Da stella su cui ricostruire la Juve a separato in casa con le valige in mano. Il futuro di Paulo Dybala assomiglia sempre più a un rebus, ovviamente molto difficile, per non dire impossibile, da risolvere. Colpa di un contratto che scade il prossimo 30 giugno e di un rinnovo che fatica ad arrivare, sia per le richieste esose del giocatore, sia per i dubbi che serpeggiano in una parte della dirigenza bianconera, poco convinta di esporsi tanto di fronte ai numerosi infortuni (e alle bizze caratteriali) dell’argentino. Ufficialmente nessuno parla, nemmeno dopo che dall’Argentina giungono voci di una rottura tra le parti, il che non è necessariamente un buon segnale, anzi. Considerando che il tempo stringe (Dybala potrebbe firmare un accordo con un altro club già dal 1° febbraio, ovviamente a parametro zero), è evidente come il borsino, al momento in cui scriviamo, sia in netto ribasso.
Ma come si è arrivati a questo punto? La domanda è lecita visto che il rinnovo, non più tardi di due mesi fa, sembrava praticamente certo. L’incontro tra Jorge Antun e la dirigenza bianconera era andato bene e la firma non era arrivata solo per questioni burocratiche, dato che l’agente, secondo la legge Italiana, non risulta essere un procuratore sportivo. Situazione comunque facilmente risolvibile, a patto di aspettare qualche settimana: le parti si erano salutate così, dandosi appuntamento a febbraio per formalizzare il tutto. La riunione non è saltata, anzi è ancora in calendario, eppure da qualche tempo serpeggia un certo pessimismo, quasi fosse cambiato qualcosa.
E in effetti è proprio così, come si evince anche dalle scelte di Allegri: la panchina nella finale di Supercoppa, peraltro dopo che Dybala aveva segnato un gran gol a Roma nel precedente turno di campionato, è un segnale forte e chiaro di come il tecnico, designato dalla Juve per ricostruire un ciclo vincente, non lo consideri un giocatore fondamentale, né tantomeno la stella su cui fondare il nuovo corso. Qualcuno potrebbe obiettare che si è trattato di mera scelta tecnica, figlia anzitutto delle condizioni fisiche piuttosto precarie della Joya, appena rientrata da un lungo infortunio, ma il problema, forse, sta proprio qui.
I tantissimi problemi fisici dell’argentino hanno fatto nascere più di un dubbio nella dirigenza bianconera, già alle prese con un momento economico difficile (non a caso è appena stato approvato un aumento di capitale elevatissimo) e proprio per questo incerta nel legarsi a doppio mandato con un contratto molto pesante, che impedirebbe di fatto l’acquisto di altre stelle, quantomeno in attacco. Certo, c’è anche il rovescio della medaglia, ovvero perdere un capitale a parametro zero, con l’inevitabile conseguenza di dover tornare sul mercato, per giunta senza aver incassato un euro dalla sua cessione, ma i tanti esempi sparsi per l’Europa (Messi su tutti, ma anche lo stesso Donnarumma) inducono a pensare che la pillola, per quanto amara, possa essere mandata giù senza troppi problemi.
Intendiamoci, la rottura non è ancora certa. Anzi, al momento in cui scriviamo il rinnovo sembra essere l’opzione più probabile, ma da una percentuale del 90% siamo passati a una del 60, forse addirittura 55, il che cambia inevitabilmente gli scenari. Oltre ai dubbi della Juve, poi, ci sono quelli del giocatore, tutt’altro che contento di essere sempre messo in discussione, vuoi per l’acquisto di altre stelle (Ronaldo su tutte, ma anche Higuain prima di lui), vuoi per il gioco al ribasso della società, che non vuole riconoscergli quel mega stipendio a cui aspira. La Signora è arrivata a offrire 8 milioni fissi più 2 di bonus, sistema intelligente per arrivare a 10 senza però scatenare la corsa al rialzo degli altri: il concetto, banalmente parlando, è che la doppia cifra sarà figlia solo ed esclusivamente di presenze, gol e trofei.
Dybala invece ritiene di meritarsela a prescindere, proprio come accade per i top player di tutta Europa, ragion per cui, pur senza andare al muro contro muro, si guarda intorno e continua a strizzare l’occhio alle pretendenti, Barcellona su tutte. I catalani hanno una situazione economica disastrosa, ma di fronte alla possibilità di prenderlo a parametro zero sarebbero disposti a offrire uno stipendio più alto, il che allontana il rinnovo con la Juve. Il resto lo hanno fatto le parole di Arrivabene, che l’altra sera, prima della finale di Supercoppa, ha ribadito come l’attaccamento alla maglia vada dimostrato prima di tutto sul campo, mostrando carattere e grinta, tanto più per chi porta il numero 10 sulle spalle. La situazione, insomma, è piuttosto intricata e Allegri, impelagato in una stagione difficile, si comporta di conseguenza, trattando Paulo al pari di tutti gli altri. Esattamente ciò che non piace a lui, deciso a fare una scelta definitiva, in un senso o nell’altro.