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Draghi sorprende i mercati e l’euro scende ai minimi

Il Presidente della Bce spiazza tutti raccogliendo l’unanimità sull’invarianza dei tassi, oltre che sulla fine del Qe nel 2018 – Il dollaro vola e travolge le valute deboli – Da Trump 50 miliardi di dazi per la Cina – Piazza Affari si consolida: Prysmian, Stm e Ferrari sugli scudi – Poste cerca il partner per Rca Auto – Boom di Mondadori

Draghi sorprende i mercati e l’euro scende ai minimi

La Banca del Giappone non cambia rotta. I tassi restano sotto zero (-0,1%, rendimento zero per i decennali) e continuerà l’acquisto di titoli per 80 trilioni di yen all’anno. Così ha deciso la Bank of Japan, pur riconoscendo che crescono consumi, investimenti e profitti. Ma il board della Banca centrale ha abbassato di nuovo le stime dell’inflazione: dal 2% fissato a gennaio a 0,5-1%.

Si è chiusa così la settimana delle banche centrali, segnata dall’aumento dei tassi Usa ma, soprattutto, dalle decisioni della banca Centrale Europea. Mario Draghi ha annunciato che il Qe terminerà a fine 2018 (l’arma potrebbe essere riattivata in caso di peggioramento della congiuntura) ma ha aggiunto che, all’unanimità, si è deciso che i tassi non saliranno fino all’estate del 2019 o oltre. Potrebbe non essere lui, in scadenza nell’ottobre 2019, ad alzare i tassi di interesse.

A quell’epoca, se la Fed rispetterà la tabella di marcia, i tassi Usa avranno registrato cinque rialzi (due previsti per il resto del 2018, tre per il 2019) a conferma del distacco crescente tra le più importanti aree economiche del pianeta.

IL DOLLARO TRAVOLGE LE VALUTE DEBOLI: ARGENTINA KO

La settimana si avvia così alla conclusione con un dollaro in apprezzamento su tutte le controparti. L’indice Bloomberg sul dollaro ha messo a segno negli ultimi 4 giorni un rialzo del 3,4%, una delle variazioni settimanali più ampie degli ultimi anni. Una boccata d’ossigeno per l’Unione Europea, in frenata, ma un problema in più per le economie più indebitate nella valuta Usa, come l’Argentina, la cui valuta, nonostante l’aiuto del Fondo Monetario, è in caduta libera. Stanotte il presidente della banca centrale Federico Sturznegger, si è dimesso, il suo posto è stato preso da Luis Caputo, ex ministro delle finanze.

DA TRUMP 50 MILIARDI DI DAZI PER LA CINA

In questa cornice, i listini si avviano al week end. La Borsa di Tokyo scende dello 0,3%, mentre lo yen si indebolisce sul dollaro. La Borsa di Hong Kong è in calo dello 0,1%, mentre l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen perde lo 0,6%.

I dazi su una lunga lista di merci cinesi in ingresso negli Stati Uniti, minacciati da Trump in aprile, stanno per arrivare: il Financial Times scrive che il documento è sulla scrivania del presidente. Il controvalore del provvedimento è di circa 50 miliardi di dollari.

Reuters anticipa invece che il Messico si appresta ad imporre una tassa di 4 miliardi di dollari sulla soia importata dagli Stati Uniti.

L’euro è stabile a 1,157 su dollaro dopo il sensibile calo (dal -1,9% ) di ieri.

L’effetto Draghi si è sentito anche a Wall Street. L’indice S&P 500 è salito dello 0,25% dalle perdite iniziali. Nasdaq +0,81%, in flessione solo il Dow Jones (-0,1%).

Ancora in salita Twenty-First Century Fox (+2,1%) dopo la conferma dell’offerta di 65 miliardi di dollari da parte di Comcast, superiore del 20% a quella di Walt Disney.

Poco mosso il petrolio, in attesa del prossimo aumento della produzione: il vertice Opec dovrebbe sancire la decisione presa da Arabia Saudita e Russia, ieri protagoniste del primo incontro dei Mondiali, chiuso con la goleada della squadra russa (5-0).

Il Brent tratta stamane a 75,87 dollari al barile (-0,1%), il Wti americano a 66,93. A Piazza Affari Saipem +2,75%, Eni quasi +2%.

IL SOLITO SORPRENDENTE DRAGHI

La riunione della Bce non ha deluso le attese. Anzi. “Mario Draghi – scrive Antonio Cesarano di Intermonte – è riuscito a sorprendere ancora gli operatori e gli analisti non tanto per l’estensione del QE, il cui annuncio era possibile anche nella riunione di luglio, quanto piuttosto per la capacita di ottenere con voto unanime (quindi tedeschi e francesi inclusi) l’impegno a mantenere i tassi fermi almeno fino all’estate del 2019 o oltre se necessario”.

In sintesi, il Consiglio Direttivo ha deliberato che il Quantitative easing viene dimezzato da 30 a 15 miliardi al mese da settembre a fine anno. Gli acquisti saranno azzerati dal primo gennaio 2019.

Dopo la fine del Qe la Bce continuerà a reinvestire il capitale dei bond acquistati che giungono a scadenza a lungo dopo la fine degli acquisti netti.

I tassi di riferimento i tassi di rifermento (incluso quindi anche quello sui depositi attualmente a -0,40%) saranno mantenuti all’attuale livello almeno fino all’estate 2019 ed in ogni caso fino a quando sarà necessario per assicurare un adeguato aggiustamento dell’inflazione.

Per arrivare a questo risultato, riferisce Reuters, i membri del direttorio della Bce hanno discusso a lungo.

BORSE: VOLA MILANO, MA LA MIGLIORE E’ BUDAPEST

Seduta a due volti per i mercati europei: deboli prima degli annunci della Bce mentre l’euro saliva ben sopra la soglia di 1.18 contro il dollaro; effervescenti nel pomeriggio dopo la conferenza stampa di Mario Draghi. Le chiusure europee hanno così registrato buoni guadagni sull’azionario a fronte della discesa dell’euro, un calo generalizzato dei rendimenti, e spread stabile sull’obbligazionario.

Milano ha chiuso in rialzo dell’1,22% a 22.486 punti. L’indice Ftse Mib che era arrivato a perdere in mattinata l’1% sull’onda dl giudizio di Fitch che ha abbassato le stime di crescita economica italiana, per il 2018, da 1,5 a 1,3%.

Mario Draghi, riferendosi all’Italia, ha voluto sdrammatizzare la situazione, sottolineando che non c’è stato un effetto contagio sul resto dell’Eurozona. “Non abbiamo visto alcun rischio ridenominazione”, ha aggiunto Draghi, sottolineando che comunque la Bce può contare su tutele contro questo scenario. Ma ha anche voluto ribadire che “l’euro è irreversibile”.

I listini più euforici sono stati Francoforte (+1,68%) e Parigi (+1,39%); più tiepida Madrid (+0,59%). Fuori dall’eurozona salgono Londra (+0,83%) e Zurigo (+0,68%).

Ma l’effetto Draghi stavolta ha contagiato un po’tutti i listini del Vecchio Continente: la borsa migliore è stata quella di Budapest (+2,2%). In evidenza anche Atene (+1,2%).

CALA LO SPREAD. IL TESORO COPRE IL 56% DEL FABBISOGNO 2018

Buone notizie anche dallo spread Btp-Bund, sceso a 230, sui minimi di giornata. Giù a 2,75% il tasso del decennale italiano dopo il responso del meeting della Bce.

Il rendimento biennale si è riportato sotto l’1%, arretrando di oltre 20 centesimi dai massimi della mattinata.

Nel pomeriggio il Tesoro ha collocato circa 650 milioni di Btp nella riapertura dei quattro titoli in asta ieri. Le richieste si sono concentrate sul 3 e sul 7 anni mentre sono state praticamente nulle sulle scadenze extra lunghe ( 2048).

Chiusa definitivamente la tornata d’aste di metà giugno, le esigenze di rifinanziamento del Tesoro per il 2018 (tra 390 e 400 miliardi) risultano coperte per quasi il 56%.

PRYSMIAN, FERRARI, STM: IL TRIS DEL TORO

La volata di alcuni industriali ha dominato la scena di Piazza Affari.

La miglior blue chip è stata Prysmian (+5,76%) con volumi sopra la media. Al mercato è piaciuta l’intervista al Sole del presidente Valerio Battista. “Abbiamo stimato 150 milioni di sinergie in tre anni. Il target sarà quello di arrivare sopra il miliardo di euro di ebitda nell’arco di 2-3 anni” ha sottolineato il manager. L’acquisizione di General Cable ha alzato l’indebitamento finanziario netto a 3,2 miliardi, che dopo l’aumento di capitale scenderà sotto i 3 miliardi. “Dobbiamo lavorare per ridurlo e questa è la priorità numero uno”.

Bene l’automotive sotto la spinta di Ferrari: +3,7% a 127,2 euro, nuovo record. Gli analisti di Berenberg hanno alzato il target price a 135 euro dai 125 euro precedenti, confermando il giudizio Buy.

Fiat Chrysler +2,2%.

Continua la corsa di Stm: +2,07% a 22,68 euro. Il titolo tratta ai massimi dal 2004. A dare sprint al titolo è il sentiment positivo sul settore tecnologico: l’Eurostoxx Technology ai massimi dal 2001.

UNICREDIT, LA PEGGIOR BLUE CHIP

Alla festa non ha partecipato il settore bancario: il rinvio del rialzo dei tassi riduce le prospettive di utile per il credito. L’indice italiano chiude in calo dello 0,4% contro il +0,8% dello Stoxx europeo. Unicredit (-1,2%) è stata la peggiore blue chip insieme a Mediobanca (-1%).

POSTE, PRESTO LA SCELTA DEL PARTNER PER LA RC AUTO

Ancora in grande evidenza Poste Italiane (+2,36%). Dopo l’accordo con Amazon, l’attenzione degli analisti si è concentrata sulla scelta del partner assicurativo per lo sbarco nell’Rc auto, nuova tappa della diversificazione dei servizi. con una compagnia assicurativa.

In terreno positivo Italgas (+0,6% a 4,82 euro) dopo i ribassi seguiti all’annuncio del piano al 2024. Il titolo ha reagito dopo un avvio negativo che aveva spinto il prezzo fino a 4,6680 euro. Banca Imi ha rafforzato il Buy, ritoccando il target a 5,80 euro da 5,70 euro. Mediobanca ha alzato il target price a 5,20 euro da 4,90 euro, confermando il giudizio Neutral.

Nel resto del listino balzo del 7,8% per Mondadori: “Panorama”, scrive il Fatto, potrebbe essere ceduto agli Angelucci.

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