“L’Europa deve agire come un unico Stato”. A lanciare l’allarme è stato l’ex presidente della Bce ed ex premier, Mario Draghi, nel suo discorso al Parlamento europeo durante la settimana parlamentare 2025. Il suo intervento, centrato sull’economia e sul Rapporto sulla Competitività, ha evidenziato la necessità di un approccio comune europeo: “La complessità delle risposte politiche, che riguardano ricerca, industria, commercio e finanza, richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo”. Non è il momento delle mezze misure: secondo l’ex presidente della Bce “se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa”.
Tradotto: l’Europa deve darsi una mossa, e in fretta. Il discorso di Draghi ha messo sul tavolo senza giri di parole il tema della competitività economica e della sicurezza continentale.
Draghi: “Risposta Ue sia rapida e su vasta scala”
Draghi ha incalzato i leader europei, mettendoli di fronte all’urgenza del momento: “La risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce”. Non solo velocità, ma anche ambizione: “Deve essere commisurata all’entità delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno l’ulteriore crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali”.
E per chi ancora non avesse colto la portata dell’impegno richiesto, Draghi ha snocciolato i numeri: secondo il suo Rapporto per la competitività, “sono necessari 800 miliardi di investimenti all’anno per rilanciare l’Unione europea. Occorre abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali, e promuovere un mercato dei capitali più orientato all’equity”.
Draghi: “Con dazi Usa rischio invasione di prodotti cinesi”
Draghi ha anche affrontato il tema delle nuove sfide geopolitiche legate ai dazi Usa. “Quando è stato redatto il rapporto, il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina. Ora, nei prossimi mesi la Ue dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense, ostacolando l’accesso al nostro principale mercato di esportazione”. Il rischio, ha avvertito, è che “l’aumento dei dazi statunitensi sulla Cina reindirizzerà l’eccesso di capacità produttiva cinese in Europa, colpendo ulteriormente le imprese europee”. Insomma, non c’è solo la concorrenza americana da temere, ma anche un’invasione di prodotti cinesi in surplus.
Come se non bastasse, Draghi ha aggiunto: “Potremmo anche trovarci di fronte a politiche ideate per attirare le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. L’espansione della capacità industriale negli Stati Uniti è una parte fondamentale del piano del governo per garantire che le tariffe non siano inflazionistiche”.
Draghi: “Sostenere le industrie tradizionali”
Oltre a modernizzare l’economia europea, Draghi ha sottolineato l’importanza di accompagnare la transizione delle industrie tradizionali, che restano fondamentali per l’Europa. “Dal 2012, i settori con la produttività in più rapida crescita sono prevalentemente mid-tech, come l’automotive e i macchinari. Anche il settore manifatturiero impiega circa 30 milioni di persone, rispetto ai 13 milioni degli Stati Uniti. In un contesto geopolitico in evoluzione e con un protezionismo crescente, mantenere industrie strategiche come l’acciaio e i prodotti chimici è essenziale”.
Ma attenzione ai falsi dilemmi: “Il supporto alle industrie tradizionali è spesso rappresentato come una scelta binaria: o lasciarle andare per favorire i nuovi settori, oppure sacrificare lo sviluppo di nuove tecnologie e accettare una crescita permanentemente bassa. Ma la scelta non deve essere così netta. Se realizziamo le riforme per rendere l’Europa più innovativa, potremo ridurre i compromessi tra questi obiettivi”.
Draghi sull’energia: “Ridurre i prezzi, anticipare i benefici della transizione”
Draghi ha posto l’accento sulla necessità di affrontare urgentemente il tema dei prezzi dell’energia. “Dobbiamo ridurre i prezzi dell’energia, questo è diventato imperativo non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate”, ha detto l’ex premier. Ha poi aggiunto che “la decarbonizzazione può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono anticipati”, suggerendo una riforma del mercato energetico che comprenda maggiore trasparenza, contratti a lungo termine e massicci investimenti nelle reti e interconnessioni.
Inoltre, ha ribadito l’importanza di garantire condizioni di parità per le tecnologie pulite: “La decarbonizzazione non può significare la perdita di posti di lavoro verdi, perché le aziende dei Paesi con un maggiore sostegno statale possono conquistare quote di mercato”.
Difesa europea: “Troppe debolezze”
E poi c’è il tasto dolente della difesa: “Il rapporto affronta diverse vulnerabilità dell’economia europea, tra cui il nostro sistema di difesa. La frammentazione industriale su base nazionale limita la scala necessaria per rispondere efficacemente alle esigenze di difesa”. L’ex presidente della Bce ha evidenziato come, nonostante la Ue sia “collettivamente al terzo posto mondiale per spesa nel settore, la capacità produttiva è insufficiente per affrontare un aumento della domanda”.
La conclusione è amara: “i sistemi di difesa nazionali non sono sempre interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo è uno dei molti esempi in cui l’Ue non riesce a raggiungere il potenziale della somma delle sue parti”, ha spiegato Draghi.
Draghi: “Uniti, possiamo superare le sfide”
Draghi ha concluso il suo intervento con un appello al Parlamento europeo e agli altri organi decisionali: “Contiamo sul fatto che il Parlamento agisca da protagonista: per costruire l’unità politica, per creare lo slancio per il cambiamento, per chiedere conto ai politici delle loro esitazioni e per realizzare un ambizioso programma d’azione. Possiamo far rivivere lo spirito innovativo del nostro continente. Possiamo recuperare la capacità di difendere i nostri interessi. E possiamo dare speranza ai nostri popoli”. Ha poi aggiunto: “I governi e i parlamenti nazionali del nostro continente, la Commissione e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento di svolta nella storia dell’Europa. Se uniti, saremo all’altezza della sfida e avremo successo”.