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Ducati-Audi: a un passo dall’accordo

Secondo i lavoratori dell’azienda è solo questione di ore, ogni giorno potrebbe essere quello giusto per annunciare che Ducati è passata ufficialmente nelle mani di Audi. Ne parla oggi anche il Corriere della Sera, affermando che i tedeschi intendono replicare con Ducati il modello Lamborghini, vale a dire lasciare l’azienda sul territorio bolognese e avvalersi delle risorse che il “distretto” (o quello che ne rimane) può offrire.

E’ una soluzione che piace moltissimo ai sindacati, che hanno imparato ad apprezzare Audi (e Volkswagen che è la proprietà a monte) negli anni di lavoro a Sant’Agata bolognese, dove il marchio Lamborghini è cresciuto per importanza e vendite. Audi è il partner industriale di cui Ducati ha bisogno, anche in questa fase critica per il moto mondiale e nella relazione difficile con Valentino Rossi. Secondo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi il prezzo pattuito per la casa del Diavel si aggira sui 750 milioni di euro, tenendo conto di un indebitamento di 150 milioni circa e un fatturato 2011 di quasi 500 milioni (circa 42 mila le moto vendute).

Ducati è un gioiello italiano, di quella motor valley bolognese che di sicuro non parla più in dialetto. La Minarelli è passata nel 2002 alla Yamaha; Moto Morini è stata acquistata da due imprenditori milanesi, Sandro Capotosti e Ruggero Massimo Jannuzzelli, dal curatore fallimentare e oggi è di nuovo in pista con Rebello, moto che si compra su internet e vanta le famose forcelle Marzocchi, anch’esse un tempo bolognesi doc. Pure loro però nel 2008 sono state acquistate dall’americana Tenneco Inc. Come la Verlicchi, maestra nel telai, che dopo una lunga trattativa è passata alla Donati, di Vicopisano (Pisa).

Chi ha scelto la strada della chiusura invece è la famiglia Malaguti, che sta mantenendo in vita solo il settore ricambi e assistenza per non lasciare a piedi quanti ancora viaggiano su vespe e moto della famosa casa bolognese. A travolgere il settore, si sostiene, è stata le crisi delle vendite ma anche la globalizzazione che ha colpito duramente la filiera, incidendo in profondità sul distretto.

Insomma probabilmente c’è da festeggiare se Audi chiude davvero l’accordo con Andrea Bonomi (Ducati del resto non è più di proprietà bolognese da un pezzo), comunque Bologna ha di che riflettere.

“In questa città tutto è in vendita – dice Orio Pontiggia, amministratore delegato di B.Group, società di investimenti di Isabella Seragnoli- è solo questione di prezzo. O meglio diciamo che ormai le aziende si dividono in due categorie: quelle che comprano e quelle che vengono comprate. Fra i grandi acquirenti locali ci sono sicuramente Gd, Ima, Datalogic, ma se ci guardiamo intorno da Ferretti a Mandarina Duck vediamo quante aziende sono passate di mano. Oggi per stare sul mercato, per reggere la crisi, ci vuole massa critica e comunque c’è una regola economica che vale ancor più che in passato: stare fermi è impossibile”.

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