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Draghi taglia i tassi ma negli Usa si avvicina il tapering. Prudenza stamani a Piazza Affari

UN TWITTER NON FA PRIMAVERA:  GIU’ TUTTE LE BORSE. DOPO IL TAGLIO DI DRAGHI, VERSO IL TAPERING USA

Il taglio, a sorpresa, dei tassi in Europa. I dati migliori del previsto sul pil Usa (+2,8% contro una previsione dell’1,9%) e sulle richieste dei sussidi di disoccupazione in una Wall Street inebriata dal volo di Twitter +73% all’esordio a Wall Streeet. Il tutto alla vigilia del dato più atteso della settimana, quello sull’andamento dell’occupazione ad ottobre.

E’ successo un po’ di tutto giovedì 7 novembre, tanto da modificare le sensazioni degli operatori sui flussi dei mercati: gli Usa, in particolare, sembrano più pronti al tapering di dicembre, previsione che ha spinto al ribasso i mercati. A Tokyo l’indice perde più di un punto percentuale. In ribasso anche Hong Kong- 0,6% e Shanghai -1,1% alla vigilia del plenum del Pcc che si apre domani. A Wall Street l’indice Dow Jones è arretrato dello 0,94% a 15.598,28, lo S&P 500 l’1,3% a 1.747 e il Nasdaq l’1,9% a 3.857,33.

Strepitoso, intanto, l’esordio di Twitter, avanzata del 75% a un prezzo di 45 dollari ad azione dopo aver toccato un massimo di 50, quasi il doppio del prezzo di collocamento fissato a 26 dollari.

Poco prima dell’Ipo Il presidente della Sec Mary Jo White, aveva messo in guarda il mercato sulle prospettive delle società tecnologiche a poche ore dall’esordio del social networks: “Non è detto che le aziende con grandi quantità di “utenti” riescano a trasformare questi numeri in altrettanti profitti”. Wall Street, per ora, non le ha dato retta.

In calo anche le altre Borse europee: Londra -0,6%, Parigi -0,1%, Madrid -0,9%. Fa eccezione, in senso opposto, solo la Germania: Francoforte ha terminato in crescita +0,4%, come da logica dopo un calo del costo del denaro.

A Piazza Affari si è invece registrato il calo più marcato: l’indice ha chiuso in ribasso del 2% dopo una giornata ad alta volatilità. A metà mattina l’Ftse Mib scendeva dello 0,9% poi, alla notizia del taglio dei tassi nella zona euro arrivato a segnare un rialzo dell’1%.

Grazie al taglio dei tassi, il rendimento del Btp a 10 anni è sceso in giornata dal 4,20% al 4,08%, lo spread si è ridotto a quota 240 (-5 punti base). In deciso rialzo il future sul Bund decennale tedesco (141,7) in seguito alle parole di Mario Draghi circa un prolungato periodo di bassissima inflazione. Il rendimento scivola poco sotto l’1,7%.

TELECOM, ADIOS ARGENTINA. E ARRIVA IL CONVERTENDO 

Telecom Italia è caduta ieri in ribasso del 4,2% mentre era in corso un cda-maratona, il primo del dopo Bernabé. Ecco le delibere più importanti, illustrate in serata da Patuano, affiancato dal dg Piergiorgio Peluso:

– La vendita, innanzitutto, di Telecom Argentina per circa un miliardo di euro e delle torri in Italia e Brasile. Operazioni che, sommate ad un bond convertibile da 1,3 miliardi di euro, arrivano a un controvalore di 4 miliardi di euro. Il consiglio di amministrazione ha inoltre confermato il processo di separazione della rete, attraverso una “separazione funzionale” della stessa. Ovvero il blocco di fatto al processo di scorporo societario della stessa. Infine, Telecom non distribuirà i dividendi delle azioni ordinarie nel 2014 come dichiarato dal dg Piergiorgio Peluso.

– Il Brasile non si vende, almeno per ora. Patuano ha sottolineato che ”ci sono altri attività vendibili come gli immobili, ”ne abbiamo per 1 miliardo di euro”. ”Abbiamo iniziato a vendere immobili – ha rivelato – uno a Milano per il quale ci siamo accordati su un prezzo intorno a 75 milioni di euro pagabili entro la fine di gennaio”,  riferendosi alla sede di via Negri. Nulla di deciso, infine, sulla data di convocazione del’assemblea chiesta da Marco Fossati.

Telecom Italia ha chiuso i primi nove mesi 2013 con ricavi pari a 20,3 miliardi di euro, in calo del 7,6% rispetto allo stesso periodo 2012 o del 2,1% in termini organici. L’ebitda è calato del 10,5% a 7,9 miliardi (-6,9% in termini organici), mentre l’utile del periodo attribuibile au soci è stato negativo per 902 milioni (1,9 miliardi il risultato dello stesso periodo del 2012) e sconta la svalutazione dell’avviamento del business domestico per circa 2,2 miliardi effettuata nei primi sei mesi del 2013. Al netto di tale svalutazione il risultato è positivo per 1,3 miliardi.

Nel solo terzo trimestre l’utile è stato di 505 milioni (-27,4%). Gli investimenti sono stati pari a 3,4 miliardi (+2,2%), mentre l’indebitamento netto rettificato è sceso a 28,2 miliardi, diminuendo di 1,2 miliardi rispetto a fine settembre 2012 e di 584 milioni nel solo terzo trimestre. L’indebitamento netto contabile a fine settembre e’ sceso di 599 milioni rispetto a fine giugno attestandosi a 29,1 miliardi.

ENEL, FINMECCANICA E GENERALI DANNO I NUMERI

Enel è scesa del 2,3%. I conti del terzo trimestre si sono chiusi con un risultato netto di pertinenza di 655 milioni in calo del 31,0% rispetto ai 949 milioni dello stesso periodo del 2012.

Nel commentare i risultati l’Ad Fulvio Conti si dice convinto di poter centrare “gli obiettivi di Ebitda e di utile netto ordinario già comunicati per l’anno in corso. Inoltre, le cessioni di attivi patrimoniali e l’emissione di obbligazioni ibride per più della metà del programma fanno prevedere un miglioramento dell’obiettivo di 42 miliardi di indebitamento finanziario netto, originariamente fissato per il 2013. Le vendite del terzo trimestre del 2013 sono ammontate a 18,992 miliardi, in diminuzione di 2,215 miliardi.

Finmeccanica –2,51%. A causa della crisi della controllata Ansaldo Breda il gruppo guidato da Alessandro Pansa ha chiuso i primi 9 mesi dell’anno con una perdita di 136 milioni rispetto all’utile netto di 141 milioni registrato nello stesso periodo del 2012. Nel solo terzo trimestre il risultato è stato negativo per 73 milioni contro i profitti pari a 74 milioni riportati nello stesso periodo dello scorso anno.

Il 2013 dovrebbe comunque chiudersi con un risultato consolidato positivo anche grazie al closing dell’operazione di cessione di AnsaldoEnergia. “A fronte di una previsione originaria di ebitda di 1,1 miliardi, equivalente a circa 1 miliardo escludendo il contributo di Ansaldo Energia, ad oggi è attesa una riduzione pari a circa il 5-10%”, ha reso noto la società. 

Generali –2,7% malgrado una trimestrale sopra le attese: utile netto di 510 milioni (nei primi nove mesi  1,6 miliardi con un progresso dell 40,4%).

Il risultato operativo si attesta a 3,4 miliardi e cresce del 6,2%, grazie all’effetto del segmento danni (20,3%), dice una nota. I premi totali si sono attestati a 49 miliardi (+0,6%), di cui 32,8 miliardi nel Vita (+0,9%) e 16,2 miliardi nei Danni (+0,1%) con un combined ratio che migliora al 95,1% (-1,6 punti) malgrado un impatto da eventi catastrofali di 0,5 punti.

Il Solvency I a fine settembre si attestava al 143%, mentre a fine ottobre è salito ulteriormente al 152% grazie anche alle cessioni delle minorities in Messico e degli asset Usa. Per il 2013 il gruppo conferma la stima di “un miglioramento del risultato operativo complessivo, in termini omogenei”.

PIOGGIA DI VENDITE SU BPM PUNITA DA S&P

Tra le banche Unicredit -3,3% e IntesA -2,8%. Monte Paschi -3,4%, Mediobanca -2,8%. Maglia nera a Banca Popolare di Milano finita in ribasso del 4,9%. Ieri sera Standard&Poor’s ha abbassato il rating, Société Générale ha rivisto a “sell” il giudizio Fondiaria Sai -3,3%. Sono scesi i petroliferi: Saipem -4,5%, Eni -2%. Tenaris -2,8%.

Ci sono segnali di tenuta solo nel segmento dell’industria da Pirelli +2,7% e CNH Industrial +1,4%. Fuori dal paniere principale hanno continuato a perdere quota le Rcs -6%, in ribasso da due sedute, dopo la fiammata registrata per l’annuncio della vendita degli immobili in Brera. Si sono invece infiammate le Maire Tecnimont +7% e le Irce +8%.

 

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