Non c’è Cina, Russia o mercati emergenti che tengano. Anche il lusso si è arreso sotto i colpi del pessimismo sull’economia. Dopo i cali di ieri, anche oggi Tod’s guida i ribassi del Ftse Mib (-1,56%) con un calo del 5%, dopo essere stato sospeso al ribasso, Luxottica cede il 4,55% e Safilo crolla del 15%, con tanto di sospensione al ribasso. Sul titolo dell’occhialeria pesa il possibile mancato rinnovo della licenza Armani ma anche un piano industriale che evidentemente non piace ai mercati (tra i punti principali il rafforzamento di un portafoglio di marchi bilanciato e ad alto potenziale, la crescita nei Paesi emergenti e un obiettivo di crescita delle vendite nette a un tasso medio annuo del 6-7%, con la maggior spinta negli ultimi due anni di piano). Tracollo anche per Salvatore Ferragamo (Ftse Italia All share) che precipita del 15% (dopo essere stata sospesa per buona parte della mattinata) mentre il gruppo è impegnato nel road show a Singapore promosso da Borsa Italiana.
Un comparto quello del lusso e della moda che, complice l’esposizione ai mercati emergenti e una domanda nel complesso più resiliente al rallentamento economico, aveva resistito all’ondata di vendite che ha colpito banche, materie prime e industria. Negli ultimi sei mesi il Ftse Mib è crollato del 32%, l’indice bancario e quello delle materie prime hanno entrambi registrato un calo del 45% e l’indice industria del 34%. Nel frattempo, compresi i cali di questi giorni, Luxottica ha lasciato sul campo il 18%, Tod’s il 23% e Ferragamo ha guadagnato il 9% dal prezzo di Ipo di giugno. Fa eccezione Safilo che negli ultimi sei mesi ha lasciato sul campo il 52%. Magra consolazione, i cali riguardano tutta Europa. A Parigi Ppr cade del 6%, Lvmh ed Hermès del 4%.
Negli ultimi giorni i buoni risultati di Prada avevano riportato l’attenzione sulla capacità del comparto di sfidare la crisi: nel primo semestre dell’anno l’utile netto del gruppo è salito su base annua del 74% e le vendite hanno fatto segnare un +22%, sempre su base annua, grazie soprattutto al buon andamento del mercato cinese. Risultati che hanno contribuito a confermare attese positive per tutto il comparto, sebbene dopo l’estate l’ultimo rapporto della Camera della Moda abbia rivisto al ribasso le previsioni sul 2001, con la crescita del fatturato abbassata al 4% dall’8%.