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Draghi: “Pronti 3.400 nostri soldati. Il ritorno alla guerra non si può tollerare”. Ecco le sanzioni Ue

Imagoeconomica

“Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato, ma l’agenda della Russia è vasta, complessa e a lungo premeditata ho la sensazione di essere solo allo stadio iniziale di un cambiamento delle relazioni internazionali che ci hanno accompagnato nei 70 anni che sono passati dalla fine della Seconda guerra mondiale”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, riferendo in Parlamento sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e sulle sanzioni decise da Consiglio europeo, G7 e Nato.

“Stiamo definendo un pacchetto da 110 milioni di euro per gli aiuti umanitari all’Ucraina e la stabilizzazione macrofinanziaria – ha aggiunto – Un risultato è stato già raggiunto da questa invasione: distruggere le fondamenta della società ucraina. L’intero tessuto sociale del Paese è stato disgregato. I capitali sono già fuggiti”.

“Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla NATO sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni – circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania; e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato. Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2000 militari disponibili”.

Quanto ai rapporti con la Russia, “il governo ha sempre privilegiato la strada del dialogo, ma qualsiasi dialogo deve essere sincero e soprattutto utile. Le violenze della Russia di questa settimana rendono un dialogo di questo tipo impossibile. Dobbiamo applicare la massima pressione sulla Russia perché torni al tavolo negoziale”.

Draghi e le nuove sanzioni europee contro la Russia

Intanto, l’Europa ha varato sanzioni più severe di quelle iniziali contro la Russia, nel tentativo di scoraggiare la prosecuzione delle azioni militari in Ucraina. Nella nota diffusa al termine del Consiglio europeo di giovedì sera si legge che “le sanzioni coprono il settore finanziario, il comparto energetico”, con l’esclusione del mercato del gas, “i trasporti, l’export di beni e servizi finanziari, la politica dei visti e singole personalità russe, che saranno inserite nella lista nera con nuovi criteri”. Sarà colpita anche la Bielorussia, che sta collaborando con la Russia. “Partner dell’invasione”, l’ha definita Draghi.

Sempre Draghi ha spiegato in Parlamento che il nuovo pacchetto di sanzioni comprende “misure finanziarie, come il divieto di rifinanziamento per banche e imprese pubbliche in Russia, e il blocco di nuovi depositi bancari verso istituti di credito dell’Ue; misure sul settore dell’energia; sul settore dei trasporti, il blocco dei finanziamenti per nuovi investimenti in Russia e misure di controllo delle esportazioni; la sospensione degli accordi dei visti per passaporti diplomatici e di servizio russi”.

Non è stato invece bloccato il sistema di pagamenti Swift, che avrebbe paralizzato l’interscambio sul petrolio.

Von der Leyen: le sanzioni colpiscono il 70% delle banche russe

“Il pacchetto di sanzioni massicce e mirate approvato stasera mostra quanto sia unita l’Ue – ha detto la numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen – In primo luogo, questo pacchetto include sanzioni finanziarie, mirate al 70% del mercato bancario russo e alle principali società statali, compresa la difesa. Cercheremo di erodere le basi dell’economia e di diminuire le riserve dei ricchi russi che non potranno più mettere il loro denaro nei paradisi fiscali”. Le sanzioni comprendono lo stop “alla fornitura di parti di ricambio per gli aerei, i tre quarti della flotta aerea russa sono stati costruiti in Canada – ha aggiunto von der Leyen – Putin deve fallire e fallirà”.

Le sanzioni Usa contro la Russia

Il presidente americane Joe Biden ha spiegato in diretta tv le sanzioni americane contro la Russia, che colpiranno altre quattro banche statali russe (per un valore di mille miliardi di dollari), tra cui il colosso Vtb. Previsto anche il dimezzamento dell’export di materiale tecnologico alla Russia, restrizioni ai prestiti sul mercato americano per tredici imprese ed entità russe, tra cui banche, società energetiche e dei trasporti: Sberbank, AlfaBank, Credit Bank of Moscow, Gazprombank, Russian Agricultural Bank, Gazprom, Gazprom Neft, Transneft, Rostelecom, RusHydro, Alrosa, Sovcomflot, Russian Railways.

Colpiti anche alcuni esponenti di primo piano del cerchio magico di Putin e i loro famigliari. Tra loro il potente capo di Rosneft Igor Sechin, e suo figlio Ivan (dirigente della stessa azienda).

Biden ha parlato di “completa rottura ora nelle relazioni fra Stati Uniti e Russia”, perché Putin “ha scelto questa guerra premeditata da mesi”, con “ambizioni che vanno oltre l’Ucraina per ristabilire l’Unione sovietica” e “ora lui e il suo paese ne pagheranno le conseguenze. Diventerà un paria sulla scena internazionale”.

Draghi: governo al lavoro sul problema dell’energia

“Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni – ha detto ancora Draghi – In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020, a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future. Il Governo è al lavoro, inoltre, per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario. Ed è necessario”.

Ma il gas resta essenziale: “Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni – ha concluso Draghi – Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro”.

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Categories: Politica