta il nuovo modello di iPhone gli “Amici della terra”, in Francia, criticano la casa di Cupertino denunciando “l’obsolescenza programmata in serie” dei suoi smartphones e mette in guardia dal “costo ecologico e sociale” di questa operazione. L’iPhone 5, dicono gli Amici della terra, “con tre generazioni di iPad in due anni e sei di iPhone in sei, non è in realtà che il nuovo capitolo della lunga saga della Apple in tema di obsolescenza programmata nel settore hi-tech, cosa che ha un grave costo economico e sociale”. Con un comunicato l’associazione invita dunque a riflettere “sullo sfruttamento massicio delle risorse, l’estrazione di terre rare e minerali dai Paesi del Sud, gli impatti sanitari sulle popolazioni locali, la sovraproduzione di rifiuti e di scarti”.
In soccorso della mela morsicata arriva però Jp Morgan. La banca d’affari statunitense, pur facendo stime più caute sulle vendite dell’iPhone rispetto ad altri analisti, che arrivano a prevedere la distribuzione di 48 milioni di pezzi entro fine anno e di altri 250 milioni in tutto il 2013, ha stimato che l’impatto economico del nuovo gioiello con il simbolo della mela morsicata potrebbe arrivare a incrementare di un terzo di punto – forse addirittura dello 0,5 percento – il Pil degli Usa dell’ultimo trimestre 2012. La stima è calcolata sul prezzo di 600 dollari per telefonino (in realtà potrebbe arrivare sui 700): un terzo va ai fornitori e a Foxconn, e 400 entrano in tasca ad Apple, per ogni singolo smartphone venduto. Al netto della sostenibilità e dello sfruttamento del lavoro, ci guadagnano proprio tutti.