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Draghi: “Siamo sull’orlo del burrone. Servono misure mirate”

L’ex numero uno del a Bce, presentando un rapporto del G30, sprona i governi ad agire con urgenza. Rischi di solvibilità soprattutto per le Pmi: per questo gli interventi devono andare a chi ha la possibilità di sopravvivere e trainare l’economia

Draghi: “Siamo sull’orlo del burrone. Servono misure mirate”

Basta aiuti a pioggia: servono “misure più mirate, focalizzate su quelle aziende che hanno bisogno di sostegno, ma che ci si attende siano affidabili anche nella fase post-Covid”, in modo che le economie dei loro Paesi escano dalla crisi con maggiori capacità di ripartire. Questa la ricetta di Mario Draghi, intervenuto lunedì alla presentazione del rapporto preliminare del G30, organizzazione di cui è co-presidente, sugli effetti economici del Covid-19.

L’ex numero uno della Bce lancia un allarme senza mezzi termini: i governi “devono agire con urgenza” per sostenere aziende e banche, perché “la crisi emergente di solvibilità delle imprese sta già erodendo la forza del settore in molti Paesi. Siamo sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specie per quel che riguarda le piccole e medie imprese”.

Mentre in Italia Draghi è da tempo al centro di varie speculazioni politiche, l’ex presidente della Banca centrale europea continua a lavorare con il Group of Thirty, o G30, un’organizzazione indipendente che riunisce i massimi esperti al mondo di economia internazionale. Tra gli altri, ne fanno parte l’ex presidente della Fed (e futura numero uno del Tesoro americano) Janet Yellen, l’ex segretario del Tesoro Usa Timothy Geitnher, il premio Nobel Paul Krugman e l’ex governatore della Bank of England Mark Carney.

Le conclusioni del rapporto sono all’insegna di una sorta di darwinismo aziendale: secondo gli studiosi, i governi dovrebbero concentrare gli aiuti sulle imprese che ora sono in difficoltà, ma che hanno comunque la possibilità di sopravvivere e di prosperare dopo la crisi, facendo da traino alle economie nazionali. In altre parole, il consiglio è di escludere dagli aiuti sia le aziende che appaiono destinate a non farcela sia quelle che – al contrario – stanno andando bene. Senza questa selezione, avvertono gli economisti, si rischiano anni se non decenni di crescita debole o di stagnazione.  

“Stiamo uscendo dalla fase dell’emergenza legata al coronavirus – ha spiegato Draghi in una conferenza via web – e stiamo entrando in un’era differente”. I governi hanno agito finora correttamente, “spendendo 12 mila miliardi di dollari per aiuti alle famiglie, alle imprese e per la Sanità”. Ma ora la crisi non riguarda più solo la liquidità: si è trasformata in una crisi di solvibilità, che mette a rischio bancarotta molte imprese. I default riguarderebbero principalmente debiti nei confronti delle banche, che quindi – con una nuova esplosione degli Npl – rischiano a loro volta di entrare in una grave fase di crisi, innescando così un circolo vizioso. A rischio ci sono “milioni e milioni di posti di lavoro”, si legge nello studio, ma anche la solidità del sistema bancario.

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