DRAGHI FA SCENDERE L’EURO, SALE IL DOLLARO. SI RIACCENDE IN USA LA FEBBRE DEGLI M&A
Alleluja. Il dollaro sale, l’euro arretra stamane a 1,3185, lo yen è a quota 104,20 sulla moneta Usa. A Tokyo l’indice Nikkei sale dello 0,42%. In flessione Hong Kong –0,6%, Shanghai -0,7% e il resto dell’Asia.
I mercati hanno così accolto i messaggi lanciati dai banchieri centrali a Jackson Hole. In particolare, ha impressionato sia la determinazione di Mario Draghi ad agire contro la deflazione che la conferma della politica aggressiva da parte di Kuroda, numero uno della banca del Giappone. Janet Yellen, invece, pur facendo le prime, timide, aperture ai falchi, non ha aperto al rialzo dei tassi, sollecitato da diversi colleghi della Fed.
Il risultato è comunque il rafforzamento del dollaro, la manovra più semplice e rapida per contrastare il calo dell’inflazione in Europa e sostenere l’export dell’area euro e del Giappone.
S&P, NASDAQ, APPLE: ARIA DI RECORD
I tassi bassi spingono i capitali verso i mercati azionari, Wall Street in testa: nell’ultima settimana le sottoscrizioni dei fondi azionari Usa sono salite di 9,9 miliardi di dollari.
Solo dieci punti, ovvero un modesto 0,4%, separano l’indice S&P 500 (+7,8 % da gennaio) dal record storico dei 2.000 punti. Alcuni numeri permettono di apprezzare al meglio la marcia del listino più significativo della corporate America: tutti i settori sono in terreno positivo rispetto a dodici mesi fa. In testa ci sono il comparto tech e salute (entrambi +13%) davanti alle utilities.
Lo stato di grazia vale anche per il Dow Jones, salito in settimana di due punti percentuali a quota 17.001. E, naturalmente, per il Nasdaq +1,4%, oltre i 2.500 punti per la prima volta da 14 anni.
Brilla Apple che martedì ha inianto la soglia dei 100 dollari (equivalnte di 700 prima dello split delle vecchie azioni), ai massimi dal 2012 in attesa per il nuovo smartphone, che sarà presentato il 9 settembre. Continua, anche di domenica, l’onda degli M&A.
Ieri è stato annunciato che la svizzera Roche ha acquistato la società biotech InterMune per 8,3 miliardi di dollri, l’operazione più importante negli ultimi cinque anni per il grppo di Basilea.
Sempre ieri Burger King ha reso nota l’offerta per l’acquisto della canadese Tim Horton, operazione da cui nascerà un gigante dei fast food d 18,1 miliardi di dollari. La sede, per motivi fiscali, sarà in Canada.
EUROPA, PESA L’UCRAINA. OCCHIO ALLA FIDUCIA TEDESCA
In ripresa, nonostante l’Ucraina, anche i listini europei. L’indice Stoxx 600 ha guadagnato in settimana il 2,1% , sull’attesa degli interventi che la Bce dovrebbe approvare nella riunione del prossimo 4 settembre. Meglio di tutte ha fatto la Borsa di Atene +1,1% grazie alla spinta delle banche: Pireus Bank +4,2%, Alpha Bank +2,7%. Arretrano però i listini leader: Parigi -0,9%, Francoforte -0.7%.
Grande attesa oggi per l’indice tedesco Ifo, che misura la fiducia delle imprese. Si aspetta un segnale di riscossa dopo una serie di passaggi a vuoto per la locomotiva d’Europa. Venerdì Eurostat diffonderà i dati dell’inflazione dell’area euro, l’indicatore più atteso in vista della riunione della Bce di giovedì 4 settembre.
Piazza Affari ha chiuso venerdì sotto i 20.000 punti a 19.918 punti -0,46%. I riflettori sono puntati sul consiglio dei ministri di venerdì che ha in agenda, alla vigilia del verice Ue, il decreto Sblocca Italia.
BTP E BONOS AI MINIMI IN ATTESA DELLE ASTE
Sui mercati del debito dell’eurozona si moltiplicano i record al ribasso, in attesa delle mosse di Draghi. Il rendimento del Btp italiano è al 2,58% , primato assoluto dalla nascita dell’euro. Il Bonos spagnolo viaggia a 2,3 8, dopo aver toccato un record a 2,38% giovedì. Il benchmark dell’eurosona, il Bund decennale risparte da 0,98%, poco sopra il primato di Ferragosto (0,951%). La forbice tra i titoli tedeschi e quelli Usa si è allargata a 144 unti, il massimo dal 1998.
Dopo il discorso di Janet Yellen a Jackson Hole venerdì scorso infatti i T-Bond decennali Usa sono risaliti al 2,40% riflettendo la sensazione che l banca centrale, pur con grande cautela, si sta avvicinando alla decisione del rialzo dei tassi. Da domani Tesoro Usa è impegnato nelle aste di fine mese: 29 miliardi di titoli biennali, 35 miliardi a cinque anni e 29 miliardi a sette anni.
Anche il Tesoro italiano scende in campo da domani: 2,5-3,5 miliardi di Ctz a due anni, mercoledì 7,5 miliardi di Bot a 6 mesi (contro 8,6 miliardi in scadenza). Giovedì toccherà ai titoli a medio-lungo termine: i quantitativi saranno comunicati oggi. La Spagna offrirà domani titoli a sei e nove mesi. Stamane, invece, la Germania offrirà 2 miliardi di titoli a 12 mesi. In vista un’offerta a tasso sotto zero.
QE: PIU’ VICINO IN EUROPA, AL CAPOLINEA IN USA
“Il rischio di fare troppo poco supera il rischio di fare troppo”. Si riparte dopo le parole di Mario Draghi pronunciate venerdì scorso a Jackson Hole quando i listini europei avevano già chiuso i battenti.
Il monito lanciato dal presidente della Bce è destinato a dominare la vigilia del consiglio europeo che si terrà venerdì 30, banco di prova per una politica fiscale più aggressiva da parte europea. Stamane, dopo aver metabolizzato il messaggio nel week end, i mercati reagiranno al messaggio del presidente della Bce. La banca centrale, ha detto Draghi al meeting dei banchieri centrali in Wyoming, è pronta a “modificare ulteriormente il proprio orientamento”, confidando intanto nei movimenti del cambio che “dovrebbero sostenere sia la domanda aggregate e l’inflazione” grazie ai “percorsi divergenti per la politica monetaria negli Usa e in Eurolandia”.
In realtà Janet Yellen, nel meeting,di Jackson Hole non ha offerto indicazioni precise in merito: sarà necessario, ha detto, un atteggiamento “pragmatico”.
TELECOM, ORA GVT E’ PIU’ VICINA
Sarà la settimana di Telecom Italia. Mercoledì 27 agosto il cda della società italiana (e quello della controllata Tim Brasil) dovranno approvare l’offerta sull’operatore brasiliano da recapitare al board dei francesi che si riunirà l’indomani.
Dopo il summit sul “Paloma”, lo yacht di Vincent Bolloré, tra i vertici di Telcom e il finanziere francese, le prospettive sembrano positive. “Sono molto attento alla proposta di Telecom Italia” ha dichiarato il finanziere bretone a proposito dell’offerta sulla consociata brasiliana di Vivendi, la Global Village Telecom. Ma quale proposta? In realtà, finora si sa di un ventaglio di ipotesi: la fusione tra Gvt (valutata 7-7,2 miliardi da Telecom) e Tim Brasil (controllata dalla casa madre al 67%) potrebbe prevedere la maggioranza in mano francese (ma governance in affidata a Tim) oppure in mano italiana. In tal caso sarà più elevato il conguaglio in azioni della stessa Telecom Italia a vantaggio di Vivendi che dovrebbe diventare il nuovo socio di maggioranza relativa del gruppo tlc. Come? O attraverso un aumento di capitale riservato (per cui è richiesta una maggiroanza qualificata) o con l’apporto di azioni di soci italiani ex Telco. O con altre soluzioni che avranno comunque un elemento comune: i soci di minoranza non potranno godere di alcun premio.
Resta l’incognita Telecom. Si dà per scontato che la società madrilena, ormai avviata al divorzio da Telecom Italia, procederà ad un rilancio su Gvt, che dovrà essere sostanzioso e allettante sul piano delle alleanze industriali per convincere Bolloré a rinunciare all’asse italiano messo a punto da Mediobanca (di cui è grande azionista).
ALITALIA AL VIA. GLI EFFETTI SU ATLANTIA (E FERRARI)
Fari puntati sul cda di Alitalia di domani, che ha sul tavolo il prestito ponte per mettere in sicurezza la compagnia e le prime scelte strategiche – come il pensionamento di una dozzina d’aerei a corto raggio – in tandem con Etihad. Ma le vicende della compagnia di bandiera, comprese le dimissioni del presidente Gabriele Del Torchio promettono di avere importanti ricadute anche per Piazza Affari.
A) Per la carica di amministratore delegato è in corsa Silvno Cassano, già ad di Benetton group, collega in Hertz del ceo della compagnia di Au Dhabi, Jamer Hogan. Una nomina che promette di consolidare l’asse tra la stessa Eitihad e Adr, sotto il controllo di Atlantia.
B) Luca di Montezemolo sarà, salvo colpi di scena, il presidente della nuova Alitalia. C’è da chiedersi se la nomina avrà effetti sulla presenza del manager alla testa di Ferrari. In teoria non ci sono controindicazioni (Montezemolo non dovrebbe avere deleghe in Alitalia), ma non è un mistero che Jihn Elkann, in vista della quotazione a Wall Street, vorrebbe aumentare la presa sul “gioiello” di Fca, il vero motivo di attrazione del gruppo per la Borsa americana. Ae ne parlerà dopo il 1é settembre, quando la fusione Fiat-Chrysler avrà probabilmente superato l’ultimo ostacolo: a conta delle richieste di recesso da Fiat.
ARRIVANO I CONTI DI FERRAGAMO ED EXOR
Riprendono in setttimana le semestrali a Piazza Affari. Giovedì 28 agosto Salvatore Ferragamo diffonderà i numeri dei primi sei mesi del 2014, mentre il giorno seguente sarà il turno di Exor. Sotto i riflettori anche:
Finmeccanica. In settimana dovrebbe arrivare la decisione sulla cessione di Ansaldo Breda e di Ansaldo Sts. Sul tavolo dell’ad Mauro Moretti ci sono le offerte della canadese Bombardier e della giapponese Hitachi.
Luxottica. Il titolo ha perduto in settimana il 6% dopo la notizia del divorzio dall’ad Andrea Guerra. E’ stato convocato un cda per il 1° settembre per la successione. Favorito l’attuale direttore finanziario e generale Enrico Cavatorta assistito da Leonardo Del Vecchio che si ritaglierà un ruolo più operativo. Intanto Mediobanca e Deutsche Bank confermano le proprie valutazioni sul titolo, rispettivamente outperform con target price a 49 euro e buy con prezzo obiettivo a 46,5 euro. L’istituto tedesco, in uno studio dedicato al lusso, sottolinea che Luxottica resta un’azienda chiave del settore nonostante le speculazioni sull’addio del ceo, grazie alla forte esposizione dell’azienda sul dollaro.